Guardi la classifica e in testa ci trovi una strana coppia: Napoli e Roma sfilano a braccetto a punteggio pieno mentre tutte le altre le guardano dal basso. Poco più in basso, ancora, perché Fiorentina, Juventus e Inter sono lì a un tiro di schioppo, a 10 punti, e chissà dove starebbero Juve e Inter se non si fossero tolte punti a vicenda nello scontro diretto.
Una strana coppia per tanti motivi: perchè nel calcio italiano è rarissimo che siano in testa due squadre del centro-sud, e che il nord, il titolatissimo asse Milano – Torino, insegua, e perchè forse nessuno si aspettava di trovarle subito così in alto, soprattutto la Roma.
Già, perché il Napoli in estate ha perso due assi portanti delle sue recenti fortune (Mazzarri e Cavani), ma li ha sostituiti con delle quasi certezze come Rafa Benitez e Higuaìn, mentre a Roma era tutto un’incognita: il nuovo allenatore, Rudi Garcia, e molti dei nuovi acquisti, pescati tra giovani scommesse e gente in cerca di rilancio.
E adesso invece ci troviamo di fronte a una squadra sicura di sè, normalizzata dopo due anni persi a inseguire utopie, un gruppo rinnovato e risorto dalle proprie ceneri con la vittoria in un derby che forse lascerà aperta la ferita, ma chiude il cerchio con la sconfitta nella finale di coppa Italia dello scorso anno. Una risurrezione, quella giallorossa, simboleggiata pienamente da Daniele De Rossi, che oggi sembra il fratello forte del medianaccio imbolsito che vagava per il campo lo scorso anno.
Una squadra razionale, insomma, che è ripartita (così come l’Inter di Mazzarri) dalle fondamenta, da quella che, piaccia o meno, è una delle poche regole certe del calcio: se non prendi gol non perdi, e se davanti hai gente di talento, e la Roma di talento ne ha, capita pure che spesso vinci.
Del Napoli colpisce invece la rapidità con cui la squadra ha assorbito un nuovo allenatore, un nuovo schema e tanti nuovi titolari e più ancora l’autorità, l’apparente tranquillità con cui i partenopei hanno regolato nell’ultima settimana avversari forti e blasonati come il Borussia vicecampione d’Europa e il Milan di Balotelli, che ora sprofonda nelle sabbie mobili di metà classifica, già lontanissimo dal gruppone.
È ancora presto, però, per tracciare degli obiettivi. Il Napoli punta ad esserci fino in fondo, anche se a lungo andare la Juventus sembra ancora la migliore del lotto. Per la Roma adesso conta essere lì in alto, a respirare di nuovo un’aria che dalle parti di Trigoria non si sentiva da tempo.
Ma il campionato ci ha già detto alcune cose: che la Juventus è fortissima, ma non ancora impermeabile, che l’Inter è tornata in sé dopo due anni di niente, rigenerata dalla cura Mazzarri, e che la Fiorentina può dire la sua con Giuseppe Rossi. Napoli e Roma sono là a sognare e a scrivere la storia di una corsa scudetto che, dopo gli sbadigli dello scorso anno, si preannuncia nuovamente appassionante.
Una buona notizia, a cui fa da contraltare una notizia peggiore: il divario, quasi un burrone, scavato tra le prime della classe e tutte le altre, a cui non restano che le briciole. Forse qualcuno, ai piani alti, dovrebbe farsi due domande su come viene spartita la torta dei diritti televisivi, perché partite come Sassuolo-Inter, solo per citare la più eclatante, di certo non fanno bene al campionato.