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Natale 1960 a Milano: indimenticabile l’omelia del futuro Papa Paolo VI davanti ai metalmeccanici in lotta

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Il 25 dicembre 1960, in piazza del Duomo a Milano, intorno ad un grande albero addobbato, si svolse la manifestazione nazionale del “Natale in piazza”: migliaia di metalmeccanici (i sindacati stimarono che fossero centomila), in sciopero da mesi, si riunirono con le loro famiglie per una manifestazione organizzata dalla Cgil, con l’adesione della Uil, mentre la Cisl decise formalmente di non partecipare per non urtare la sensibilità dei cattolici. Ma i suoi iscritti e militanti non disertarono certamente l’iniziativa.

In quel giorno si era prossimi alla conclusione di un anno molto difficile per l’Italia; basterebbe citare la rivolta popolare contro il governo Tambroni, le proteste a Genova, i morti di Reggio Emilia e in Sicilia, nel mese di luglio, e tutti i contraccolpi e gli squilibri sociali del “miracolo” economico. In particolare, i lavoratori del settore elettromeccanico erano in lotta e inauguravano un decennio che si sarebbe chiuso con l’autunno caldo del 1969. I più importanti leader sindacali erano in piazza e si avvicendarono ai microfoni. Al vertice della Fiom-Cgil c’erano il comunista Luciano Lama e il socialista Piero Boni, due personalità allora quarantenni che in seguito avrebbero lasciato un segno indelebile nella storia del movimento sindacale italiano.

Montini, l’arcivescovo dei lavoratori

Ma l’evento che scrisse la storia di quella giornata fu l’omelia che a pochi passi dalla manifestazione dentro la cattedrale svolse il cardinale e arcivescovo della città (dal 1954 al 1963) Giovanni Battista Montini il futuro pontefice Paolo VI. Quel mirabile discorso fu pubblicato dall’Osservatore romano che lo riprese diverse altre volte negli anni successivi perché rappresentò una svolta «per dissipare – come si disse – l’enorme malinteso fra lavoro e religione”. Le parole del cardinale furono per tutti una sorpresa che nessuno delle migliaia di persone che, fuori dalle magnifiche porte bronzee del Duomo, stavano sulla piazza al freddo si sarebbe mai immaginato. «Oggi stesso, questa stessa celebrazione – disse il cardinale – ci sollecita a osservare se per caso vicino a noi ci fossero fratelli in disagio, fratelli che soffrono. Sì, vi sono vicino a noi. Non possiamo trascurare questa circostanza, anche se importuna, fratelli che soffrono. Siamo tutti stati informati che proprio sulla piazza del nostro Duomo è stata indetta a quest’ora stessa una grande manifestazione di lavoratori in sciopero da diverse settimane, non tenendo conto che quest’ora e questo luogo dovrebbero essere sacri alla preghiera e al pacifico concorso del popolo. Se ciò ci può dispiacere e se dobbiamo avere delle riserve sui motivi e sui modi che hanno provocato questa manifestazione, non possiamo tuttavia non compiangere cordialmente le migliaia di famiglie operaie che oggi si trovano nell’indigenza e nell’angustia con l’amarezza nei cuori e con l’ansietà per il loro pane e per il loro lavoro». «Avremmo tanto desiderato che questa festa giungesse a noi con pacifici e onorevoli accordi».

L’Unità mette in prima pagina gli auguri dell’arcivescovo ai lavoratori

L’Unità pubblicò in prima pagina le frasi conclusive dell’omelia: «Mandiamo a tutti questi lavoratori il nostro paterno saluto, tutti esortando imprenditori e operai ad affrettare per vie pacifiche e leali la conclusione della incresciosa vertenza, a tutti augurando che il sentimento cristiano e non già il calcolo esclusivo e prevalente dei beni materiali renda più facile la professione della giustizia e della pace. E conceda a noi Cristo questa fortuna». Senza pubblicità e ostentazione, il l’arcivescovo aveva incontrato i sindacalisti cristiani e le Acli, coinvolto i parroci, risposto con rispettosa fermezza alla Confindustria, che era stata molto polemica con questi sacerdoti delle “cittadelle operaie” che prendevano iniziative a favore dei lavoratori e soprattutto contro il loro licenziamento.

Montini, l’arbitro segreto delle vertenze

Montini, nell’esercizio del suo ministero pastorale, era intervenuto nel corso delle vertenze contrattuali della OM, della Pirelli, della Breda, della Dalmine, della Borletti, della Siemens, della Gilera e di molte altre industrie. Lo aveva sempre fatto in difesa dei fratelli che soffrono, con l’attenzione scrupolosa a non invadere competenze altrui e lo stimolo discreto alle due parti — attraverso lettere o udienze — perché non si stancassero di cercare la trattativa, il dialogo. E proprio in occasione della vertenza dei metalmeccanici, il cardinale cercò persino di favorire un arbitrato costruttivo attraverso l’Ufficio diocesano di pastorale sociale e l’Istituto sociale ambrosiano. Per queste iniziative riservate ma autorevoli Luigi Macario, leader della Fim-Cisl lo ringraziò in una lettera.

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