Il Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio è chiamato ad approvare la Nadef, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza da cui discenderà la manovra di bilancio vera e propria per il 2024.
I numeri possono cambiare all’ultimo minuto ma l’impostazione politica è già definita e prevede che, a fronte di un rallentamento dell’economia che porterà a correggere le stime di crescita del 2023 abbassandole dall’1% allo 0,8%, crescerà la spesa in deficit fino a 12 miliardi, malgrado le indicazioni alla prudenza della Commissione europea.
Nadef: per finanziare la manovra non resta che l’extradeficit
L’extradeficit è l’unica soluzione immaginata dal Governo per finanziare la manovra, accollare al bilancio 2023 il costo abnorme del Superbonus e sostenere la riduzione del cuneo fiscale, non essendo alle viste un conseguente taglio delle spese che avrebbe significato tagliare le unghie alle infinite lobby e corporazioni che assediano il bilancio dello Stato.
In questo modo la Meloni si discosta dalla linea del rigore ragionato di Mario Draghi ma pensa di poter ottenere il via libera di Bruxelles concedendo la definitiva approvazione del Mes, il meccanismo Salvastati che può essere un paracadute in caso di crisi finanziarie e che l’Italia è l’unico Paese a non aver ancora approvato per le fobie del centrodestra.
Governo: l’improvvisazione come metodo
Per un Governo che è abituato all’improvvisazione – come emerse in maniera plastica dal blitz di agosto sull’extratassa sulle banche che ha alienato le simpatie dei mercati al Governo – non è però mai detta l’ultima e solo la conclusione del Consiglio dei ministri potrà delineare la reale fisionomia della Nadef.