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Napoli come Parigi e Berlino? Stop ai luoghi comuni, brand urbano in arrivo per aumentare l’appeal della città (e senza usare il Pnrr)

FIRSTonline - Nunzio Ingiusto

Una città in movimento, secondo la migliore tradizione sociologica, è quella che ricerca nuovi equilibri urbani nei quali organizzare cultura, imprese, ricerca, sostenibilità. Forse non c’è altra città italiana come Napoli dove questa aspirazione può avere possibilità di successo.

La città ha inaugurato il nuovo anno con l’obiettivo di creare una rete civica con Università, imprese e politica per migliorare il proprio appeal, peraltro già in salita da due anni. Il nuovo orizzonte che il sindaco Gaetano Manfredi vuole raggiungere è un brand cittadino analogo a quello di Milano ai tempi dell’Expo, o di Parigi, Berlino, Barcellona. Una città inclusiva, sostenibile in maniera orizzontale, che non nasconde i propri acciacchi ma che intende rigenerarsi. Trasformare, se ci riesce, anche i luoghi comuni in valore sociale ed economico.

Napoli ha certamente una dimensione europea, anarchica quanto si vuole, ma non ingestibile. La fatica di chi ne è al vertice consiste nel saper conciliare pianificazione ed emergenze, iniquità e giustizia, rabbia e  vitalità. Sono poi i presupposti del “progetto di studio e prefigurazione per il brand”. Esperienze di questo genere sono in corso da tempo in molte città europee proprio per affrontare le sfide del futuro. Laboratori tanto più complessi quanto aperti in città con divari evidenti.

“Napoli è già un cantiere complesso di trasformazioni, che dobbiamo portare a termine e raccontare alla nostra comunità nonché a livello nazionale e internazionale. Partendo dalle politiche di contrasto alle crisi economico-sociale stiamo lavorando all’ampliamento della capacità di accoglienza, al consolidamento di realtà che tengano insieme la filiera formativa e culturale con quella produttiva e di coesione sociale”, ha detto Manfredi. Il concetto di consolidamento è sicuramente la chiave di volta di un territorio malgovernato per decenni.

La direzione scientifica del progetto, in convenzione tra Comune e Università “Luigi Vanvitelli” è stata affidata a Stefano Rolando, professore di “Comunicazione pubblica e Public Branding” a Milano e presidente della Fondazione Francesco Saverio Nitti. Entro sei mesi la proposta progettuale arriverà sul tavolo dell’amministrazione comunale a conclusione di un percorso di ascolto della città, di valutazione delle politiche pubbliche e indicazione di orientamenti strategici.

Avere un brand urbano significa aver sviluppato un’identità che distingue una città dalle altre. Napoli ha un’identità stratificata, talvolta declinata in modo caricaturale ma solo da chi predilige la superficialità all’essenza delle cose. Il suo centro storico è patrimonio dell’Umanità; nel 2022 è stata la città più visitata d’Italia; monumenti, piazze e chiese ricordano tutte le epoche; ha il terzo Pil d’Italia dopo Milano e Roma. La sostenibilità ambientale e la mobilità urbana sono due leve fondamentali per stare al passo con le esigenze di cittadini e turisti. E almeno stavolta parliamo di un progetto che non sfrutta il Pnrr.

Rolando: “Non è un marchio ma un nuovo profilo”

Nel merito del progetto abbiamo dialogato con il Professor Stefano Rolando.

Professore, state lavorando per dare un marchio alla città di Napoli?

“No. Stiamo parlando di un’altra cosa. Tutte le città del mondo fanno lavori di questo genere. E’ un progetto di branding, identitario. Io stesso ho fatto l’esperienza con Milano in occasione dell’Expo 2015 “.

Perché si fa?

“Le città studiano il loro profilo di reputazione e di attrattività per migliorarsi. E’ una cosa che non ha nulla a che fare con il marchio, ma con l’immagine complessiva della città. Un lavoro complesso”. 

Un esempio?

“Beh, il caso più importante di cantiere di questo tipo in Europa, a cavallo tra i due secoli, è stato quello di Berlino. Una città che bisognava rigenerare completamente e che ha avuto buoni risultati: li vediamo ancora oggi”.

Lei ha presieduto il Comitato brand di Milano

“Sì. A Milano durante l’Expo del 2015 è stato creato un comitato per il brand per la città. Milano andava incontro ad un cambiamento di immagine internazionale. Abbiamo lavorato su più livelli. Il sindaco di Napoli conosceva il lavoro che abbiamo fatto e lo ha apprezzato. Ed io sono onorato dell’incarico”.

Il progetto per Napoli ha un budget di spesa?

“No. Ci sono le convenzioni che il Comune di Napoli fa con basse cifre con le Università le quali hanno grande interesse a sviluppare il progetto”.

A che punto siete ?

“Il giorno 25 avremo una riunione in Comune, ma il progetto deve essere completato entro sei mesi. L’Università Vanvitelli, intanto, sta sperimentando anche dei moduli formativi utili allo scopo scopo”.

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