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Mps, ora il Mef può vendere: in palio una quota che vale 1,5 miliardi. Parte il risiko tra vincoli e mosse possibili

Imagoeconomica

A Siena in questi giorni si trattiene il fiato. Ieri sera si è corso il Palio, il primo dell’anno, quello dedicato alla Madonna di Provenzano. Il secondo si correrà il 16 agosto, il Palio dell’Assunta. Ma per Siena e soprattutto per il suo Monte dei Paschi si è trattato di un’altra giornata importante: è scaduto infatti il lock-up sulla quota del 26,73% ancora in mano al Tesoro, che vale circa 1,5 miliardi di euro. Musica per le orecchie di uno Stato con un debito pubblico alle stelle e alle prese con le procedure di infrazione. Giusto ieri il Governo ha ceduto la sua rete fissa in Tim e si sta preparando a vendere la piattaforma di pagamenti PagoPa.

Entro il 31 dicembre prossimo il governo italiano ha assunto l’impegno nei confronti dell’Unione europea e della Banca centrale europea di dismettere la quota più importante della partecipazione, che un anno fa superava il 64 per cento, Ieri a Piazza Affari, in un mercato pesante, il titolo Mps quotava 4,631 euro in calo dell’1,03%.

In vendita la terza tranche: dalle prime due incassati 1,570 miliardi

Si tratta della terza operazione di vendita, dopo quella di novembre 2023 (25 per cento del capitale a 2,92 euro per azione, per un totale di 920 milioni di euro) e del marzo 2024 (12,5 per cento a 4,15 per azione, che ha fruttato 650 milioni di euro). Solo 3 anni fa, era l’ottobre 2021, il governo era pronto invece a pagare diversi miliardi (oltre 7 si diceva) pur di cedere Il Monte, ma la situazione era così vischiosa che Unicredit, che si era detto in un primo momento interessato, ha abbandonato la partita.

La chiave di volta nel 2022 con Lovaglio

Poi la svolta nel febbraio 2022 quando arrivò Luigi Lovaglio con l’incarico di amministratore delegato. Insieme al direttore generale del Tesoro (c’era un altro governo), Alessandro Rivera costruirono un’operazione disperata di salvataggio: un aumento di capitale monster da 2,5 miliardi. E’ stata la chiave di volta: oggi la banca senese produce utili, paga dividendi e vale più di due volte rispetto all’autunno del 2022. All’epoca il governo investì in Mps 1,6 miliardi di euro (a cui andrebbero aggiunti i 5,4 miliardi del 2018, quelli che evitarono il fallimento della banca). Per un totale che supera i 7 miliardi. Ma tra novembre e marzo scorsi sono rientrati in cassa 1,57 miliardi, ovvero poco meno di quanto investito nell’autunno 2022.

Chi sarà il nuovo inquilino di Piazza Salimbeni?

Ora il boccone è diventato da spazzatura a delikatessen: l’elevata incidenza delle commissioni è una garanzia per il futuro. Il prossimo 5 agosto verrà presentata la semestrale insieme a un aggiornamento del piano industriale i cui target sono già stati raggiunti e superati. La quota ancora nel portafoglio del Mef ora vale circa un miliardo e mezzo: musica per le orecchie di uno stato con un debito pubblico alle stelle e alle prese con le procedure di infrazione.

Il Mef negli ultimi venti mesi ha dimostrato di avere accesso al mercato dei capitali, mentre sembra poco convinto riguardo la costruzione di un terzo polo bancario. Del resto Intesa Sanpaolo in Italia ha le mani legate dall’Antitrust, Unicredit ha già detto no, Banco Bpm si è chiamato fuori, Crédit Agricole, oltre a essere francese, ha già investito molto in Italia e controlla circa il 10 per cento di Banco Bpm.

Tra i grandi player del settore potenzialmente interessati resterebbe dunque solo Bper o, meglio, il suo grande azionista Unipol, che controlla il 20 per cento del capitale della banca fondata a Modena e una uguale quota della Popolare di Sondrio.

Il vincolo con Axa: verrà sciolto? La posizione di Cimbri

Tuttavia Mps per i prossimi tre anni è legato da un accordo di bancassurance con Axa. È proprio questo vincolo che toglie interesse a Unipol. Ma non ancora detta l’ultima parola ed possibile a una way-out che consenta, in un secondo momento, la partecipazione di un forte socio italiano nel capitale di quella che potrebbe essere davvero una public company tricolore. E forse sarà questo il terzo target di Carlo Cimbri, alla guida di Unipol. “Non c’è nulla nell’immediato futuro ma non si può mai dire”, ha detto Cimbri la settimana scorsa intervenendo a un convegno.

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