Alexey Navalny è stato condannato ad altri 19 anni di reclusione in un processo per “estremismo”. Per l’oppositore del presidente russo Vladimir Putin è l’ennesima condanna, ma non inaspettata. Alla vigilia della sentenza, infatti, aveva dichiarato di aspettarsi una sentenza “stalinista”. Adesso, il dissidente russo sconterà la condanna in una colonia penale a regime ancora più duro di quello in cui è detenuto, riservato a quei criminali ritenuti i più pericolosi della Russia.
Navalny è stato arrestato nel 2021 dopo essere rientrato in Russia dalla Germania, dove era stato curato dopo un avvelenamento quasi fatale, per il quale ha sempre accusato i servizi segreti interni russi. Nel marzo 2022 era stato condannato a 9 anni di prigione, dopo essere stato riconosciuto colpevole di frode e oltraggio della corte. Ora gli anni totali di carcere saranno 30.
Il nuovo processo contro Navalny
Il processo a porte chiuse contro il dissidente russo era iniziato a metà giugno nella colonia penale di massima sicurezza IK-6 di Melenkhovo, a 235 chilometri a est di Mosca, lontano dunque dalla capitale (normalmente si sarebbe dovuto tenere in un tribunale). Navalny, come sempre, rigetta tutte le accuse, “costruite ad arte” per tenerlo “in cella il più a lungo possibile”. L’oppositore politico ha assistito alla lettura della sentenza, apparendo visibilmente provato dai due anni e mezzo di carcere restrittivo cui è sottoposto.
Come risulta dal verdetto, Navalny è stato riconosciuto colpevole “di aver creato una comunità estremista e di avervi partecipato nonché di aver finanziato attività estremiste, organizzato una comunità estremista, bandi pubblici per attività estremiste e coinvolgimento di minori in attività pericolose per loro”. La pubblica accusa aveva chiesto 20 anni di reclusione.
La risposta internazionale non ha tardato ad arrivare. “Questa condanna arbitraria è la risposta al suo coraggio di parlare criticamente contro il regime del Cremlino. Ribadisco l’appello dell’Ue per il rilascio immediato e incondizionato di Navalny”, così il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel.