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Mps-Mediobanca: tra favorevoli e contrari all’offerta, sfida all’ultimo voto all’assemblea del 17 aprile

Wikimedia Commons - Herbert Frank

È già partito il conto alla rovescia per l’assemblea di Mps in programma giovedì 17 aprile. Un appuntamento chiave per il risiko bancario italiano in cui i soci di Siena saranno chiamati a votare non solo il bilancio 2024 della banca, ma soprattutto l’aumento di capitale a servizio dell’offerta pubblica di scambio da 13,3 miliardi lanciata su Mediobanca a gennaio. L’esito? Tutt’altro che scontato. Anzi, tra favorevoli e contrari, quella che si prospetta è una sfida all’ultimo voto il cui risultato sarà deciso dall’asse Banco Bpm-Anima e dai grandi fondi, che però alla vigilia sembrano andare in ordine sparso. Esattamente come i proxy advisor: se Glass Lewis ha raccomandato agli azionisti del Mps un voto favorevole, Iss ha consigliato di votare contro l’ops.

L’incertezza dunque è alta e gli occhi degli investitori saranno puntati su un’unica percentuale. L’aumento di capitale a servizio dell’offerta su Piazzetta Cuccia dovrà infatti raggiungere il 66% dei voti favorevoli dei presenti in assemblea. 

Mps-Mediobanca: fondi, grandi soci e fondazioni a favore

L’ultima novità in ordine di tempo è arrivata questa mattina: secondo Bloomberg, Pimco (Pacific Investment Management Co), che detiene l’1,5% della banca senese, sarebbe pronta a schierarsi con Mps approvando l’ops su Mediobanca. Un appoggio pesante che si aggiunge a quello già assicurato da Algebris, che ha in mano circa l’1% del capitale. “Noi siamo azionisti, abbiamo deciso e voteremo. Supportiamo l’operazione, ci sembra corretta, intelligente. I numeri parlano chiaro”, ha affermato qualche giorno fa il Ceo e fondatore Davide Serra.

Passando ai grandi soci, è già scontato il sì di Mef, Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone, che insieme sfiorano il 30% del capitale del Monte dei Paschi. Ed è probabile che voteranno a favore anche le Fondazioni azioniste – da Mps, a Cariplo alla Compagnia di Sanpaolo, tutte vigilate dal Mef – con una quota complessiva poco superiore all’1%. 

Ad oggi, dunque, complessivamente, i voti a favore (quasi) certi dovrebbero aggirarsi attorno al 33,5 per cento del capitale di Mps.

Mps-Mediobanca: tre fondi Usa dicono no all’Ops

Hanno invece espresso parere contrario all’ops tre grandi fondi statunitensi. Si tratta di New York City Controller, che ha asset in gestione per 285 miliardi di dollari e detiene lo 0,16% di Mps, il Florida state board of administration, fondo pensione che gestisce complessivamente 260 miliardi di dollari e ha in mano lo 0,13% dell’istituto toscano, e il fondo Calvert, che “vale” 40 miliardi di dollari e ha circa lo 0,1% del Monte dei Paschi.

Gli altri grandi azionisti: determinante il voto di Banco Bpm/Anima

Non si sono invece ancora espressi altri grandi azionisti con quote di peso: Vanguard (3% di Mps), Dimensional Fund Advisor (3%), Norges Bank (2,9%) e BlackRock (1,8%) e Allianz (1,58%).

Tra coloro che detengono pacchetti più piccoli figurano invece JP Morgan (0,89%), Janus Henderson (0,6%), Crédit Agricole (0,65%), Julius Baer (0,2%), Deutsche Bank (0,12%) e Natixis (0,11%) e Ubs (0,11%). Da considerare anche gli investitori istituzionali italiani: Banca Mediolanum (0,89%), Euromobiliare (0,22%), Intesa Sanpaolo (0,21% e 0,19% di Fideuram) e Azimut (0,16%). 

A decidere la partita potrebbe però essere l’asse tra Banco Bpm (5%) e Anima (3,992%), che dopo l’ultimo collocamento del Mef hanno in mano il 9% dei diritti di voto. Da entrambe le parti non è arrivata alcuna indicazione ufficiale, ma secondo le ultime indiscrezioni entrambe potrebbero essere orientate verso un voto favorevole che spingerebbe i sì oltre il 40%.

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