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Mps-Mediobanca: spinta per altre operazioni o possibile flop? Cosa prevedono gli analisti

Se dovesse andare in porto, l’operazione di Mps su Mediobanca i destini di Piazzetta Cuccia cambierebbero. Ma è fattibile? E soprattutto, in che modo potrebbe incidere su altri deals? Ecco i commenti degli analisti

Mps-Mediobanca: spinta per altre operazioni o possibile flop? Cosa prevedono gli analisti

L’offerta di Mps su Mediobanca può cambiare gli equilibri della finanza italiana. L’istituto voluto da Enrico Cuccia e che è stato al centro dei principali riassetti industriali italiani dalla Fiat alla Montedison passando per le Generali e le banche un tempo pubbliche oggi diventate le private e indipendenti Intesa Sanpaolo e Unicredit, passerebbe sotto il controllo di fatto di due famiglie imprenditoriali già azioniste di Mediobanca: Caltagirone e la Delfin di Del Vecchio.

A Piazza Affari Mps a metà seduta quota 6,59 euro in calo del 5,51%, mentre Mediobanca sale del 6,21% a 16,24 euro.

Ecco i commenti degli analisti:

Intermonte: “L’offerta non era attesa e apre a scenari nuovi nel consolidamento bancario in Italia”. Così Intermonte in un report sull’Ops totalitaria annunciata stamattina da Monte dei Paschi su Mediobanca. “Stimiamo che includendo le sinergie indicate e l’effetto delle Dta, post-deal l’impatto a livello di utile per azione (eps) sarebbe in crescita high single digit” ovvero a una percentuale nella parte alta dell’intervallo da 1 a 9.

Equita: A nostro avviso, l’operazione solleva diversi dubbi. Il premio riconosciuto risulta modesto, considerando anche la probabile riduzione dell’appeal speculativo sul titolo Monte dei Paschi. Riteniamo difficile identificare sinergie, mentre emerge il rischio di potenziali dissinergie. Inoltre, intravediamo difficoltà nel mantenimento e nell’apporto di nuove professionalità all’interno del gruppo risultante, con il rischio di una diluizione delle specificità distintive di Mediobanca.

Kbw: “Riteniamo che la potenziale sinergia sia limitata, anche includendo l’accelerazione dell’utilizzo delle Dta per Monte dei Paschi, e con Monte dei Paschi che scambia a P/E inferiori a quelli di Mediobanca la nostra prima impressione è che questa offerta abbia limitate possibilità di successo“.

David Pascucci, analista di Xtb: è “l’ennesima operazione da risiko bancario che comporta una sola cosa, la condivisione del rischio. Il settore bancario é ancora forte delle ottime perfomance borsistiche e dei tassi ancora relativamente alti in Europa, questo fattore smuove il mercato delle fusioni e delle acquisizioni che di fatto alimenta il rischio sistemico del settore bancario italiano. D’altro canto questo comporta anche una maggior solidità del settore sui mercati nel momento in cui si parla di performance borsistiche”.

Fabio Caldato, portfolio manager del fondo AcomeA Strategia Dinamica Globale: “L’offerta di Mps non ci stupisce del tutto per i seguenti motivi: il management senese aveva più volte ribadito l’ampia disponibilità finanziaria ormai consolidata e il ruolo non necessariamente di preda; la non casuale presenza massiccia degli stessi azionisti tra Mps, Mediobanca e Generali; Mediobanca, nel contesto bancario attuale italiano, è una top bank, ma di modeste dimensioni”. A ciò si aggiunge, dice il gestore, “la determinante valutazione sul 13% di azioni Generali detenute proprio da Mediobanca, che arriverebbe in dote. Sullo sfondo, a certificare il massimo dinamismo di questi giorni, la maxi operazione tra la controllata di Generali e Natixis. La fusione Mps-Mediobanca creerebbe un colosso bancario di varie eccellenze (banca commerciale, private banking, investment banking) e irrobustirebbe le influenze a Trieste”.

Giacomo Calef, country head Italia di Ns Partners: l’Ops rappresenta un “ulteriore tassello nel dinamico panorama delle fusioni e acquisizioni nel settore bancario italiano”. Questo fermento è in parte guidato dalla necessità per le banche di “aumentare le dimensioni per realizzare sinergie operative e rafforzare la propria posizione competitiva”. In un contesto caratterizzato dalla riduzione dei tassi d’interesse, che comprime i margini di interesse tradizionali, “la diversificazione delle linee di business diventa cruciale”, dice Calef in particolare, “il wealth management e l’asset management emergono come settori ad alta redditività, attirando l’interesse di molti istituti”. È prevedibile a questo punto “che in futuro assisteremo a operazioni o nuovi accordi che coinvolgeranno anche player assicurativi, data la loro elevata redditività e le potenziali sinergie con il settore bancario”. Inoltre, le recenti operazioni hanno coinvolto principalmente grandi istituti, ma è probabile ora “che anche le banche di medie dimensioni non rimarranno a lungo spettatrici, cercando opportunità per colmare il divario con i principali gruppi bancari”, conclude Calef.

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