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Mps, verso conversione bond per i 40mila piccoli risparmiatori

Il nuovo ad Morelli stringe sull’attuazione del nuovo piano che sarà approvato il 24 ottobre dal cda in vista dell’assemblea di metà novembre: subito dopo scatterà l’offerta di conversione volontaria delle obbligazioni subordinate per ora aperta solo agli investitori istituzionali ma, con tutta probabilità, destinata ad estendersi ai clienti retail in maniera da ridurre l’ammontare dell’aumento di capitale: decisivo sarà il prezzo

Mps, verso conversione bond per i 40mila piccoli risparmiatori

Marco Morelli comincia a delineare insieme alle banche advisor (JP Morgan e Mediobanca in testa) il nuovo piano che porterà all’aumento di capitale di 5 miliardi di euro del Monte dei Paschi. Un processo che andrà avanti a tappe e avrà tra i suoi punti cardine la conversione volontaria delle obbligazioni subordinate, unica via che i vertici di Mps hanno individuato per cercare di ridurre l’importo della ricapitalizzazione prevista per la fine del 2016, prima che entri in gioco e si sovrapponga un altro importante aumento di capitale, quello di Unicredit, che potrebbe distogliere l’interesse degli investitori.

Il nuovo piano industriale di Mps dovrebbe essere approvato ufficialmente il prossimo 24 ottobre, dunque prima dell’assemblea della banca toscana convocata per la metà di novembre. Ed è proprio quello il periodo in cui, secondo alcune indiscrezioni, dovrebbe partire l’offerta di conversione volontaria dei obbligazioni in azioni per i possessori di bond subordinati.

In base a quanto affermato da alcune fonti finanziarie, il dossier prevedere il coinvolgimento degli investitori istituzionali, che detengono attualmente circa 2,6 miliardi di bond subordinati, ma probabilmente anche del pubblico retail, che possiede circa 2,4 miliardi di titoli.

Lo scopo è quello di ampliare l’ammontare di possibili adesioni sfruttando anche le obbligazioni collocate da Mps a 40mila piccoli risparmiatori, con scadenza 2018.

Per quanto riguarda il prezzo di conversione, l’ipotesi sarebbe quella di collocarsi sotto il valore nominale, ma a premio rispetto alle quotazioni di mercato.

Secondo la tabella di marcia delineata dall’Amministratore Delegato la possibilità di convertire volontariamente i bond potrebbe essere concessa fino all’inizio di dicembre, chiudendosi a ridosso del referendum costituzionale fissato per il 4 dicembre.

Parallelamente JP Morgan e Mediobanca, vale a dire le banche attualmente alla guida del consorzio di garanzia dell’aumento di capitale, proseguiranno il lavoro sul fronte acquisizioni, provando a trovare dei fondi interessati a comprare una quota del Monte dei Paschi. Su questo fronte occorre sottolineare il secco No di Intesa Sanpaolo. Il presidente della banca, GianMaria Gros-Pietro, ha ribadito oggi a margine di un’audizione alla Camera di non avere alcun interesse nei confronti dell’istituto di credito toscano, “La nostra posizione – ha affermato il manager -è stata espressa più volte e non è cambiata”. 

In base ad alcune indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera, sarebbero in corso delle trattative con alcuni fondi sovrani del Qatar e di altri Paesi asiatici con l’obiettivo di racimolare fino a 1,5 miliardi di euro.

Alla banca servono 5 miliardi di euro. Una parte di essi sarà coperta tramite l’accordo con un anchor investor, un’altra tramite la conversione volontaria dei bond. La porzione restante corrisponderà con ogni probabilità all’importo dell’aumento di capitale previsto per fine anno.

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