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Napoli per l’Unesco. A fine novembre la conferenza internazionale sui beni culturali

VitignoItalia

Il mondo è devastato da guerre e conflitti di ogni tipo. Storia e tradizioni sono oscurate da fanatismi che ogni giorno provocano migliaia di vittime. Quando si fa appello alla cultura ed alla pace, come avviene in queste settimane per il Medioriente infiammato, ci chiediamo anche quanto valgano manifestazioni così accorate, piene di sensibilità umana.


L’annuncio dei Ministri Antonio Tajani e Gennaro Sangiuliano del “Cultural Heritage in the 21st century” a Napoli dal 27 al 29 prossimi è un riconoscimento all’Italia e ad una delle città più affascinanti. La pace come ponte culturale e risorsa umanitaria sarà il tema che farà da sottofondo al dibattito.

Napoli per tre giorni sarà alla ribalta mondiale in un periodo di grande effervescenza per turismo ed eventi artistici. Ma è l’Italia che deve presentarsi con le carte in regola davanti a 140 delegazioni nel sostenere gli investimenti nella tutela del patrimonio storico ed artistico. Ci saranno i Ministri della cultura dei paesi membri dell’UNESCO per mettere insieme risposte adeguate alle sfide che minacciano il patrimonio materiale e immateriale dell’umanità.

La spesa italiana troppo bassa

La conferenza è organizzata dall’Italia in occasione della celebrazione del 50° anniversario della Convenzione sul Patrimonio Mondiale. In più c’è la ricorrenza del ventennale della Convenzione sul Patrimonio Immateriale. Il Ministro Sangiuliano ha detto che tra i temi da discutere c’è il sovraffollamento di alcuni luoghi turistici con la necessità di regolare i flussi dei visitatori.

In Italia e nel mondo ci sono sindaci contrari ad una tale ipotesi tanto per ragioni di bilancio che per la rete commerciale che dai turisti è sostenuta.

Altro tema su cui siamo curiosi di sapere e capire, sono i cambiamenti climatici che hanno effetti pesantissimi su tutti i beni culturali. L’Italia ha il primato mondiale dei siti Unesco e per questo può elaborare le idee migliori, magari presentando un proprio piano che, in verità, non abbiamo mai visto. Diciamo la verità, ci sono beni italici che se concorressero oggi al titolo di patrimonio mondiale non l’otterrebero per lo stato in cui si trovano.

Nella conferenza di presentazione a Roma è stato ricordato che la tutela del patrimonio culturale è tra i principi fondamentali della Costituzione italiana.
Un giusto richiamo, svuotato, però, dalla modesta spesa di 5 miliardi di euro all’anno per tutto il settore. Italia paese europeo più ricco di beni, ma piu povero per investimenti.

Senza fasciarsi troppo la testa, il Ministro della cultura, buon promoter del proprio incarico, cerchi di legare l’assise di Napoli ad una riconciliazione con tutto ciò che c’è di bello in Italia e che non deve andare distrutto. In troppi, troppe volte, stiamo male a vedere lo stato di conservazione di monumenti di rara bellezza .

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