Un comunicato stampa all’inizio del mese ha annunciato la fusione di tre grandi cooperative di consumo, appartenenti alla Lega, riunitesi nella più grande configurazione italiana e europea di questa tipologia societaria. Esse sono Coop Adriatica, Consumatori Nord Est, Coop Estense: la cooperativa nata dalla loro fusione si chiama Coop Alleanza 3.0.
L’operazione, illustrata mediante pochi, ma significativi numeri, è dunque di grande respiro, con impatto sull’industria della distribuzione. Richiama, l’operazione di successo compiuta alcuni anni fa con il raggruppamento sotto Hera di società di public utilities, anch’essa di matrice emiliana. Crediamo che siano esempi positivi di consolidamento, al di fuori del mondo bancario, perché fondati su una chiara strategia industriale.
Ma vediamo più da vicino il comunicato di cui sopra. Vi sono illustrate linee di sviluppo tecnologico, con l’utilizzo del web per la costruzione di siti di commercio elettronico e linee di ammodernamento della rete fisica della distribuzione commerciale. Ma sopratutto viene dato un peso di rilievo ai servizi finanziari che potrà dare ai soci la nuova entità, grazie al prestito sociale e una solidità patrimoniale di 2,2 miliardi di euro, con organismi societari di autovigilanza, per assicurare trasparenza e sicurezza ai menzionati servizi finanziari.
Sembra di assistere, in tutto e per tutto, alla nascita di una nuova banca, magari captive, ma con patrimonio che, se misurato con i parametri dimensionali del sistema creditizio, la collocherebbe tra le prime quindici banche italiane. Forse dovremmo, ancor meglio, parlare di nascita di una nuova piattaforma, di un conglomerato dalle molteplici attività (industriali, commerciali e bancarie), secondo una tendenza che si va formando anche nella nostra economia a favore del P2P finanziario (crowdfunding, circuiti interni di pagamenti, et similia). Tutto quindi da leggere positivamente, nel segno dei rinnovamenti strutturali necessari alla ripresa, dopo la più lunga crisi dal dopoguerra.
Tuttavia, in nome dei principi della concorrenza e mettendo per un momento da parte la prerogativa consentita alle società cooperative di raccogliere risparmio tra i soci, ci sentiamo di fare una sommessa richiesta, tenuto anche conto di quanto stanno facendo le grandi piattaforme di commercio elettronico quali Amazon e Google, che hanno chiesto di trasformarsi in banca.
Insomma, non sarebbe opportuno che anche Coop Alleanza 3.0 richiedesse una licenza bancaria per continuare a intermediare tutto quel risparmio, anche in forme innovative, condividendo con il sistema bancario un po’ dei costi di regulation? Essi ci appaiono sempre più rilevanti dato che le nostre Autorità sembrano decise a continuare a sommare a quelli ineludibili dell’Europa anche quelli nazionali. E, come ci ricordava spesso Totò, è sempre la somma che fa il totale.