Manca una settimana al rialzo dei tassi Usa, ma il Toro è già ko. I grandi nomi della tecnologia si stanno rapidamente adeguando a un mondo in cui pagheranno il denaro assai di più e guadagneranno di meno. Anche perché, dopo lo sbarco di Elon Musk su Twitter, si allarga lo scontro sulla libertà in rete. Il risultato è stato il tracollo del Nasdaq (-4%), piombato ai valori di due anni fa (-12% dal primo aprile) e la caduta di S&P (-2,81%) e Dow Jones (-2,3%). E non è certo la notizia peggiore di questa primavera rovente: la Cina frena, sotto la pressione del Covid. L’Europa in guerra fa i conti con l’energia: da oggi Mosca non fornirà gas alla Polonia, che non intende pagare in rubli.
Costa cara a Musk la conquista di Twitter
Al centro della scena finanziaria c’è la seduta drammatica dei mercati Usa. Al solito, il prim’attore è stato Elon Musk, avviato alla conquista di Twitter per 44 miliardi di dollari, per una buona parte finanziati dalle banche. Ma all’appello mancano più o meno 20 miliardi che lui pagherà di tasca propria. Come? Probabilmente con la vendita di titoli Tesla, che ieri ha lasciato sul terreno il 12%, ovvero 126 miliardi di dollari.
Dopo i conti arretrano Microsoft ed Alphabet
Non meno impressionante la caduta di due star del calibro di Microsoft e Alphabet (ex Google), entrambi sotto del 4% dopo i dati di bilancio. Molto peggio nella notte (Alphabet ha perso un altro 6,5%), nonostante un buyback per 70 miliardi di dollari.
I conti dei due giganti, in realtà, non sono male: con un fatturato di 49,36 miliardi di dollari rispetto ai 41,7 miliardi di dollari dell’anno precedente, Microsoft ha superato le aspettative di Wall Street sui suoi ricavi trimestrali. Utili in crescita anche per Alphabet, che ha registrato ricavi per 68 miliardi rispetto ai 55,31 dell’anno scorso. Ma il dato, a fronte del denaro più caro e di ricavi in frenata, non commuove gli analisti.
Apple, che darà i risultati giovedì, ha perduto il 3,7%.
Tornano a salire i rendimenti dei T bond
Dopo il rally di ieri, tornano le vendite sulle obbligazioni. Il Treasury Note a dieci anni si porta a 2,76% di rendimento, +4 punti base rispetto alla chiusura, da 2,84% di ieri. I future lasciano prevedere una partenza in lieve ripresa.
Deboli i listini asiatici. Il Nikkei di Tokyo perde l’1,3%. Kospi di Seul -1,5%. BSE Sensex di Mumbai -0,7%.
Pechino promette nuovi investimenti pubblici
Fa eccezione la Cina, investita dal lockdown. Stanotte è stato annunciato un piano per nuove infrastrutture pubbliche, dagli acquedotti agli aeroporti.
Il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen è in rialzo dell’1%. Intorno alla parità l’Hang Seng di Hong Kong.
Petrolio WTI in ripresa: ieri in chiusura +3%, stamattina +0,3% a 102 dollari il barile. Brent a 106.
Sotto quota 1.900 dollari l’oro, in calo dello 0,4% a 1.897 dollari.
Germania, sì all’embargo sul petrolio. Gazprom leva il gas alla Polonia
“La Germania è molto vicina all’indipendenza dal petrolio russo. E oggi posso dire che un embargo è diventato gestibile”. Lo ha detto a Varsavia il ministro tedesco dell’Economia e del Clima, Robert Habeck. In compenso la Russia ha sospeso la fornitura di gas alla Polonia. Il consigliere polacco per l’energia Naimski ha affermato che PGNiG (il distributore di gas polacco) non avrebbe soddisfatto la richiesta russa di pagare il gas in rubli. I futures sul gas naturale dell’UE sono saliti fino al 17% martedì, superando i 100 euro a megawatt-ora.
