Per comprare casa in Italia servono sempre più contanti. Non c’entrano i prezzi del mercato immobiliare, che per il momento restano stabili, ma i mutui concessi dalle banche, particolarmente deboli negli ultimi mesi. Il valore medio dei finanziamenti è stato addirittura inferiore alla metà del prezzo che i clienti dovevano pagare per l’immobile. Così il “loan to value” (ossia il rapporto fra la cifra prestata e il valore della casa) è sceso per la prima volta al 49%. A rivelarlo è un’indagine dell’Ufficio studi di Mutui.it, che analizza l’andamento del mercato nell’ultimo semestre.
Fra ottobre e aprile l’incidenza dei finanziamenti per la prima casa sull’intero settore dei mutui è passata dal 62 al 72%, mentre la somma media richiesta è passata da 143 a 139 mila euro, in calo del 3%. La cifra media erogata invece è scesa in modo molto più netto (-13%), scivolando da 127 a 112 mila euro.
“Per quel che riguarda l’acquisto della prima casa, siamo sotto la soglia psicologica del 50% – ha commentato Lorenzo Bacca, responsabile business unit di Mutui.it – e questo ci dice che oggi, chi vuol comprare la sua prima casa deve aver risparmi per oltre la metà del suo valore. È un dato preoccupante che ci impone di sperare in una veloce inversione di tendenza”.
In generale, tuttavia, il gap fra la cifra richiesta al momento del preventivo e la somma effettivamente sborsata dalle banche si è ridotto dell’11%, passando dal 17 a solo il 6%. Di conseguenza è scesa anche la percentuale dei finanziamenti rifiutati dagli istituti di credito. Questo significa che i clienti richiedono mutui più leggeri, spaventati di fronte alla prospettiva di un maxi-debito (pluri)decennale
“Gli italiani – ha detto ancora Bacca – sembrano essere sempre più concreti o, forse, consapevoli della situazione economica. Il prestito viene concesso per importi contenuti (l’ultima rilevazione indica 121.000 euro come cifra media erogata fronte di una richiesta media che si attesta sui 125.000 euro) e volti a finanziare una percentuale di valore dell’immobile che resta attorno al 50%”.
C’è però almeno una buona notizia per chi deve ancora andare allo sportello. Gli indici Euribor e Eurirs non fanno che segnare nuovi minimi storici: questo significa che i tassi si attestano fra il 3,6% e il 4% per chi chi sceglie la soluzione variabile e fra il 5,5% e il 6% per chi si preferisce il più sicuro (e costoso) tasso fisso.