Il Tar del Lazio ha annullato le nomine di 5 dei 20 direttori dei principali musei italiani. Il motivo? “Il bando della selezione non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani – scrivono i giudici amministrativi – in quanto nessuna norma derogatoria consentiva di reclutare dirigenti pubblici fuori dalle indicazioni tassative espresse dall’articolo 38. Se infatti il legislatore avesse voluto estendere la platea di aspiranti alla posizione dirigenziale ricomprendendo cittadini non italiani lo avrebbe detto chiaramente”.
Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, ha affidato la propria reazione a twitter:
Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani e ora il TAR Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio..
— Dario Franceschini (@dariofrance) 25 maggio 2017
Il Tar spiega anche che “a rafforzare la sostenuta illegittimità della prova orale” c’è anche “la circostanza che questa ultima si sia svolta a porte chiuse”, in alcuni casi via Skype. Nei due decreti del Tribunale amministrativo si parla anche di “criteri magmatici” nella valutazione dei candidati.
Fra i direttori la cui nomina è stata annullata figurano quelli del parco archeologico di Paestum (il tedesco Gabriel Zuchtriegel) e del Palazzo Ducale di Mantova (l’austriaco Peter Assmann). Gli altri stranieri nominati due anni fa erano il tedesco Eike Schmidt agli Uffizi, il francese Sylvain Bellenger a Capodimonte, il canadese di passaporto britannico James Bradburne a Brera, l’austriaco Peter Aufreiter al Museo delle Marche (Urbino) e ancora una tedesca, Cecilie Hollberg, alla Galleria dell’Accademia di Firenze.
La recente riforma dei musei targata Franceschini ha assegnato a 32 musei la piena autonomia organizzativa, scientifica, finanziaria e contabile. I primi venti già funzionano da due anni e i risultati sembrano essere positivi come iniziative e numero di visitatori.
“Naturalmente adesso ci sarà immediatamente il ricorso al Consiglio di Stato con la richiesta di sospensiva, ma quello che mi preoccupa di più è che una cosa per cui l’Italia si è fatta apprezzare in tutto il mondo venga messa in discussione – ha commentato Franceschini a margine di un evento al Mibact – Ci sono anche delle conseguenze pratiche, perché la sentenza è stata pubblicata e da oggi cinque importanti musei sono senza direttori”.
Il ministro ha poi sottolineato che “la riforma dei musei italiani, con la selezione internazionale per i direttori pubblicata sull’Economist, ha ottenuto appezzamenti in tutto il mondo ed è originata da una norma di legge del cosiddetto decreto ‘art bonus’ che ha individuato questa procedura particolare per i direttori dei musei. Chiamare ‘stranieri’ dei cittadini europei è sbagliato e soprattutto contrasta con giurisprudenze e sentenze molto precise della Corte di Giustizia Europea e dello stesso Consiglio di Stato che noi abbiamo visto molto bene prima di fare quella selezione, con il supporto del nostro ufficio legislativo. Mi lascia stupefatto parlare di procedura poco chiara e magmatica, la soluzione internazionale è stata fatta da una commissione assolutamente imparziale composta da un direttore della National Gallaery di Londra, dal direttore della più importante istituzione culturale di Berlino, un archeologo tedesco, dal presidente della Biennale di Venezia, da una persona che è stata appena nominata consigliere del presidente francese Macron sui temi culturali, mi pare che più garanzia di neutralità di questa non ci possa essere”.
AGGIORNAMENTO
Il paradosso è che, alla fine, dei cinque direttori rimasti senza lavoro uno solo è straniero. La lista è questa: Paolo Giulierini, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Carmelo Malacrino, Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, Eva Degli Innocenti, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie Estensi di Modena, Peter Assmann, direttore del Palazzo Ducale di Mantova.
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