In attesa dei grandi appuntamenti della settimana, vertice della Bce in testa, il sipario della finanza si è alzato su un nuovo capitolo del giallo Evergrande, l’immobiliare cinese piegata dai debiti che gioca le sue ultime carte per sfuggire al default. Ieri un post del gruppo ha fotografato gli operai tornati al lavoro in una dozzina di cantieri, senza però far cenno ai debiti in scadenza venerdì prossimo. Il presidente Huy Ka Yan, intanto, ha annunciato di voler fare della controllata che si occupa dell’auto elettrica il futuro centro del gruppo.
XI JONGPING LANCIA LA TASSA SULLE CASE
Il risultato? Un forte rialzo iniziale del titolo della casa madre, che però si è andato sgonfiando con il passare delle ore. Invece, la controllata a quattro ruote, la China Evergrande New Energy Vehicle, vola in rialzo del 15%: la società non ha ancora prodotto una sola automobile. I problemi di Evergrande restano così la spada di Damocle che pende sugli equilibri del mercato cinese. L’agenzia di Stato Xinhua ha anticipato una prossima tassa sulla casa con l’obiettivo di punire la speculazione con il risultato di fare arretrare il listino delle immobiliari del 3%.
LISTINI DEBOLI, TOKYO -1,7%. SALE L’UTILE DI HSBC
I problemi del mattone cinese hanno condizionato la partenza della settimana, in attesa dei conti delle trimestrali. L’indice Asia Pacific è poco mosso, salvo un timido rialzo dei listini più legati alle materie prime, come Sidney.
Hsbc è in rialzo dello 0,5% dopo le comunicazioni del trimestre. L’utile prima delle tasse è salito del 76%, a 5,4 miliardi di dollari, un incremento superiore alle aspettative, giustificato anche dal rilascio di una parte delle riserve accantonate per far fronte a un aumento delle sofferenze che non si è verificato.
Perde colpi il Nikkei giapponese, in calo dello 0,7% dopo la sconfitta elettorale del partito di governo nella prefettura di Shizouka: le elezioni per un seggio vacante alla Camera alta erano il primo test per il neopremier Fumio Kishida.
FACEBOOK NEL MIRINO, STASERA I CONTI
Piatti stamane i future di Wall Street. Stasera, a mercati chiusi, ci sarà l’attesissima trimestrale di Facebook.
Corre ancora il Treasury Note a dieci anni, salito all’1,65%, ai massimi di periodo. Il dollaro arretra nei confronti di quasi tutte le valute di riferimento del pianeta. L’euro dollaro guadagna lo 0,2%, a 1,166, prima della pubblicazione dell’indice Ifo sulle condizioni dell’economia della Germania.
ERDOGAN NON CEDE, LIRA SOTTO QUOTA 10
Il caso del giorno per i mercati valutari è la lira turca: il cross sul biglietto verde tocca un nuovo massimo della storia a 9,73 (+1,3%). Sabato il governo ha affermato che dieci ambasciatori, tra cui quelli degli Stati Uniti, del Canada e della Germania, non sono più persone gradite dopo che i loro governi hanno chiesto la liberazione di Osman Kavala, miliardario filantropo in carcere dal 2017 per il sostegno dato al tentativo di colpo di stato. Alla fine del 2021 la Turchia dovrà rimborsare una quota robusta del suo debito estero.
Il petrolio tipo Wti è in rialzo dell’1%, a 84,6 dollari il barile. L’oro è appena sotto quota 1.800 dollari l’oncia, +0,3%.
UNICREDIT ROMPE CON SIENA. IL TESORO A CACIA DI UN’IDEA
Apertura ad alta tensione stamane in Piazza Affari. Ieri una nota congiunta ha annunciato che “nonostante l’impegno profuso da entrambe le parti, Unicredit e il Mef interrompono i negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di banca Mps”. Troppa la distanza tra la dote chiesta da Andrea Orcel e l’offerta del Tesoro, che ora dovrà trovare, sul mercato o con un’altra iniezione pubblica di denaro, nuovi fondi per colmare il deficit patrimoniale dell’istituto senese, che la vigilanza aveva stimato attorno ai 3 miliardi di euro sulla base dei conti semestrali 2021.
BPM NEGA L’INTERESSE PER MPS, MA GUARDA A ORCEL
Intanto Banco Bpm ha smentito ogni interesse e ricordato che presenterà un piano strategico “solitario” il 5 novembre. A meno di improbabili compratori, la strada più probabile prevede un aumento di Mps com’è, e i tecnici del Mef dovranno scegliere tra chiedere i fondi al mercato e un salvataggio pubblico (in teoria possibile, a scopo “precauzionale”, per la bocciatura di Mps negli stress test estivi di vigilanza).
