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Mps prepara l’aumento di capitale col Tesoro

Wikimedia Commons - Herbert Frank

Mps, “con il pieno supporto dell’azionista di controllo”, il Tesoro, “sta lavorando alla revisione del capital plan per le iniziative di rafforzamento patrimoniale in corso di valutazione, alla luce degli accantonamenti per rischi legali contabilizzati nel trimestre, degli impatti del deal con Amco e delle future implicazioni del contesto regolamentare e macroeconomico”. Lo scrive il Monte dei Paschi di Siena nella nota sui risultati del terzo trimestre.

Il periodo luglio-settembre si è chiuso per la Banca senese con un rosso da 451 milioni di euro. Pesano oneri non operativi per 569 milioni, principalmente relativi ad accantonamenti per rischi legali e ai costi di ristrutturazione per le uscite di personale.

Nei primi nove mesi del 2020, invece, Montepaschi registra una perdita pari a 1,539 miliardi, a fronte di un utile di 187 milioni conseguito nello stesso periodo del 2019.

Quello che si prepara è il secondo aumento di capitale pubblico nella storia di Mps e – secondo indiscrezioni di stampa circolate negli ultimi giorni – dovrebbe ammontare a circa due miliardi di euro.

L’istituto deve rimpinguare il fondo rischi legali dopo l’inattesa condanna in primo grado a sei anni a testa per l’ex presidente Alessandro Profumo e l’ex ad Fabrizio Viola nel processo sulla contabilizzazione dei derivati senesi come titoli di Stato. Le richieste di danni su questo fronte potrebbero arrivare a quota 2,2 miliardi. Le stime dei consulenti della Banca, arrivate sul tavolo del Cda il 29 ottobre, avrebbero proposto maggiori appostamenti per 416 milioni di euro.

A questa cifra vanno aggiunti i circa 700 milioni persi con la cessione di Npl per 8,1 miliardi ad Amco, da completare entro dicembre, oltre alle perdite della gestione. Senza un aumento, c’è il rischio che Mps inizi il 2021 con un patrimonio inferiore all’indicazione “Srep” data dalla Bce per il 2020, pari all’11%.

Intanto, prosegue la ricerca di un compratore, che il Tesoro è impegnato con l’Europa a trovare entro l’aprile del 2022. Il numero uno di Unicredit, Jean Pierre Mustier, ha però ribadito che non intende accettare alcuna proposta in questo senso: “Il nostro piano al 2023 è basato sul presupposto No M&A – ha detto il Ceo francese illustrando i conti trimestrali – Trasformare la banca è la nostra prima priorità, non integrarla”.

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