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Natixis: consulenza finanziaria è in crescita

Secondo un’indagine di Natixis Global Asset Management, che ha coinvolto circa 1.300 financial advisor di nove Stati diversi, di cui 150 in Italia, la consulenza finanziaria nel nostro Paese sta registrando una rapida crescita e il ruolo di promotori e consulenti appare sempre più centrale – Il 75% degli intervistati ha registrato una crescita del business.

Natixis: consulenza finanziaria è in crescita

Secondo una ricerca globale effettuata da Natixis Global Asset Management (NGAM), la consulenza finanziaria in Italia è un settore in buona salute rispetto alla media registrata negli altri paesi e mostra segnali di rapida crescita. L’indagine, che ha coinvolto circa 1.300 financial advisor di nove paesi diversi, di cui 150 in Italia, fotografa lo stato della consulenza finanziaria nel nostro Paese e l’approccio di
promotori e consulenti indipendenti verso la professione e la gestione del cliente.

Crescita della consulenza finanziaria in Italia

Nonostante il perdurare della crisi finanziaria, il settore della consulenza finanziaria in Italia mostra segnali evidenti di sviluppo e di crescita rispetto anche alle realtà estere. Il 75% dei promotori intervistati ha registrato, infatti, una crescita del business durante gli ultimi anni rispetto a una media internazionale del 60%. Tra questi ben il 23% ha dichiarato di avere avuto uno sviluppo molto considerevole, contro una media globale del 13%.

“Questi dati ci confermano come il settore della consulenza finanziaria stia assumendo una sempre maggiore rilevanza nel nostro Paese” – afferma Antonio Bottillo, Amministratore Delegato per l’Italia di Natixis Global Asset Management. “Il ruolo del promotore finanziario e del consulente indipendente appare centrale non solo nella relazione con il cliente, ma anche per una corretta costruzione del portafoglio”.

Rapporto con il cliente

Le attività dei financial advisor italiani si sviluppano nell’ambito di tre aree: la costruzione di portafogli che siano in grado di soddisfare il profilo rischio/rendimento del cliente; la comprensione della propensione al rischio dell’investitore; l’analisi della situazione macro-economica generale e dell’andamento dei mercati. Queste tre componenti rappresentano per il 63% degli intervistati il cuore della loro attività.

La relazione con il cliente appare, inoltre, centrale per i consulenti finanziari italiani: in media essi dedicano oltre 52 ore al mese agli incontri con i clienti già in essere o per la ricerca di nuovi, contro una media globale di 49 ore. Interessante notare come gli advisor
italiani seguano con attenzione il mondo dei media, anche social, con circa 15 ore al mese.

Il lavoro quotidiano dei consulenti italiani si articola (in media) in:
• Incontro con i clienti esistenti: 38 ore al mese rispetto a circa 34 a livello generale;
• Ricerca di nuovi clienti: 14 ore al mese
• Analisi, monitoraggio e uso di media e social media: 15 ore al mese rispetto a una media di 11 ore
• Attività di amministrazione: 13 ore al mese

Le sfide della consulenza finanziaria

La perdurante volatilità che contraddistingue i mercati e la conseguente necessità di costruire portafogli in grado di affrontare diversi scenari di mercato appaiono sempre più le sfide centrali per i consulenti finanziari italiani. Per ben il 58% degli intervistati la costruzione di portafogli più robusti appare la sfida più impegnativa. Legata a ciò, nasce la necessità di affrontare e saper gestire la volatilità dei mercati supportando il cliente con un’adeguata consulenza. Gli investitori italiani, oggi più che in passato, si dimostrano, infatti, interessati ad affrontare il tema del rischio (il 45% rispetto a una media del 35% negli altri paesi).

Per far fronte a questo diverso scenario, oltre la metà dei consulenti italiani (53%) ritiene che il tradizionale approccio 60/40 tra azioni e obbligazioni non sia più il modo migliore per raggiungere gli obiettivi dell’investitore e per affrontare il rischio di portafoglio. Ben il 65% degli intervistati ritiene che sia utile guardare a nuove metodologie e tecniche di costruzione del portafoglio per rispondere alle esigenze degli investitori, contro una media generale del 58%.

“Nell’attuale contesto, una corretta percezione del rischio degli investimenti è la base per un’adeguata costruzione del portafoglio che faccia della diversificazione la chiave per affrontare diversi cicli di mercato” – sottolinea Bottillo. “Una diversificazione che, a nostro
avviso, non si limiti solo a considerare diverse aree geografiche e settori, ma che sappia inserire nel portafoglio diverse strategie di investimento e metodologie meno correlate con l’andamento dei mercati”.

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