La cura della nazionalizzazione sarebbe peggiore della malattia. Questa l’opinione del premier Mario Monti su una delle ipotesi più discusse negli ultimi giorni per risollevare le sorti di Mps, travolta dallo scandalo derivati. “La riduzione della quota della Fondazione nel capitale del Monte dei Paschi di Siena e un aumento della quota dello Stato potrebbero essere una extrema ratio e rivelarsi inevitabili se il Monte perdurasse in difficoltà gravi – ha detto il Professore ai microfoni di Radio 24 -, ma questo vorrebbe dire parziale nazionalizzazione. E in passato anche le banche di Stato davano luogo a intrecci tra banche e politica”.
Quanto alla possibilità di obbligare la Fondazione a cedere ulteriori quote sul mercato in cambio dei Monti bond, Monti ha sottolineato che “corrisponderebbe abbastanza a quello che ha detto Profumo: trovare un partner finanziario forte di lungo periodo. Ma bisogna vedere se il mercato risponde. Potrebbe essere auspicabile? Bisogna vedere quali garanzie di affidabilità e buon comportamento dà il nuovo intestitore”.
In ogni caso, il Premier ha ribadito che “la situazione problematica del Monte non significa che il sistema bancario italiano sia in una situazione problematica, e non lo è. Ma si deve fare completa chiarezza, anche sugli aspetti penali”.
Per quanto riguarda i Monti bond, il Professore ha ribadito quanto già precisato ieri dal ministro del Tesoro Vittorio Grilli: “Non sono un regalo – ha detto il Presidente del Consiglio -, non sono un trasferimento a fondo perduto, ma un prestito a interesse molto elevato, il 9%, quindi il contribuente è tutelato e ove mai ci fosse incapacità di restituire il capitale, a differenza dei Tremonti bond, le azioni passerebbero allo Stato”.
Infine, una riflessione sul ruolo della Banca d’Italia: “I poteri c’erano, e anche gli interventi ci sono stati. Abbiamo visto il cambiamento dei vertici, anche a seguito dell’intervento della vigialanza. Non sono bastati, ma se si occultano documenti questo crea problemi anche alla vigilanza”.
Piuttosto, “il tema della vigilanza bancaria è largamente di competenza europea: il ruolo di Bankitalia rimane importante, ma ancora di più lo è che ci sia l’assimilazione delle best practices da parte delle diverse banche centrali”. In ogni caso, “l’Unione bancaria è ancora più importante e la vigilanza ne è una componente essenziale. La responsabilità ultima alla Bce è fondamentale. Ci sono state e ci sono in alcuni Paesi resistenze, ma la gran parte dell’opinione competente in materia vede nel progetto di vigilanza unica un progetto solido che bisogna realizzare”, ha concluso Monti.