Sede legale in Olanda, residenza fiscale nel Regno Unito e quotazione a Wall Street, oltre che a Milano, entro la fine dell’anno. Quanto al nome, non ci sono sorprese: la nuova società nata dalla fusione della casa torinese con il colosso di Detroit si chiamerà Fiat Chrysler Automobiles (Fca). Lo ha deciso oggi in via ufficiale il consiglio d’amministrazione del Lingotto, dopo aver diffuso in mattinata i conti relativi al 2013 e le previsioni per il 2014.
MARCHIONNE: BASI SOLIDE PER UN COSTRUTTORE GLOBALE
“Oggi è una delle giornate più importanti della mia carriera in Fiat e Chrysler – ha commentato l’amministratore delegato, Sergio Marchionne –. Cinque anni fa abbiamo iniziato a coltivare un sogno di cooperazione industriale a livello mondiale, ma anche un grande sogno di integrazione culturale a tutti i livelli. Abbiamo lavorato caparbiamente e senza sosta a questo progetto per trasformare le differenze in punti di forza e per abbattere gli steccati nazionalistici e culturali. Ora possiamo dire di essere riusciti a creare basi solide per un costruttore di auto globale con un bagaglio di esperienze e di competenze allo stesso livello della migliore concorrenza. L’adozione di una struttura di governance internazionale e le previste quotazioni, che miglioreranno l’accesso del gruppo ai mercati globali con evidenti vantaggi finanziari completeranno questo progetto”.
SEDE FISCALE A LONDRA
La sede fiscale nel Regno Unito – con ogni probabilità a Londra – si tradurrà in un vantaggio economico sensibile per il gruppo, poiché la legislazione inglese garantisce alcuni vantaggi a chi matura dividendi all’estero.
SEDE LEGALE AD AMSTERDAM
La residenza legale ad Amsterdam, invece, darà alla famiglia Agnelli la possibilità di sfruttare la normativa olandese che concede maggior peso in assemblea ai soci con in tasca la quota più alta di una società. Non sussistono, quindi, i rischi legati alle leggi italiane sull’Opa.
QUOTAZIONE A NEW YORK
L’Ipo a New York, infine, punta a sfruttare la superiore liquidità del mercato statunitense. Come già accaduto per Cnh, a Piazza Affari rimarrà la quotazione secondaria del gruppo. La proposta approvata dal Cda di Fiat prevede che gli azionisti di Fiat ricevano un’azione Fca di nuova emissione per ogni azione Fiat posseduta.
ELKANN: INIZIA UN NUOVO CAPITOLO DELLA NOSTRA STORIA
“La nascita di Fiat Chrysler Automobiles segna l`inizio di un nuovo capitolo della nostra storia – ha detto John Elkann, presidente della Fiat –. Il viaggio che è iniziato più di dieci anni fa con la ricerca di soluzioni che assicurassero a Fiat il proprio posto in un mercato sempre più complesso è culminato nell’unione di due organizzazioni, ognuna con una grande storia nel panorama automobilistico, ma con caratteristiche e punti di forza geografici differenti e complementari. Fca ci permette di affrontare il futuro con rinnovata motivazione ed energia”.
“NESSUN IMPATTO SUI LIVELLI OCCUPAZIONALI”
Dal punto di vista organizzativo, il Lingotto fa sapere che tutte le attività di Fiat Chrysler Automobiles “proseguiranno la propria missione, compresi naturalmente gli impianti produttivi in Italia e nel resto del mondo, e non ci sarà nessun impatto sui livelli occupazionali. L’attuale organizzazione in quattro regioni operative continuerà a essere l’asse portante della nuova società”. All’inizio di maggio 2014, inoltre, il gruppo presenterà un piano strategico di lungo termine alla comunità finanziaria.
MERCATO DELUSO DAI NUMERI
Quanto ai numeri pubblicati stamattina, hanno deluso il mercato (soprattutto perché quest’anno non sarà distribuito alcun dividendo), al punto che nel primo pomeriggio il titolo in Borsa di Fiat (-5% alle 14) è stato sospeso al ribasso per la seconda volta nella seduta. Nella media dell’ultimo mese, in ogni caso, le azioni del Lingotto guadagnano ancora oltre 22 punti percentuali.
CHRYSLER GROUP ANNUNCIA RIFINANZIAMENTO
Intanto, Chrysler Group ha annunciato un’offerta di obbligazioni senior garantite per 2,7 miliardi di dollari. Il colosso di Detroit prevede anche di avviare il processo per il collocamento sul mercato di finanziamenti senior garantiti (senior secured term loan facilities) per un ammontare complessivo fino a 2 miliardi di dollari. Il gruppo intende utilizzare il ricavato netto dell’offerta delle obbligazioni e dei finanziamenti per rimborsare integralmente il prestito obbligazionario non garantito emesso a favore del Veba Trust il 10 giugno 2009.