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Musk, da presidente ombra a superministro dell’Efficienza: il ruolo (e i conflitti d’interesse) del miliardario nell’amministrazione Trump

Imagoeconomica

L’ufficialità non c’è ancora, ma i numeri parlano chiaro. Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali statunitensi, con un margine molto più ampio di quanto ci si aspettava alla vigilia. Non a caso, è già salito sul palco a pronunciare il suo discorso della vittoria. Ha affermato che “per l’America arriva l’età dell’oro” e ha lanciato un insolito (per lui) appello all’unità. Poi si è profuso in una lunga serie di ringraziamenti. E tra le persone a cui ha detto “grazie” c’è anche lui, Elon Musk. L’uomo che negli ultimi mesi è stato il più grande alleato di Trump nella corsa verso la Casa Bianca, che l’ha sostenuto in tutti i modi, spendendosi in prima persona e soprattutto sborsando milioni di dollari pur di farlo eleggere.

Le innumerevoli peripezie di Musk per aiutare Trump

A partire dallo scorso luglio, Musk ha partecipato ai comizi di Trump e ne ha tenuti lui stesso in solitaria, ha costantemente promosso la sua candidatura su X (ex Twitter), il social network di sua proprietà dove ha oltre 200 milioni di follower e dove ha anche pubblicato un’intervista di 3 ore in cui il tycoon ha potuto dire tutto e il contrario di tutto. Si è addirittura trasferito in Pennsylvania, Stato decisivo per la vittoria, per cercare di racimolare quanti più voti possibili. Ma soprattutto lo ha appoggiato economicamente.

Secondo i calcoli, infatti, Musk avrebbe speso oltre 120 milioni di dollari per sostenere la campagna di Trump, per non parlare della lotteria da 1 milione al giorno lanciata proprio nello Stato del Nord-est. E non è un caso, dunque, che tra le immagini simbolo della notte elettorale appena conclusa, ci sia proprio quella che ritrae Elon Musk al fianco di Trump nella villa dell’ex presidente di Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida, mentre attendono i risultati delle urne. 

Quanto sia stato decisivo il sostegno di Musk per la rielezione del tycoon forse non lo sapremo mai, ma è impossibile negare che abbia inciso. Sono in molti però a questo punto a porsi una domanda: “perché l’ha fatto, perché Elon Musk si è speso così tanto per fare eleggere Trump?”. Per anni il miliardario di origine sudafricana si è tenuto lontano dalla politica, senza schierarsi a favore di nessuno e mantenendosi ai margini di un dibattito che sembrava non interessarlo. Poi, negli ultimi mesi, è arrivato all’estremo opposto, mostrando un interventismo politico che nessun altro imprenditore del suo calibro aveva mai palesato. Endorsement ce ne sono stati tanti e continueranno ad esserci, ma una partecipazione così non si era mai vista. Tanto che le speculazioni, i timori e le previsioni su quale sarà il vero ruolo di Musk ora che Trump è stato eletto sono numerosissime.

Musk superministro dell’Efficienza?

Trump ha già annunciato che il “supergenio” – così lo ha definito nel suo discorso della vittoria – avrà un ruolo nella sua amministrazione. Ha addirittura detto che potrebbe affidargli la carica di “Segretario al taglio dei costi” che si occuperà di “controllo finanziario e di performance completo dell’intero governo federale”, ma anche di formulare “raccomandazioni per riforme drastiche“. Un ruolo quanto mai necessario, considerando quanto costeranno i massicci tagli alle tasse promessi dal tycoon in campagna elettorale. 

Musk, da parte sua, ha già creato un acronimo per quello che, secondo lui, sarà il suo ruolo: “Doge” che sta per Department of Government Efficiency. Potremmo tradurlo come “ministro dell’Efficienza” che, sempre secondo lui, farà risparmiare alla nuova amministrazione Trump circa 2.000 miliardi di dollari l’anno, una cifra enorme, considerata irrealistica dagli esperti, che potrebbe tradursi in altrettanto enormi tagli alla sanità, alla difesa e soprattutto al personale, licenziamenti come quelli già effettuati da Musk nelle sue aziende senza colpo ferire. 

Nel frattempo, intervenendo nel programma di Tucker Carlson, il miliardario ha sottolineato che sarebbe “felice di aiutare il governo ad essere più efficiente. Penso che dobbiamo tagliare la burocrazia, ridurre la troppa regolamentazione e le agenzie federali. Creiamo nuove agenzie tutto il tempo e questo rappresenta un costo per le persone”, ha spiegato Musk, aggiungendo che “l’America è una nazione di costruttori” e “presto sarete liberi di costruire”. 

Musk presidente ombra e il possibile conflitto di interessi

In molti, moltissimi, credono che in realtà, dietro alle mosse di Musk ci sia la volontà di ottenere vantaggi economici dalla nuova amministrazione che, forte anche della maggioranza in Senato e (probabilmente) alla Camera, potrà agire indisturbata almeno per i prossimi due anni. Il miliardario, infatti, potrebbe chiedere come contropartita tagli alle tasse, ma anche la cancellazione di leggi e regolamenti federali nei settori in cui operano le sue numerose società. 

Ma c’è di più. Perché in tantissimi credono che la vera intenzione di Musk sia quella di agire come una sorta di “presidente ombra”, in grado di manovrare quello che è ormai diventato a tutti gli effetti il presidente più anziano della storia degli Stati Uniti. Insomma, non potendo entrare in prima persona nello studio ovale (è nato in Sud Africa), si accontenterà di farlo per interposta persona. E se a  primo acchito risulta difficile pensare a “Trump” come ad una specie di marionetta, non lo è altrettanto credere che Musk un minimo di tornaconto ce l’abbia davvero. 

In questo contesto, occorre considerare anche un’altra questione, altrettanto importante, riguardante i tanto numerosi quanto probabili conflitti di interesse che nascerebbero nel caso in cui il miliardario assumesse un ruolo nella nuova amministrazione. Le aziende di Musk collaborano già con la Nasa e con il Pentagono, per non parlare del ruolo fondamentale che sta assumendo Starlink che con i suoi satelliti porta internet ovunque nel mondo. Di recente, Musk è entrato anche nel settore dell’intelligenza artificiale, con una società chiamata xAI.

Musk “avrà conflitti di interesse senza precedenti, se come sembra diventerà uno zar dell’efficienza governativa”, scrive il network Usa Nbc News, parlando di potenziali vantaggi per le sue società “di ampia portata: dalla possibilità di avere un’influenza su delle questioni normative come le leggi sul lavoro e la protezione dell’ambiente, alla riduzione delle aliquote fiscali e alla possibilità di ottenere più contratti governativi per SpaceX”. E i primi effetti si cominciano a vedere già da oggi a Wall Street, dove il titolo Tesla nel pre-market guadagna il 13%.

“Il futuro sarà straordinario” ha twittato stamattina Musk per festeggiare la vittoria. Se per sé stesso o per gli altri, però, non è dato sapere.

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