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Mutui, prestiti e obbligazioni: cosa cambia per i risparmiatori dopo il taglio dei tassi della Bce

Pixabay

Calano i tassi. Di nuovo. L’effetto diretto? Il costo dei mutui diventerà più “leggero”. La decisione presa ieri dalla Bce si rifletterà, infatti, sui finanziamenti dedicati agli acquisti di una casa (acquisti che peraltro, secondo Crif, sono in risalita visto che nel solo mese di settembre la domanda ha registrato il +19 per cento). Ebbene, se si considera che il taglio dei tassi Bce possa essere completamente assorbito dal tasso Euribor a tre mesi, il risparmio si farà sicuramente sentire per le tasche dei consumatori. Secondo il Codacons, ad esempio, il taglio determinerà un risparmio – sulle tipologie di mutuo più diffuse in Italia – compreso tra i 13 e i 30 euro al mese.

Mutui, cosa cambia? Le simulazioni

Per un mutuo a tasso variabile a 20 anni di importo compreso tra i 100mila e i 200mila euro, il risparmio sulla rata mensile varia tra i 13 e i 27 euro, pari ad una minore spesa annua tra -156 e -324 euro – analizza il Codacons – Se il finanziamento ha una durata di 30 anni, il taglio dei tassi dello 0,25% produrrà un risparmio medio tra i 15 e i 30 euro sulla rata mensile, tra -180 e -360 euro annui. Per un mutuo da 125mila euro a 25 anni, invece, un analogo taglio si traduce in un risparmio di circa 17 euro al mese, con un impatto da 204 euro su base annua.

Di certo c’è che la decisione della Bce di tagliare il costo del denaro di 25 punti, visto il rallentamento dell’inflazione ha una serie di effetti, sia immediati sia nel medio termine, su cittadini, imprese e governi.

Mutui già in essere, rate più leggere

I mutui a tasso variabile e senza cap in Italia sono oramai una minoranza. Sul totale di 423,4 miliardi erogati, circa un terzo, 144 miliardi, è a tasso variabile e i restanti 279 miliardi sono a tasso fisso. Ma per chi ha ancora un finanziamento del genere la decisione della Bce alleggerisce una rata che era schizzata verso l’alto nei mesi scorsi. Le rate dei vecchi mutui a tasso variabile sono cresciute fino al 78% in più. Come sottolinea un’analisi Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), per un prestito da 150.000 euro della durata di 20 anni la rata mensile è di 1.180 euro, ben 515 euro in più rispetto a quella che si sarebbe ottenuta due anni fa ovvero 665 euro. Ora il risparmio sarà di circa 20 euro al mese ed è destinato ad aumentare in caso di ulteriori tagli.

Mutui, meglio fisso o variabile?

Gli indici di mercato e le offerte delle banche avevano già anticipato la decisione Bce. I tassi sono quindi già calati nelle scorse settimane e scenderanno ancora da qui ai prossimi mesi. Per Mutuionline.it il variabile è offerto a un Tan medio del 4,33% con punte fino al 3,86%. La media potrebbe abbassarsi al 4,08% nei prossimi giorni e ancora più nel corso del 2025. Se la Bce dovesse proseguire infatti in queste scelte, il variabile raggiungerebbe il fisso che in media ora viaggia al 3,06% con punte anche fino al 2,7%.

Taglio dei tassi, boccata d’ossigeno per gli investimenti

Le analisi della Bce e di Banca d’Italia indicano una scarsa domanda da parte delle imprese a causa della stagnazione economica e conseguente ribasso dei prestiti che dura da diversi mesi. Anche i tassi elevati tuttavia hanno avuto un ruolo nel frenare gli investimenti che ora, con condizioni monetarie migliori, potrebbero risollevarsi.

Titoli di Stato, calo dei rendimenti

Nelle prossime aste il Tesoro spunterà cedole più leggere per rifinanziare il debito. Il rendimento medio misurato dalla Banca d’Italia a ottobre era del 3,154 con un massimo di 4,049 delle scadenze oltre i 20 anni. Al contrario i valori dei titoli in circolazione sul secondario potrebbero salire.

Mercati azionari, quali effetti?

Le conseguenze a medio-lungo termine sui listini di una politica monetaria più accomodante sono difficilmente prevedibili. Troppe le variabili, sia esse finanziarie sia geopolitiche specie in un momento come quello attuale caratterizzato da altissima incertezza.

Quanto costerà comprare auto ed elettrodomestici a rate?

Allo stesso tempo, il nuovo taglio dei tassi da parte della Bce spinge la richiesta di mutui da parte degli italiani. E dunque: case, automobili ed elettrodomestici quanto costa comprare a rate col costo del denaro al 3,25 per cento? La Fabi diffonde alcuni dati e previsioni su come è mutato il credito alle famiglie del nostro Paese, come sono già cambiati e come potrebbero evolvere i tassi d’interesse praticati dalle banche alle famiglie. Le famiglie indebitate, in Italia, sono 6,8 milioni, pari a circa il 25% del totale: di queste, 3 milioni e mezzo hanno un mutuo per l’acquisto di una casa. Nel corso del 2022 e del 2023, i tassi di interesse sui prestiti sono assai aumentati con il costo del denaro progressivamente arrivato al 4,5% per poi ripiegare al 3,25%.

Da alcuni mesi, tuttavia, le banche, in previsione di un ritorno a una politica monetaria meno restrittiva da parte dell’Eurotower, hanno anticipato la prevista riduzione dei tassi e la discesa potrebbe proseguire nei prossimi mesi. Di qui, vantaggi giù significativi per le famiglie, sia per comprare casa sia per comprare automobili o elettrodomestici. I tassi sui mutui sono già diminuiti a una media del 3,59% ad agosto, rispetto a livelli medi superiori al 5% del 2023 e potrebbero calare ancora al 3,20%: una riduzione che comporterà, nel caso di un prestito immobiliare di 25 anni da 200.000 euro, un risparmio complessivo di oltre 70.000 euro (-19,3%).

I tassi sul credito al consumo sono scesi a una media dell’8,58%, dopo picchi superiori al 14%, e potrebbero calare ancora all’8,25%: vuol dire che un’automobile da 25.000 euro comprata interamente a rate, con un finanziamento di 10 anni, costerà oltre 11.000 euro in meno (-23%) rispetto al 2023; mentre per una lavatrice da 750 euro, con un credito di 5 anni, il risparmio, nei prossimi mesi, sarà di 161 euro.

La ricerca: dimmi quanti anni hai e ti dirò che casa compri

Non solo. Secondo una ricerca di Changes Unipol elaborata da Ipsos, il 34% delle persone in cerca di casa considera la sforbiciata al costo del denaro un incentivo alla sottoscrizione di un mutuo, soprattutto per la prima casa, mentre la spinta è minore sulle seconde case (16%) e sulle ristrutturazioni (21%). Il taglio dei tassi, emerge dalla ricerca, rappresenta un incentivo al mutuo prima casa soprattutto tra i giovani della Gen Z (51%) mentre i più propensi a rinegoziare il mutuo sono i millennial (47%). Il taglio dei tassi ulteriore desiderato è, in media, del 2,6% mentre per 6 italiani su 10 un tasso di interesse ritenuto poco conveniente determina la decisione di rimandare il mutuo, soprattutto tra i baby boomer (65%).

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