Dall’assemblea ordinaria dei soci di Mps è emerso che l’assenza del quorum (il 20% del capitale) ha impedito l’assemblea straordinaria che doveva approvare la riduzione del capitale per coprire le perdite del 2016 pari a 3,4 miliardi di euro. Intanto però dalle dichiarazioni dell’ad Marco Morelli risulta che il nuovo piano di ristrutturazione del Mps, attualmente in discussione con le autorità europee, prevederà atteggiamenti “molto più stringenti” sui target di ricavi e costi e ora la banca sta discutendo con la Commissione i livelli di esuberi che andranno previsti nel nuovo piano, rispetto a quelli indicati in ottobre nel piano 2016-19.
“Il piano – ha spiegato Morelli – dovrà riallineare previsioni di ricavo e costo avendo atteggiamenti molto più stringenti. Abbiamo detto alle nostre controparti che dobbiamo arrivare a qualcosa che sia un giusto compromesso e che dia possibilità alla banca di riprendere un percorso”. Quanto allo specifico tema delle ricadute occupazionali, Morelli ha detto che quello “è uno dei temi in discussione”, spiegando che l’approccio della Commissione Ue “è da piano di ristrutturazione, il che significa incidere sulle dinamiche di crescita di ricavi e costi. Non sono in grado di dare numeri, spiegheremo poi cosa significa in termini di livelli occupazionali”. Il piano approvato ad ottobre e ora superato, prevedeva 2.600 esuberi al 2019 ma secondo una fonte vicina al dossier la richiesta della Commissione potrebbe puntare a raddoppiare quei tagli e su questo sarebbe in corso la trattativa. Dall’approvazione del nuovo piano da parte di Bruxelles dipende anche il ritorno in Borsa del titolo Mps.
“Abbiamo perso 28 miliardi di raccolta commerciale – ha anche detto Morelli all’assemblea dei soci -. Su questo c’è una consapevolezza assoluta. Recuperare 28 miliardi richiede tempi lunghissimi, ci vorranno anni. Inutile parlare di cose irrealistiche. Di fronte a una situazione difficile, come dipendenti di Mps, me compreso, si può decidere di non fare niente, di fare un altra cosa nella vita, oppure si tira il carro e si va avanti”, ha aggiunto Morelli.
Il fabbisogno di capitale richiesto dalla Bce al Monte dei Paschi resta quello indicato a inizio d’anno: gli 8,8 miliardi che emergono dallo shortfall dello stress test del 2016. “Stiamo lavorando sul piano con quel riferimento quantitativo”, ha poi detto l’amministratore delegato Morelli nella conferenza stampa al termine dell’assemblea. Morelli non ha voluto dare dettagli sul piano per la trattativa in corso con Bruxelles.
Neanche “l’orizzonte del piano è definito”, aggiunge. Inutile chiedere al top manager se per la cessione dello stock delle sofferenze la banca preferisca tornare a studiare una cartolarizzazione piuttosto che una cessione in blocco pro soluto. “Il nostro auspicio è che si trovi un accordo che metta in movimento le iniziative per deconsolidare le sofferenze”, che nel frattempo sono salite a 29 miliardi.
Sono quindi solo “auspici” quelli che Morelli e il presidente Falciai esprimono in conferenza stampa sulle caratteristiche del piano di ristrutturazione. Uno di questi è che la banca riesca a cedere la montagna di sofferenze senza rimetterci troppo in termini di prezzo. L’unica certezza espressa dai vertici della banca di Rocca Salimbeni è che non ci sarà il delisting del titolo sospeso a Piazza Affari da dicembre.
La sospensione ha però influito sulla mancanza del quorum per l’assemblea straordinaria: “Ce lo aspettavamo”, ha detto Falciai, ma non è un problema per la banca: l’abbattimento del capitale per azzerare le perdite del 2016 sarà proposto alla prossima assemblea straordinaria, quella che delibererà, probabilmente entro l’estate, l’aumento di capitale da parte dello Stato che diventerà primo socio con il 70% del capitale.