L’amministratore delegato del Monte dei Paschi, Marco Morelli, ha illustrato oggi alle commissioni Finanze della Camera e del Senato lo stato della banca senese e la rotta che intende seguire in vista dell’arrivo del Tesoro come primo azionista e in vista del nuovo piano che sarà presentato entro febbraio alla Bce, che deve autorizzarlo.
Mps punta a realizzare un percorso in cui lo Stato “non sia in posizione prevalente”. La reazione dei 25mila dipendenti del gruppo in questi mesi in cui la banca è stata sottoposta a “una forte pressione commerciale e mediatica – ha commentato l’ad- ci dà la consapevolezza che il piano di rilancio è possibile nell’ottica della temporaneità dell’intervento dello Stato. Il nostro obiettivo è far trovare alla banca un percorso con lo Stato non in posizione prevalente”.
Per quanto riguarda le sofferenze, Monte dei Paschi punta a confermare la cessione in blocco di 27 miliardi ma bisognerà valutare l’esito della negoziazione con la Dg Comp della Commissione europea. “L’obiettivo del management della banca – ha puntualizzato Morelli – è di proseguire sulla cessione in blocco delle sofferenze. Vogliamo liberarcene il più rapidamente possibile”.
La banca “a inizio dicembre – ha concluso il manager – ha subito uscite importanti dei depositi. Da fine anno e dall’inizio del mese il fenomeno si è completamente arrestato perché si è affievolita la non chiarezza sull’assetto azionario della banca”.
Da quanto si è capito dall’audizione di ieri, sempre in Parlamento, del capo della Vigilanza della Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, uno dei nodi più spinosi per ottenere il via libera di Francoforte sarà la definizione dei criteri di valutazione dei crediti incagliati di Mps, su cui si preannuncia un duro confronto tra le due banche centrali.
L’importanza del Monte nello scacchiere finanziario italiano ed europeo attira ovviamente sulla banca senese le luci della ribalta, ma non è l’unico dossier aperto. Sono le banche popolari a tenere desta l’attenzione del mercato in attesa del verdetto della Corte Costituzionale sulla riforma Renzi che dovrebbe tuttavia essere molto più mite del secco intervento del Consiglio di Stato sull’impianto generale della riforma e sui problemi legati all’esercizio del diritto di recesso e ai rimborsi dei soci in occasione della trasformazione in spa.
Dopo l’acquisto di tre Good Banks (Etruria, Marche e Carichieti) da parte di Ubi e dopo il matrimonio tra il Banco Popolare e la Bpm da cui è nata la terza banca italiana (Banco Bpm), altre aggregazioni sono in arrivo e non è casuale che il Credito Valtellinese abbia ieri nominato Equita Sim, presieduta da Alessandro Profumo, e Mediobanca come suoi advisor in vista di operazioni di possibile consolidamento. Sono molti i pretendenti alle nozze con la banca valtellinese ma in pole position c’è Bper, mentre ha perso terreno l’ipotesi di un matrimonio valligiano con la Popolare di Sondrio che ha rinviato la sua trasformazione in spa dopo il ricorso al Consiglio di Stato.
La stessa Bper non perde però di vista quel che resta delle Good Bank e martedì venturo dovrebbe presentare la sua offerta per rilevare al prezzo simbolico di un euro la Carife.