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Napoli alla prova della sfida ambientale ed educativa: il sociologo Edgar Morin nei Quartieri Spagnoli per una tre giorni sulla rigenerazione urbana

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Il cambiamento climatico accentua le differenze sociali ed economiche ma non è un tema che ha attirato l’attenzione della politica. I luoghi più esposti alle variazioni atmosferiche si moltiplicano senza che si scorga all’orizzonte una governance che prenda atto di squilibri intollerabili. Ambiente e povertà educativa sono solo due aspetti di un travaglio che affligge amministratori locali, educatori, insegnanti, imprenditori, che ogni giorno fanno i conti con l’impoverimento del tessuto sociale perché la bassa scolarizzazione è la base per fallimenti storici.

Sperimentare soluzioni praticabili senza ammaliare nessuno è una strada obbligata per saldare aspetti di diseguaglianze stratificate. Il tema è globale, riguarda lo sviluppo e quindi la politica e l’economia. Richiede anche la capacità di scegliere siti dove sperimentare le soluzioni. Vanno bene i Paesi in via di sviluppo, colpiti da carestie, alluvioni e migrazioni. Ma si può guardare anche alla nostra Nazione, così celebrata da tanti cantori stonati. Il Sud Italia, Napoli? Perché no? Vanno benissimo per toccare con mano disagi e voglia di riscatto, abbrutimenti e potenzialità.

Fuori dagli stereotipi

Da oggi per tre giorni fino al 1 ottobre nei Quartieri Spagnoli, nella sede dell’associazione FOQUS, parte la prima edizione di GEA-Giornate Educazione Ambiente, organizzata da Bolton Hope Foundation insieme ad Università, Comune di Napoli, CNR, Istituto di Fisica ed altre associazioni e con il patrocinio del Parlamento europeo. Arrivano oltre cento relatori anche dall’estero: un nome su tutti, quello del sociologo francese Edgar Morin, una lucida autorità internazionale alla bella età di 102 anni.

Il dedalo di stradine dello storico acquartieramento dei soldati spagnoli è la proiezione icastica di squilibri, marginalità e riscatto. Qui c’è la massima evasione scolastica, ma anche una rete di negozi, trattorie, bed & breakfast che producono ricchezza per migliaia di famiglie. Chi osserva questo condensato socio economico soltanto attraverso il grande murales di Diego Armando Maradona si ferma agli aspetti oleografici di una città in lotta con se stessa. I Quartieri Spagnoli sono l’area urbana con la “più bassa percentuale di verde per abitante d’Europa e la più alta densità abitativa: 0,6 metri quadrati di verde per cittadino a fronte dei 45 della media italiana e dei 62 di quella europea” dice il manifesto delle tre giornate.

Nei Quartieri vivono 14mila persone con il 33% dei bambini che non completa il ciclo scolastico. Bisogna sperimentare soluzioni e trovare risposte. Le crisi climatiche, purtroppo, non hanno la virtù dell’uguaglianza. Scombinano nel profondo la società tra chi le può combattere e chi le subisce perché non ha risorse. Ai Quartieri vivono coloro che le subiscono, nei bassi tipici, in case senza aria condizionata, in scuole da manutenere, in palazzi storici da rimettere a posto. Perché non pensare ad un ponte educazione- socialità ? È quello che si proverà a costruire con un progetto educativo green rivolto alla fascia scolastica 0-14 anni e ai loro familiari. Dovranno essere i protagonisti di un programma di rigenerazione urbana e di stabilizzazione delle persone.

C’è una specificità napoletana?

Da Napoli c’è chi vuole scappare a causa di terribili vicende di cronaca. Ma quelle vicende sono un epifenomeno, arrivano da “un’altra Napoli”, da una minoranza fuorilegge, criminale, antiStato. Allo stesso stesso modo di “un’altra Roma”, di “un’altra Milano”, di “un’altra Palermo”. “Non è in questa città che può essere cercata una specificità napoletana” – scriveva Raffale La Capria – “perché la sua storia dimezzata è comune a larga parte del mondo. “Noi respingiamo l’idea di fuggire – ha detto il Presidente degli Industriali napoletano Costanzo Jannotti Pecci – “per fare di Napoli una metropoli moderna, più ricca ma anche più inclusiva”.

Recuperare luoghi e persone, non bonificare, come ha detto Giorgia Meloni per il Parco Verde di Caivano. Certe espressioni hanno il sapore della violenza che butta sale sulle ferite. Rinascere vuol dire creare armonia– con soldi e idee alla mano– tra cittadini, giovani, istituzioni. Significa rimettere in ordine edifici abbandonati, sviluppare iniziative nella legalità, fare inclusione, orientare i ragazzi verso mestieri ed attività di cui c’è bisogno.

È in questo luogo che possono trovare terreno le tre sfide della teoria della complessità di Morin: la sfida culturale, quella sociologica e quella civica. Tutto ciò che è umano è anche complesso, ha scritto il professore emerito. La capitale del Sud prova ad essere la quintessenza di una liberazione da drammi sociali, ambientali ed economici di cui non sono immuni altri pezzi d’Italia. Per questo Napoli non può essere ritenuta un’enclave maledetta dal destino.

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