La riforma costituzionale del Senato si può ancora migliorare ma non azzerare alla terza lettura parlamentare. E’ un attacco sferzante alla minoranza dem quello che il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, rivolge dalle colonne del “Corriere della Sera” invitando senza troppi giri di parole la minoranza del Pd a “non disfare la tela” della riforma dopo che già il superamento del cosiddetto bicameralismo paritario tra Camera e Senato ha ricevuto i primi sì dei due rami del Parlamento.
Come al solito, Napolitano va dritto al cuore del problema per respingere la richiesta della minoranza dem di smontare la riforma reintroducendo l’elezione a suffragio diretto e con metodo proporzionale dei futuri senatori. Una richiesta che ieri il presidente della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, ha già respinto meritandosi gli apprezzamenti di Napolitano malgrado i consueti ondeggiamenti del presidente del Senato, Grasso che – non dimentichiamolo – fu indicato alla guida del Senato dall’allora segretario del Pd, Pierluigi Bersani, oggi capo della rissosa e confusa minoranza interna del partito.
Se si tornasse indietro sull’elezione diretta dei senatori, che la riforma di Renzi esclude, cadrebbe tutto il castello della iforma stessa – argomenta Napolitano – e si butterebbe nel cestino oltre un anno di lavoro parlamentare allontanando nel tempo il traguardo e rendendo sempre più tortuoso il percorso che, prima o poi, dovrà portare alle future elezioni politiche.
Dopo aver indicato con chiarezza il punto dirimente della eleggibilità diretta o no dei senatori, Napolitano va al cuore anche del punto politico, che è l’avversione pregiudiziale della minoranza dem al segretario e premier Matteo Renzi, malgrado la legittimazione da lui raccolta alle primarie e al congresso del partito. “Non si sovrappongano – conclude severamente Il Presidente emerito – a un confronto che resti nei limiti di una doverosa responsabilità comune, contrapposizioni politiche distruttive e puri artifizi polemici” come quelli sostenuti dalla minoranza dem e dalle opposizioni per intralciare il cammino della riforma del Senato.
A Palazzo Madama lo scontro sulla riforma è per ora sospeso per le vacanze ma si riaprirà l’8 settembre quando la minoranza dem, guidata da Vannino Chiti e da Miguel Gotor, presenterà una ventina di emendamenti e, a sua volta, il leghista Calderoli ne aggiungerà 510 mila per rilanciare l’elezione diretta dei senatori e tentare di bruciare la riforma voluta da Renzi.