“Voglio esprimere il mio più sincero apprezzamento per il presidente della Fondazione Mps Gabriello Mancini perché in questi 15 mesi si è instaurato un grande rapporto di trasparenza, confronto e rispetto”. Alessandro Profumo rende così omaggio al presidente della Fondazione Mps, che lascia la scena con dignità ma con un record imbarazzante, da Guinness dei primati: il vecchio Monte Paschi, nato nel 1472, aveva retto con gloria e brillanti risultati a più di mezzo millennio di guerre, invasioni e pestilenze. Ma sono stati sufficienti meno di vent’anni perché la Fondazione, nata dopo la legge Amatp, riuscisse a sperperare buona parte di quel patrimonio miliardario.
Oggi si riparte. Dopo un’assemblea storica che ha sentenziato l’abolizione del tetto del 4% per i soci privati di Banca Monte dei Paschi di Siena, una svolta tanto necessaria quanto contestata da un fronte surreale nell’ostinato rifiuto di guardare in faccia alla realtà: sindacati che tappezzano la città contro “la resa allo straniero”, un robusto fronte interno al Pd che ha cercato fino all’ultimo, in sede di Fondazione, di sabotare il voto sull’abolizione del tetto; l’affondo del sindaco Bruno Valentini, a favore della creazione nel capitale della banca di un nucleo di soci, magari legato da un patto di sindacato, un modo per consentire alla Fondazione di pesare ancora nella governance della banca; la retorica di Eugenio Neri del pdl che declama ” è un giorno triste per Siena, oggi sarà spezzato lo storico legame tra la banca e la città, per questo ho deciso di non partecipare al consiglio comunale”. Non si segnalano reazioni forti al suo gesto.
Profumo, intanto, con pazienza insospettabile ha ripetuto ai soci quel che da mesi cerca di spiegare in tutte le sedi cittadine:
1) Condizione necessaria seppur non sufficiente perché Mps resti indipendente è la restituzione dei Monti Bond. “Altrimenti saremmo nazionalizzati e scompariremmo da Siena” perché le attuali norme europee ”imporrebbero allo Stato di vendere a terzi, parti o tutta la banca”.
2) L’aumento di capitale è perciò necessario. Ma senza l’abolizione del ” vincolo del 4% la Fondazione Mps non potrebbe effettuare dismissioni a copertura del proprio debito e la Banca non potrebbe effettuare l’aumento di capitale necessario al rimborso dei prestiti di Stato”. Insomma, un disastro globale.
3) Nessuno si illuda che alle porte battano investitori ansiosi di catturare la presa senese. “Purtroppo non ci sono ancora nuovi azionisti all’orizzonte”. Lo ha detto il presidente di Mps, Alessandro Profumo, rispondendo in Assemblea ai soci e ricordando che per ora “nessuno di noi è andato a cercarli” anche perchè “sarebbe stato impossibile andare a cercarli nell’incertezza” su piano all’esame Ue e interessi Monti Bond.
4) Meglio che il nuovo socio non sia del settore, altrimenti addio all’indipendenza.”Se devo fare un auspicio è che non sia un operatore del settore perché se si presenta significa che vuole comprarci, cosa che vorremmo evitare”. “Non c’é nessun identikit – ha proseguito – Nel nostro mondo ideale dovrebbe essere qualcuno interessato a un progetto di lungo termine”.
Già, da oggi Mps può guardare a lungo termine ma, sottolinea l’ad Fabrizio Viola., è importante che “non ci siano tempi lunghi”per una risposta definitiva della Commissione Ue che sta analizzando il Piano di ristrutturazione predisposto per avere anche il via libera ai Monti bond. Anche perché, secondo indiscrezioni, la coppia che guida Mps accarezza l’idea di un piano più ambizioso, con un aumento di capitale più robusto di quello già deciso per un miliardo. “Non sono opportune dichiarazioni” risponde l’ad. Ma la banca già accelera sulla grande trasformazione. Entro l’anno sarà portato a compimeto il progett di esternalizzare 1,100 dipendenti ”Siamo nella fase finale delle analisi delle diverse opzioni – dice Viola – credo che entro il mese di agosto saremo in grado di fare qualche comunicazione. Siamo a buon punto: l’obiettivo, se non ci sono sorprese, è realizzare la cosa entro la fine dell’anno. E’ a portata di mano”. E nessuno si illuda che la stagione delle vacche magre sia agli sgoccioli. Un dividendo a fine esercizio, in questa cornice, non è d’attualità. “ Mi sento di escluderlo – ha spiegato Viola – a prescindere dall’utile, infatti, c’e’ un tema di ricapitalizzazione anche con l’autofinanziamento”.
Fin qui la cronaca di una giornata storica, non solo per Siena. Ma è facile prevedere che lo scossone inflitto al soviet di Rocca Salimbeni, grande erogatrice di benefici per il territorio (e non solo) avrà effetti anche fuori dalla cinta daziaria della città toscana. Certo, il cordone ombelicale che legava Fondazione e banca è di natura ben diversa da quello che corre tra la Compagnia di San Paolo o dalla Fondazione Cariplo nei confronti di Intesa o tra le Fondazioni azioniste di Unicredit e la banca di Piazza Cordusio. E così via. Ma la sensazione è che i tempi siano maturi per accelerare il divorzio tra le Fondazioni e gli asset bancari. Lo impone la necessità per le Fondazioni di aumentare la redditività per poter assolvere nel tempo agli obblighi statutari. Lo impone, per ragioni altrettanto impellenti, la necessità del mondo bancario di procedere ad una stagione di M&A, non solo tra aziende di credito italiane, per rafforzare la base patrimoniale e procedere alla pulizia dei bilanci dal virus sofferenze (in crescita al 33%).
Si profila, insomma, una stagione di cambiamenti che avrà per co-protagonista l’Unione Europea. Una volta tanto, sarà necessario che l’Italia non si limit a subire le indicazioni all’isegna del solito e frustrante “lo chiede Bruxelles” ma faccia proposte ed imponga soluzioni. Se del caso, non sia tabù chiedere l’intervento dell’Omt per accelerare il processo di pulizia del sistema bancario. L’importante è che le aziende di credito, a partire da Mps, recuperino al più presto la capacità di fornire crediti. Da quel punto di vista Profumo può esser la persona giusta. Non è un caso che il primo fondo dedicato ai mini bond abbia visto la luce sotto la martoiata guglia di Rocca Salimbeni. Dove fino a poco tempo fa si badava a spaòmare perdite piuttosto che a creare valore.