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Napoli, “Cortili aperti” per il restauro di nove dimore storiche

L’obiettivo dell’evento, che è ormai portato avanti dall’associazione da otto anni (sette per Napoli) è proprio quello di portare allo scoperto questi beni che si conoscono poco e con i fondi principalmente quelli degli sponsor dell’evento restaurare alcune parti dei palazzi, operazione che ha costi molto elevati.

Napoli, “Cortili aperti” per il restauro di nove dimore storiche

Un bel week end di ampio respiro culturale per Napoli, che come altre città italiane, mostra le sue bellezze nascoste. Durante questa iniziativa promossa dall’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) turisti e cittadini sono stati accolti nei cortili di nove importanti dimore storiche: Palazzo Pignatelli di Monteleone, Palazzo Venezia, Palazzo Saluzzo di Corigliano, Palazzo Diomede Carafa, Palazzo Marigliano, Palazzo Mormando, Palazzo d’Angiò, Villa Ruffo e Palazzo Motta Bagnara.

Le strade calde e soleggiate del centro storico della città ieri hanno offerto qualcosa in più: una vera e propria scoperta di ricchezze storiche e culturali di solito non aperte al pubblico, che ha sollevato l’interesse non solo degli stranieri, ma degli stessi napoletani che in numerosi hanno aderito a questa iniziativa dal nome “Cortili aperti” partecipando a continue visite guidate per ogni struttura dalle 10 del mattino fino alle 17.

I nove edifici sono dimore storiche, antiche e più recenti, accumunate dal fatto di essere un bene di interesse culturale tutelato dal Ministero dei Beni Culturali. Dunque sono proprietà private, ma i cui proprietari devono rispettare determinate norme di manutenzione e conservazione dettate dal Ministero, esattamente come se fossero beni monumentali pubblici

Il portone di Palazzo Diomede Carafa, ad esempio, necessita di lavori che costeranno 45.000 euro, mentre il portale 15.000 euro. Anche il Rotari contribuirà ai finanziamenti.

“Questi una volta erano beni di lusso, ora è davvero difficile sostenerli nel tempo. Restaurare una sola colonna romana ha un costo davvero elevato, figuriamoci l’intero palazzo che è più di 6000 metri quadri” afferma l’architetto Alberto Sifola, nonché socio di ADSI, che ha spiegato il senso e il valore dell’iniziativa.

Alla sua testimonianza si è aggiunta quella di Nicola Tartaglione, architetto e socio di ADSI: “Il senso dell’iniziativa è sensibilizzare l’intera società all’idea che una nazione così ricca di storia e di cultura come l’Italia non possa essere mantenuta solo dal bene pubblico, ma è il privato che deve impegnarsi nella conservazione, non soltanto a proprio beneficio, ma in funzione della collettività. Inoltre l’Italia, per le sue ricchezze potrebbe vivere di beni culturali e forse se non siamo riusciti noi a fare questo percorso, chi è più giovane ci riuscirà. L’affluenza riscontrata oggi è notevole, due\tre persone che entrano ed escono al minuto, inoltre proprio in questo palazzo (Palazzo D’Angiò) gli artigiani del presepe rappresentano una bella calamita per i napoletani per cui il presepe continua ad essere un’attrattiva molto importante “

Le visite guidate che hanno permesso un’esplorazione approfondita degli edifici sono state tenute da studenti e studentesse della Federico II, del Suor Orsola Benincasa e dell’Accademia delle Belle Arti, che hanno trasmesso ed alimentato l’entusiasmo e il senso dell’iniziativa:

Fare quest’esperienza è particolarmente significativo per me perchè dopo la laurea vorrei diventare una guida turistica e compiere questi primi passi mi consente di comprendere maggiormente il valore di tutte le ricchezze che ci circondano. E’ davvero bello poter divulgare la storia di questi palazzi di cui si sa poco e niente, io stessa prima che la mia università, il Suor Orsola Benincasa, mettesse a disposizione il progetto, non ne sapevo niente “ Antonella Caso, studentessa di Beni Culturali

Mi è interessato molto fare le guide turistiche in questo palazzo perchè preesenta interventi di restauro . E’ un’iniziativa molto importante perchè la maggior parte delle persone non sa cosa ha intorno. Se ci guardassimo attorno ci renderemmo conto che siamo circondati da tanti beni culturali e storia che quotidianamente ignoriamo. E’ bello vedere che ci siano molti napoletani interessati a scoprire la propria città, e che non siano solo i turisti a varcare l’ingresso dei cortili”. Maria Cristina Sarno, studentessa di Restauro presso l’Accademia.

 

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