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Mutui, tutti pazzi per il tasso fisso: il variabile non è più un’opzione

FIRSTonline

Torna l’amore per il tasso fisso. Negli ultimi mesi infatti chi sceglie di contrarre un mutuo per l’acquisto della prima casa o decide di effettuare una surroga da una banca all’altra cercando un po’ più di convenienza sembra non prendere nemmeno più in considerazione il tasso variabile. Semplicemente, quest’ultima non sembra più essere un’opzione, sparita nei meandri dell’incertezza economica e commerciale che attaglia l’Italia e il mondo intero.

Sembrano lontani anni luce i tempi in cui, complice la discesa dello spread e l’intervento massiccio della Bce sui tassi, il variabile aveva recuperato terreno arrivando addirittura, nel 2014, a superare il tasso fisso (60% contro il 40%, galvanizzato dalle nuove prospettive economiche. In soli quattro anni non solo la percentuale si è rovesciata ma non c’è più nemmeno partita. La stragrande maggioranza dei cittadini che decide di contrarre il mutuo si butta a capofitto sul tasso fisso. In termini percentuali, secondo le rilevazioni di MutuiOnline.it aggiornate al 30 novembre 2018, si parla dell’89% delle nuove erogazioni di finanziamenti ipotecari e addirittura del 92% delle operazioni di surroga. In parole povere solo 1 italiano su 10, ad oggi, opta per il variabile, nonostante quest’ultimo allo stato attuale rimanga più conveniente.

A livello medio infatti, un mutuo a 20 o 30 anni con tasso variabile viaggia poco sopra lo 0,83%, mentre con il fisso si deve aggiungere più di un punto percentuale (siamo all’1,92%).

Come mai questa differenza non viene più presa in considerazione? I motivi sono vari, ma a dominare su tutte le ragioni logiche sembra essere la paura. L’economia comincia a rallentare, i contrasti commerciali globali stanno per raggiungere il punto di rottura (leggasi guerra commerciale tra Usa e Cina) e guardando più in piccolo, l’Italia sembra ormai diretta verso la stagnazione. Gli italiani non si fidano più dell’economia e della finanza e cercano soluzioni che diano loro maggior sicurezza. Il ragionamento pare essere il seguente: se il tasso variabile conviene nel breve periodo, in un orizzonte di 20 o 30 anni, potrebbero arrivare delle sorprese davanti alle quali è meglio tutelarsi in partenza.

Il tasso fisso consente di pagare sempre la stessa rata, a prescindere dalla crescita, dalle guerre commerciali, dallo spread o dalle spericolate manovre di bilancio che un Governo intende vararare a scapito di mutui e spesa per interessi. Il fisso mette al riparo da qualsiasi oscillazione e rappresenta un porto sicuro per chi intende fare “il grande passo” di acquistare casa e contrarre un mutuo.

In questo contesto occorre sottolineare un fenomeno recente relativo alle surroghe. Se nel recente passato infatti chi decideva di effettuare questa operazione lo faceva per passare da un tasso fisso ad un altro più basso o da un fisso ad un tasso variabile, oggi sono in deciso incremento le surroghe da tasso variabile a tasso fisso, rinunciando alla convenienza per la sicurezza.

Ovviamente, nella scelta incidono anche il fatto che il tasso fisso al momento si trovi ai minimi da tutti i tempi e che anche gli istituti di credito prediligano il fisso sul variabile per ridurre al minimo i rischi, ma date le percentuali qualsiasi altro tipo di spiegazione appare superflua. 

In conclusione appare utile riportare un altro dato: a novembre, secondo l’Abi, i tassi sui mutui sono aumentati in Italia per il secondo mese consecutivo,passando dall’1,88% di ottobre (dato medio) all’1,91%. Alla base del rialzo, secondo Gianfranco Torriero, vicedirettore generale dell’Associazione, c’è l’aumento dello spread nei rendimenti dei titoli sovrani”. Forse, dunque, la prudenza non è del tutto ingiustificata.

 

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