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Nagoya, la città della Toyota chiama le aziende italiane a fare business in Giappone

Scoprire i vantaggi di fare business in Giappone in un contesto particolarmente favorevole agli investimenti esteri, stimolati da misure locali di politica economica che incentivano la cooperazione internazionale: così oggi a Torino si è presentata agli imprenditori italiani, candidandosi come base ideale per lo sviluppo di nuove attività nel Paese del Sol Levante, la città di Nagoya, cuore economico e porto commerciale del Giappone centrale, capoluogo della Prefettura di Aichi, sede principale della Toyota e di altre grandi conglomerate industriali, con Tokyo e Osaka una delle tre città-chiave per l’economia giapponese.

Nel corso di un convegno organizzato presso il centro congressi di “Torino Incontra” dall’Aichi International Business Access Center (I-BAC) e dalla Camera di Commercio di Torino, dal titolo “Scoprire Aichi-Nagoya: prospettive economiche e opportunità di business”, una delegazione giapponese ai massimi livelli di rappresentanza delle istituzioni pubbliche economiche di Nagoya e della Prefettura di Aichi ha illustrato le condizioni ambientali particolarmente favorevoli per le imprese italiane e l’attrattiva delle misure di promozione degli investimenti stranieri adottate dalle autorità locali. Sono intervenuti Hiroyasu Naito, vice presidente della Camera di Commercio di Nagoya e dell’I-BAC, Shinya Fujii, direttore di Jetro Nagoya (organizzazione per la promozione degli investimenti esteri), Yoichiro Madokoro, vice direttore generale del dipartimento Industria e Turismo del Governo prefetturale di Aichi, e Yoshiaki Miyamura, direttore generale del Bureau per gli Affari economici e municipali della città di Nagoya.

L’intervento dell’imprenditore Riccardo D’Urso, direttore generale di Tesori d’Italia, associazione senza fini di lucro che promuove gli scambi culturali, turistici e commerciali tra l’Italia e altri Paesi del mondo, ha testimoniato la costruzione gia avanzata un “ponte” tra l’Italia e Nagoya destinato al passaggio di turisti, merci e imprese nelle due direzioni. Nell’area metropolitana di Nagoya (Greater Nagoya) l’associazione ha infatti stabilito la propria base strategica per il Progetto Giappone 2013-2016. Il programma, lanciato a maggio 2013 – ha spiegato D’Urso – prevedeva l’apertura di un ufficio operativo nella città di Nagoya, la costituzione dell’organizzazione non profit “Tesori of Japan” entro la fine del 2014 e l’inizio delle attività di promozione internazionale da gennaio 2015, in previsione di Expo Milano”. “Obiettivo – ha affermato D’Urso – è la creazione di un sistema di promozione sistematica del made in Italy in Giappone e del made in Japan in Italia attraverso iniziative tematiche continuative su entrambi i territori che consentano un’interazione costante delle realtà produttive e distributive. Vogliamo tornare a fare ‘cultura di impresa’ per realizzare business di qualità fondati su basi più solide e durature”.

Ecco le tappe del Progetto Giappone

Le prossime tappe del Progetto Giappone, ha annunciato il direttore generale di Tesori d’Italia, sono:

Inaugurazione della prima Rassegna culturale e commerciale italiana in Giappone a cura delle Associazioni Tesori d’Italia – Tesori of Japan e WJNetwork (rete di imprese giapponesi e italiane costituita in Giappone per realizzare iniziative imprenditoriali).

• Creazione a Nagoya di tre nuove filiali italiane a cura di aziende nel settore Marketing, Food & Design, di una showroom dedicata alla promozione del made in Italy in Giappone e di un primo punto vendita in franchising per la ristorazione.
• Inaugurazione a Milano di un centro internazionale per la promozione della cultura e della cucina giapponese con Focus su Aichi-Nagoya.
• Inaugurazione JAPIT Milano 2015 a Luglio 2015.

I vantaggi di Nagoya per lo sbarco sul mercato giapponese
Secondo Riccardo D’Urso sono almeno quattro le ragioni che fanno di Nagoya un’opportunità per il business italiano in Giappone:

1) capacità di offrire una base di appoggio solida dal punto di vista finanziario e commerciale da cui poter gestire le attività in tutto il mercato giapponese e, volendo, asiatico;
2) un pubblico attento alla qualità e all’organizzazione aziendale che può valutare in anteprima la fattibilità di un progetto e/o di un prodotto e dare indicazioni sul possibile indice di gradimento di un giapponese (test di mercato che finisce sempre per avere riscontro effettivo a livello nazionale);
3) costi di vita e dunque operativi molto inferiori rispetto a Tokyo;
4) capacità di fare squadra intorno ad un imprenditore, una volta accolto nella business community, e di proteggerlo dalle intemperie del mercato.

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