Quanto a Unicredit, giovedì 28 Orcel presenterà al mercato i conti dei primi nove mesi, che le stime ufficiali vedono in utile per 825 milioni; e a metà novembre lancerà il piano d’impresa, su base solitaria. Da ieri, tuttavia, l’ad di Unicredit torna ad avere mani libere per lavorare su progetti di fusione vecchi (come Banco Bpm) o nuovi.
A questo punto il Tesoro potrebbe chiedere più tempo all’Unione europea per sistemare l’istituto oggi sotto il tiro di Piazza Affari: si parla di una richiesta di proroga di almeno sei mesi rispetto alla scadenza per la privatizzazione fissata alla primavera del 2022.
IN PAZZA AFFARI TESTA AL POST-IERUSALMI
S’avvicina intanto il cambio della guardia alla Borsa di Milano. Reuters ha anticipato che Euronext, l’azionista di controllo, si accinge a sostituire Raffaele Jerusalmi con Fabrizio Testa, attuale ceo di Mts. Sembrano rientrate le voci su eventuali esuberi. Altra novità: cambia nome l’Aim che da oggi si chiamerà Euronext Growth Milan.
S&P PREMIA IL RATING ITALIA COME “POSITIVO”
La settimana di Piazza Affari si apre così in un clima positivo, sia per i livelli dell’indice, ad un passo dai massimi, che per effetto del giudizio di Standard and Poor’s. L’agenzia di rating ha confermato venerdì sera il punteggio sull’Italia (tripla B), migliorando l’outlook del Bel Paese a “positivo” da “stabile”.
DA STELLANTIS ALL’ENI, LA SFILATA DEI BIG
In questa cornice si accingono ad annunciare i conti del trimestre luglio settembre diverse blue chip. Campari (martedì), Telecom, Italgas e Mediobanca (in assemblea mercoledì). Giovedì sarà la volta di Moncler, Recordati, Saipem, Stellantis, Unicredit. Venerdì chiuderà la sfilata dei numeri la trimestrale di Eni.
ALLA BCE CONFRONTO SUI TASSI E SUL PEPP
L’appuntamento clou dell’Eurozona è fissato per giovedì, quando si terrà il direttorio della Bce, il penultimo per Jens Weidman, che ha annunciato le dimissioni per fine anno.
I mercati, a giudicare dai livelli di prezzo, stanno scommettendo sulla prospettiva di un rialzo dei tassi anche per l’Eurozona, in linea con il tapering della Fed e le indicazioni in arrivo dalla Bank of England. Ma l’orientamento di Francoforte sembra quello di tenere duro sulle attuali posizioni. Gli operatori semmai si attendono novità sugli acquisti di titoli a partire da marzo, quando scadrà il programma Pepp.
CONTI, SOTTO ESAME IL 22% DI WALL STREET
Pioggia di numeri anche a Wall Street: arrivano le trimestrali di Apple e degli altri Big della new economy, ovvero il 22% della capitalizzazione del mercato.
Il tonfo di Snap (-20%) nella seduta di venerdì, a fronte del brusco calo della pubblicità online, ha sollevato più di un dubbio sulla salute di Facebook (-5%), che si accinge a cambiare il nome della holding in Metaverse, separarla da Instagram, WhatsApp e Oculus e così lanciarsi in nuove avventure.
Sotto esame Amazon, perché i problemi delle consegne potrebbero danneggiare la campagna di Natale, così come la mancanza di chip per Apple. Occhi puntati, poi, sui risultati di Microsoft, Alphabet e Twitter. A rapporto anche Visa, Coca Cola, Boeing, General Motors e Mc Donald’s.
PIL USA: PREVISTO +3,2% (DA +6,7%)
Sul piano macro, da seguire i risultati del Pil Usa nel terzo trimestre che dovrebbero confermare la frenata rispetto alla ripresa di primavera: il Pil è visto in salita del 3,2%, contro il +6,7% del trimestre precedente. A completare il calendario la marcia di avvicinamento alla conferenza Cop 26 sul clima di Glasgow e a Washington il voto al Congresso sul piano infrastrutture proposto dal presidente Joe Biden. Secondo la speaker della Camera Nancy Pelosi, il testo, che prevede una spesa di 1.200 miliardi di dollari, sarà approvato in settimana.