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Museo del Tessuto, crowdfunding per i costumi della Turandot alla Scala nel 1926

Ritenuti perduti sono stati ritrovati e ora sono “sotto i ferri” per essere riportati al vecchio splendore.

Museo del Tessuto, crowdfunding per i costumi della Turandot alla Scala nel 1926

Questa è la storia di un ritrovamento il cui finale però non è ancora scritto e dipende soprattutto dai cittadini. Perché saranno loro, con il loro contributo, a determinare l’esito del crowdfunding che il Museo del Tessuto di Prato ha lanciato qualche tempo fa, e valido ancora per qualche giorno, per restaurare dei costumi speciali: quelli della primissima di Turandot di Giacomo Puccini, andata in scena nell’aprile 1926, sul podio Arturo Toscanini. La raccolta fondi, chiamata “Il costume ritrovato” e il cui costo complessivo ammonta a circa 35 mila euro, gira sul portale Eppela e punta a raccogliere 12 mila euro.

“Una mattina del 2017 – racconta ancora oggi con gioia e stupore Daniela Degli Innocenti, responsabile scientifica del Museo del Tessuto – mi arriva una telefonata dalla Sardegna di un signore che mi annuncia di aver trovato, in un vecchio e polveroso baule, i costumi del soprano pratese Iva Pacetti. Da lì è partita una scoperta incredibile. L’abito, i gioielli e le parrucche di scena rimandavano all’Oriente e l’opera non poteva che essere Turandot. Andando a ricercare le foto dei primi soprano che si sono dedicati a quest’opera ho trovato corrispondenza tra le foto che il privato mi aveva inviato e i costumi della primissima Turandot”.

Costumi straordinari e sontuosi, realizzati da Luigi Sapelli, in arte Caramba: siamo alla metà degli anni Venti, trionfa il Déco, i costumi sono lo specchio dello stile dell’epoca. Un patrimonio che sembrava perduto per sempre, dopo quasi un secolo di buio, trova casa al Museo di Prato: i costumi, in pessime condizioni, sono sopravvissuti anche alla Seconda Guerra Mondiale, ma hanno grandi problemi conservativi soprattutto nelle zone più delicate come spalle e sottobraccio. 

In particolare, il progetto lanciato sul web andrà a supportare il restauro del secondo abito con uno strascico di quasi 4 metri, che richiede mesi di lavoro di personale altamente specializzato. Infatti, l’abito – realizzato in tessuto operato e interamente broccato con filato metallico dorato – presenta numerosi fori e lacerazioni, macchie e aloni di sporco e il filato dorato metallico è scucito in più punti. Uno staff di esperti è già al lavoro per rimuovere i rammendi grossolani, smacchiare a bassa pressione e per consolidare il tessuto.

“Il museo – chiude il presidente della Fondazione Museo del Tessuto, Francesco Nicola Marini – rappresenta l’identità di Prato, un distretto che ha una tradizione millenaria nel settore della moda e che ora attraverso il museo cerca di dare dinamiche moderne grazie alla valorizzazione del patrimonio culturale. Non è un caso che una volta restaurati, i costumi saranno al centro di una nuova, mostra sulla Turandot di Puccini che la Fondazione ha in programma per la primavera 2020”.

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