L’euro scivola a 1,064. Nuove pressioni sui tassi
Nuovi minimi per l’euro, sceso ieri sera su livelli che non si vedevano da cinque anni. Il cross stamattina è a 1,064. In questa cornice, cresce il fronte a favore del rialzo dei tassi: la Banca centrale europea dovrebbe aumentare presto i tassi di interesse e ha spazio per un massimo di tre aumenti quest’anno, ha detto a Reuters Martins Kazaks, governatore della Banca centrale della Lettonia
All’asta venerdì 8 miliardi di Btp e Ccteu
Frena il rendimento del Btp, che passa da un massimo di 2,63% a un minimo di 2,54%. Lo spread Italia-Germania ha ritoccato il massimo dall’inizio della guerra in Ucraina a 173 punti.
Venerdì 29 il Tesoro offrirà titoli per 8 miliardi in Brp a 5 anni, un nuovo decennale e un Ccteu.
Banche miste in Europa: crolla il Santander, sale Ubs
Le trimestrali bancarie dominano la scena sui listini europei, senza brillare. Madrid (-1,59%) affonda con il Banco Santander in picchiata del 6,17% dopo la trimestrale.
Arretra anche Zurigo (-1,25%), dove pure si salva Ubs, che ha mostrato nel primo trimestre il migliore utile netto in 15 anni. Scivola del 5,74% Hsbc, la più grande banca europea.
Nei prossimi giorni, saranno resi noti i numeri gennaio-marzo di Credit Suisse, Barclays e Deutsche Bank.
Sono negative Amsterdam (-0,51%), Francoforte (-1,2%) e Parigi (-0,54%).
Faurecia, il gruppo della componentistica auto già nell’orbita di Stellantis, crolla dell’11% dopo aver lanciato un profit warning sui conti.
Asta giudiziaria record per 100 mila borgogna e bordeaux
In un momento difficile per i mercati merita segnalare l’asta di sabato 30 aprile al Palais de Ducs di Dijon nel cuore della Borgogna. Saranno messe in vendita cento mila bottiglie d’eccezione sequestrate in varie occasioni dalla polizia giudiziaria francese. Per un Romanée Conti 2000 si parte da 11.500 euro (58.00 per la cassa da sei bottiglie). Il fisco francese già ringrazia.
Milano -0,95%. Riparte il dossier Mps (+4,14%)
Piazza Affari perde lo 0,95% e arretra a 23.681 punti, appesantita dalle vendite sulle grandi banche e sui titoli industriali.
Brilla nel listino Banca Mps (+4,14%) sull’onda dell’audizione del ministro dell’Economia Daniele Franco alla Commissione bicamerale sulle Banche. Il ministro ha parlato della trattativa in corso con la DgComp europea per definire i nuovi termini della cessione della partecipazione di controllo nelle mani del Mef: un aumento di capitale entro l’anno, poi la successiva cessione.
La prospettiva preoccupa Unicredit (-3,22%), già colpita dall’energico taglio del target a 14,10 da 20,50 da parte di Ubs. Male anche Intesa (-1,57%) tagliata a 2,7 da 3,15 euro.
Rimbalza Tenaris, bene Prysmian e Leonardo
Tra i pochi titoli a salvarsi dalla flessione ci sono i petroliferi, spinti al rialzo dalla nuova fiammata dei prezzi del greggio. Tenaris è maglia rosa di giornata e cresce del 3,5%, Eni +0,2%. Saipem -1,5%.
Tra le altre blue chip, denaro su Prysmian (+1,2%) e Leonardo (+0,6%).
Soffre l’auto. Perde colpi Sogefi
Soffre l’automotive: Stellantis -3,2%, seguita da Pirelli (-2,5%). In controtendenza Iveco (+0,82%), dopo la pubblicazione della trimestrale sopra le attese.
Tonfo di Sogefi: -6,05%. Banca Akros ha confermato il giudizio buy ma abbassato il target a 1,15 euro da 2. “Nonostante i buoni risultati del primo trimestre – scrivono gli analisti – l’outlook appare chiaramente più difficile di quanto originariamente atteso”.