Terremoto nel calcio. Quella che sembrava essere una normale domenica di campionato s’è invece trasformata in un giorno storico, destinato a segnare l’inizio di una nuova era. Dodici club di grande prestigio internazionale (Juventus, Inter e Milan per l’Italia, Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid per la Spagna, Manchester United, Manchester City, Arsenal, Liverpool, Chelsea e Tottenham per l’Inghilterra) hanno infatti annunciato la nascita della Super League, ovvero un torneo a 20 squadre. Ai fondatori, che diventeranno presto 15, se ne aggiungeranno altri 5 in base ai risultati della stagione precedente, sul modello americano, dunque a partecipazione garantita, salvo appunto per le 15 di cui sopra.
Un affare da 3,5 miliardi di euro complessivi, che i club fondatori (cioè quelli sicuri di esserci sempre) riceveranno in un’unica soluzione e si divideranno secondo percentuali ancora da definire. Al momento non vi è ancora una data certa di partenza, ma le società hanno fatto sapere di voler iniziare il prima possibile, dunque già dal 2022. La nuova competizione non sostituirebbe i campionati, che continuerebbero a disputarsi regolarmente nei fine settimana, bensì le coppe europee dell’Uefa, con un formato che prevederebbe due gironi iniziali da 10 squadre (inizio ad agosto) con le prime tre direttamente ai quarti, quarte e quinte costrette ai playoff. La finalissima si disputerebbe a maggio in gara secca e stadio neutrale, proprio come accade ora n Champions ed Europa League.
Progetto ricchissimo, finanziato da fondi e banche internazionali, che però fa infuriare tutti quelli che ne restano fuori, Fifa e Uefa in testa. L’ufficio legale di Nyon, d’accordo con Federazioni e Leghe di tutta Europa, sta lavorando a una causa da 50/60 miliardi contro tutti coloro che vorranno staccarsi dal sistema e crearne uno privato: l’intenzione sarebbe quella di escludere le partecipanti da coppe, campionati e partite con le nazionali, con i giocatori costretti a rinunciare alle loro selezioni. Si preannuncia dunque una guerra senza precedenti, tanto che in serata sono arrivate le dimissioni di Andrea Agnelli sia dall’Esecutivo Uefa che dalla presidenza dell’Eca, espressasi duramente contro la Super League. I club, dal canto loro, fanno sapere di aspettarsi una regolare partecipazione ai prossimi tornei internazionali, forti del fatto che una Champions senza di loro, evidentemente, avrebbe un valore (economico e sportivo) molto discutibile.
Un vero e proprio terremoto, che fa passare in secondo piano tutti i risultati della domenica, a partire dall’1-1 tra Napoli e Inter. Un pareggio, quello del Maradona, che fa comodo a tutti. Sicuramente all’Inter, che aggiunge un altro mattoncino a quella costruzione chiamata scudetto, a Milan e Atalanta, da ieri un po’ più vicine alla Champions, alla Juventus, rimasta dentro al gruppo delle magnifiche quattro, alla Lazio, virtualmente quinta in classifica, al Napoli stesso, che avrà giornate più comode per tentare il sorpasso. A decidere il risultato l’autogol di Handanovic (36’) e il gran sinistro di Eriksen (55’), per un punto a testa interlocutorio, che rende ancor più interessante l’imminente turno infrasettimanale. Anche se nei prossimi giorni si parlerà sempre meno di risultati, vista la notizia shock della Super League: un antipasto di quanto accadrà in futuro, quando il calcio si spaccherà in due, segnando una barriera (quasi) invalicabile tra ricchi e poveri.