Assolti perché il fatto non sussiste: questa è la decisione della Corte d’Appello di Milano che ha radicalmente ribaltato la sentenza di primo grado del 2020 che aveva condannato gli ex vertici di Mps Alessandro Profumo (all’epoca presidente) e Fabrizio Viola (amministratore delegato) e Paolo Salvadori (presidente del collegio sindacale). In tale occasione Profumo e Viola erano stati condannati a 6 anni di reclusione e a una multa di 2 milioni e mezzo di euro, mentre Salvadori aveva ricevuto una condanna di 3 anni e mezzo. Inoltre, la stessa banca era stata sanzionata con una multa di 800 mila euro. Questo verdetto riguardava il processo per falso in bilancio e aggiotaggio, incentrato sull’indagine relativa alla contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria. La Corte d’Appello ha emesso l’assoluzione in virtù della mancanza di prove a sostegno delle accuse.
Processo Mps: tana libera tutti
Così da tutti condannati a tutti assolti. Il verdetto segna una netta inversione nelle sorti finanziarie e legali della banca senese, a partire dalla sentenza della Cassazione dello scorso ottobre, che ha dichiarato “inammissibile” il ricorso della Procura di Milano contro le assoluzioni di tutti i 15 imputati per le presunte irregolarità nelle operazioni di finanza strutturata Alexandria e Santorini, Chianti Classico e Fresh, realizzate da Mps tra il 2008 e il 2012. Tra gli assolti figurano l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari e l’ex direttore generale Antonio Vigni, inizialmente condannati in primo grado a 7 anni nel 2019.
Il titolo scatta a Piazza Affari e Mps guarda al risiko bancario
Dopo la sentenza, scatto in Borsa del titolo Monte dei Paschi che ha registrato un aumento superiore al 3%. La banca può ora procedere a ridurre gli accantonamenti precedentemente previsti per far fronte alle richieste di danni. Si stima che questa riduzione degli accantonamenti possa ammontare a circa 200 milioni di euro, che potranno essere reinvestite in altre aree strategiche o utilizzate per migliorare la stabilità finanziaria complessiva dell’istituto. Oltre alla possibilità di ridurre gli accantonamenti, la banca ha visto anche l’annullamento della sanzione pecuniaria precedentemente comminata. Questo aspetto riapre i giochi sul risiko bancario e lascia varie opzioni al Tesoro. Ora la quota pubblica è scesa a circa il 39% ed è sempre più possibile che l’anno prossimo sia limata ancora, in un collocamento bis. Avere un elevato patrimonio è un fattore chiave affinché il Mef possa cedere la banca senese senza “dote pubblica”.
Mps: prossime fasi del processo
Nonostante l’assoluzione, il processo legale non è concluso. Resta un terzo filone sulle rettifiche di 11 miliardi di crediti deteriorati, con accuse di falso in bilancio e aggiotaggio. L’udienza preliminare è in corso e si concluderà nel giugno 2024.
“Sono molto emozionato e contento anche per la banca, dopo otto anni di sofferenza si chiude questa penosa e triste vicenda, ma ho sempre avuto fiducia nella giustizia”. Sono le prime parole di Profumo dopo la sentenza. “Il fatto non sussiste e mi sembra un fatto abbastanza indicativo” ha concluso.