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Nardozzi: Europa e Usa cercano una nuova bussola ma le sorti dell’euro passano dall’Italia

Con particolare virulenza ieri i mercati finanziari hanno segnalato diffusi timori di recessione che vanno ben oltre le previsioni, già riviste al ribasso, per l’economia dei principali Paesi, e la sfiducia in un allentamento delle tensioni interne all’euro innescate dalla crisi greca. Vi è grande incertezza sugli sviluppi immediati, dei prossimi giorni. Si attendono con il fiato sospeso quelli che coinvolgono il mercato del debito pubblico europeo, con l’Italia al centro dell’attenzione.

Ma vi è anche grande attesa per il discorso del Presidente Obama sugli interventi che intende mettere a punto per sostenere l’economia americana che continua a perdere colpi. In entrambi i casi gli operatori sono alla ricerca di una bussola che segni la rotta e permetta di dare certezze a cui ancorarsi nel breve termine. Infatti sono venuti a mancare, negli Stati Uniti come in Europa, i riferimenti pre-crisi, e non ne abbiamo ancora di nuovi. Non sono riproponibili gli anni di “Chimerica”, delle bolle che facevano sentire più ricchi i consumatori degli Stati Uniti spingendoli a spendere di più sostenendo così, con il debito, la crescita americana e cinese.

D’altra parte non riesce a rilanciare l’economia neppure il nuovo regime che ha sostituito al debito privato quello pubblico, con un’inusitata esplosione del deficit, accompagnandolo con una politica della Fed altrettanto inusitata per quantità di moneta immessa a costo zero. E allora quali le prospettive future della prima potenza economica mondiale? Con questo interrogativo, non sciolto dal recente prestigioso simposio di Jackson Hole, dovrà misurarsi Obama quando parlerà giovedì.

A un interrogativo altrettanto fondamentale deve rispondere l’Europa. Si tratta del futuro dell’euro che ha iniziato a divenire incerto dopo la crisi che ne ha invece dimostrato i benefici. Un’incertezza derivante dalla sfiducia instillata a dosi crescenti con l’atteggiamento del governo tedesco nei confronti del problema greco, con il risultato di estendere gli attacchi speculativi al debito italiano, spagnolo e, marginalmente, anche a quello francese. Ora, per le sorti dell’euro, è divenuto purtroppo decisivo il governo italiano che, con la confusione fatta sulla manovra per cui si era impegnato, sta facendo precipitare la situazione.

Con provvedimenti decisi e incisivi per l’azzeramento del deficit pubblico e il rilancio della crescita, il nostro governo non solo poteva contribuire a ridar fiducia ai mercati ma avrebbe anche avuto l’opportunità di spingere credibilmente per un progresso dell’unione monetaria con gli eurobond ai quali dichiara di tenere tanto, essendo tra l’altro sostenuto dalle autorevoli opinioni di Romano Prodi e Mario Monti.

Invece sembra proprio che Berlusconi voglia far assumere all’Italia la responsabilità di portare verso lo sfascio la moneta unica. Certo, così un importante posto nella Storia non glielo leverebbe nessuno.

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