La “Capitale della Cultura d’Impresa ”per il 2025 è Napoli. L’ha scelta Confindustria che dal 2019 assegna il riconoscimento a un città italiana per valorizzare le economie locali, dentro e fuori il sistema confederale. La notizia ha prodotto fiducia tra gli imprenditori partenopei che hanno una nuova occasione per mostrare al Paese quanta vitalità ci sia nel loro sistema. Ce la faranno ? Il titolo di “Capitale” rappresenta un’opportunità di crescita, una vetrina del saper fare. E, fuori da ogni allegoria, i napoletani sono noti per sapersela cavare, sempre. Tuttavia quando si parla di industria, affari e business, bisogna essere cauti. Chi poteva pensare che Carlo Tavares CEO anche dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco si sarebbe dimesso ?
Il passaggio del testimone da Torino
Napoli ha preso il testimone di “Capitale” da Torino e si è imposta con il progetto “Radicati nel futuro”. La scelta deve essere stata ben ponderata anche nella prospettiva di superare i 130 eventi e i 75 mila partecipanti dell’edizione torinese. Il passaggio di titolo ha, dunque, la sua carica di curiosità. Nel 2025 Napoli, peraltro, festeggerà la ricorrenza dei 2500 anni dalla fondazione di Neapolis e anche in un tale contesto ci si domanda quale identità sociale e culturale abbia l’industria napoletana ? “Napoli, con la sua area metropolitana, è un polo di eccellenze produttive e filiere di livello internazionale. Ha una forte identità, consolidata in tanti settori del Made in Italy, con un retroterra di cultura di impresa che affonda le radici nel passato” ha detto il presidente dell’Unione Industriali Napoli, Costanzo Jannotti Pecci. Da tre anni la città è meta di turisti provenienti da tutto il mondo, “musa ispiratrice di una quantità assai elevata di produzioni culturali, locali, italiane e internazionali”. Nel quotidiano la città, però, soffre per la cronica carenza di servizi e infrastrutture, necessarie in primo luogo a chi la vive, figurarsi a chi viene a visitarla. Gli imprenditori lo sanno e per questo se hanno cercato e conquistato il titolo non possono fare brutta figura.
Programma tutto da scoprire
Quanto inciderà, allora, il programma confindustriale su occupazione, mobilità, trasporti, ambiente, sanità ? In ognuno di questi comparti ci sono squilibri e disuguaglianze raccontati (spesso malamente) ogni giorno dai media. In città ci sono 80 mila imprese concentrate prevalentemente nel commercio, nei servizi professionali, in quelli per il turismo. La stragrande maggioranza ha meno di dieci addetti, ma in tutta l’area metropolitana ci sono grandi aziende dell’ automotive, della manifattura, dell’ aerospazio, del trasporto marittimo. Tra Prefettura e Ministeri ci sono decine di tavoli negoziali aperti per aziende a corto di commesse o minacciate da delocalizzazione. “Non ci stiamo a un futuro per Napoli e la Campania senza fabbriche, fatto di emigrazione obbligata, assistenzialismo e diseguaglianze” dice il segretario della Cgil Nicola Ricci. L’attacco al governo per il taglio di 5 miliardi e 300 milioni di euro di trasferimenti a tutto il Sud è netto, perché Napoli è la prima città a essere colpita. Il programma dell’Unione industriali è atteso alla prova vera della capacità effettiva di saper impostare un cambiamento per la parte che le compete sotto lo sguardo dell’Italia dell’industria e dei capitali “nordici”. Anche per cancellare anche luoghi comuni ed esilaranti giudizi sulla napoletanità.
È il momenti di capitali privati
C’è poi l’incubo della fuga dei giovani. Secondo la Svimez nei prossimi anni più di 100 mila persone lasceranno Napoli per emigrare al Nord o all’estero. Chi mette i soldi per fermare il fenomeno ? “ Quello che manca è avere una massa di investimenti privati che possono rappresentare un volano di continuità rispetto al Pnrr, per creare iniziative, valore e aumentare l’offerta di lavoro. Credo che oggi il vero tema forte sia proprio quella della capacità di attrarre l’investimento privato”, dice il sindaco Gaetano Manfredi. Già, il Pnrr che ha innestato la marcia veloce all’economia meridionale e su cui si discuterà a lungo, da ricordare come modello sussidiario straordinario.” La cultura è impresa e l’impresa è cultura” dice Confindustria e le “Capitali” vengono scelte per offrire una “visione dell’avvenire, proponendoci di coinvolgere e stimolare su questi temi l’intera comunità “. Napoli è pronta a condividere la visione, forte anche della sua storia millenaria, purché non sia limitata a un solo anno ma a una prospettiva tangibile.