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National Gallery riporta a Londra l’ultimo dipinto di Caravaggio: Il martirio di Sant’Orsola

Nella nuova mostra L’Ultimo Caravaggio (18 aprile – 21 luglio 2024) e Il Martirio di Sant’Orsola, 1610, generosamente prestato dalla Collezione Intesa Sanpaolo (Gallerie d’Italia – Napoli), sarà esposto insieme a un’altra opera tarda dello stesso Caravaggio, Salomè con la testa del Battista

National Gallery riporta a Londra l’ultimo dipinto di Caravaggio: Il martirio di Sant’Orsola

I suoi dipinti straordinariamente originali ed emotivamente carichi, con il loro intenso naturalismo, l’illuminazione drammatica e la potente narrazione, hanno avuto un impatto duraturo sull’arte europea e risuonano fino ai giorni nostri. Il Martirio di Sant’Orsola, riattribuito a Caravaggio solo nel 1980 in seguito alla scoperta di una lettera d’archivio che ne descriveva la commissione, rappresenta una rara opportunità per esplorare il periodo finale della vita di Caravaggio. Questa lettera (Archivio di Stato, Napoli) – esposta in mostra e mostrata per la prima volta nel Regno Unito – che fu inviata da Napoli (dove fu dipinto il quadro) a Genova (dove visse il suo mecenate, Marcantonio Doria), documenta le fasi finali della commissione del dipinto.

“Il Martirio di Sant’Orsola” include un autoritratto di Caravaggio dipinto durante gli ultimi mesi di vita dell’artista

Spedito da Napoli il 27 maggio, il dipinto finito arrivò a Genova il 18 giugno 1610. Poche settimane dopo, nel luglio 1610, lo stesso Caravaggio partì da Napoli, sperando di tornare a Roma dove credeva che sarebbe stato graziato per l’omicidio, commesso nel 1606, cosa che lo aveva costretto a fuggire verso sud. Morì a Porto Ercole il 18 luglio 1610, senza mai giungere a destinazione. Ne Il Martirio di Sant’Orsola Caravaggio si discosta dall’iconografia tradizionale di Sant’Orsola dove viene generalmente raffigurata solo con i simboli del martirio e in compagnia di una o più delle sue compagne vergini. Sceglie invece di raffigurare il momento stesso in cui la santa, avendo rifiutato di sposare un Unno che non condivideva la sua fede cristiana, viene da lui colpita da una freccia. La composizione strettamente ritagliata conferisce alla scena un’enorme enfasi drammatica. L’intera scena è intrisa di un complesso gioco di luci e ombre o chiaroscuro, caratteristico dei dipinti di Caravaggio. Lo spettatore si trova di fronte a un’intricata rappresentazione delle mani: le mani colpevoli che hanno appena scoccato la freccia, le mani di Ursula che incorniciano la ferita mortale nel suo petto e la mano dello spettatore, infilata tra i due protagonisti giusto un momento troppo tardi. Caravaggio include il proprio autoritratto sulla destra del dipinto, guardando, impotente

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