Mentre è iniziato il conto alla rovescia per il varo dell’aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena, la Commissione Europea ha varato ieri sera un documento in cui precisa in 22 punti alcuni passaggi chiave della situazione senese con la revisione degli impegni presentati dall’Italia e approvati da Bruxelles.
Il titolo Mps in Borsa è sotto pressione : negli ultimi 5 giorni ha perso circa il 18 pct a causa anche del raggruppamento delle azioni. Stamane in tarda mattinata quota 24,50 in calo dell’1,60 pct dopo aver toccato un massimo di 26,205 euro.
La prossima settimana è attesa la decisione della Consob sul prospetto di aumento di capitale da 2,5 mld deciso dall’assemblea. L’operazione, fondamentale per finanziare il piano di esuberi, dovrebbe terminare entro il 12 novembre, come contenuto nella richiesta di delega del consiglio d’amministrazione, mentre si attendono indicazioni anche dal nuovo governo (il Tesoro possiede una quota del 64 pct).
Nel documento di ieri sera, la Commissione indica un doppio scenario. Se Mps dovesse essere venduta dallo Stato a un altro soggetto e continuasse a stare in piedi da sola, gran parte degli impegni industriali sottoscritti tra Roma e Bruxelles rimarrebbero in vigore.
Nel caso invece Mps arrivasse a fondersi con un’altra banca dovrebbe ridurre le sue filiali a quota 1.258 entro il 2024 (in linea con il piano attuale) e vendere fino a 500 milioni di crediti in leasing. Nel documento non è indicata la data di uscita del Tesoro, che comunque non dovrebbe essere inferiore ai 24-36 mesi.
Secondo la Banca senese, i 22 punti sottolineati da Bruxelles sono in linea con quelli già sottoscritte dal Tesoro e sono coerenti con gli obiettivi del piano industriale 2022-2026 del ceo Luigi Lovaglio. “Gli obiettivi presentati nella decisione avallano pertanto le linee guida del piano, la cui implementazione è in corso e in linea con le tempistiche previste” dice una nota della banca senese.
Divieto di spese e impegno a vendite, dismissioni, riduzioni personale, retribuzioni e filiali
Nel documento Bruxelles anzitutto conferma il divieto di fare acquisizioni, di distribuire dividendi (a meno che Siena non abbia un sufficiente cuscinetto patrimoniale) e di fare leva sul supporto pubblico per guadagnare quote mercato.
Viene poi ribadita la stretta sugli stipendi, il taglio del personale e la riduzione delle filiali. Ma sono previste anche dismissioni di immobili e partecipazioni non core.
La retribuzione complessiva di qualsiasi dipendente (manager inclusi) non potrà superare 10 volte lo stipendio medio dei dipendenti. A titolo di deroga, la banca potrà adottare un piano di remunerazione per gli alti dirigenti che potrà prevedere una remunerazione variabile superiore al massimale fissato.
Le filiali dovranno scendere a 1350/1370 entro il 2022, a 1300/1350 nel 2023 e a 1258 nel 2024 (mentre il ceo Lovaglio stima 1.218 sportelli a fine piano).
I dipendenti dovranno scendere a quota 20/21mila entro l’anno, 18/20mila entro il prossimo e a 17.634 nel 2024: anche su questo fronte il nuovo piano va oltre le stesse richieste Ue, e le 4mila richieste di prepensionamento già arrivate sul tavolo di Lovaglio potrebbero permettere di centrare l’obiettivo già a fine anno, qualora l’aumento (e il relativo finanziamento dell’operazione) andasse a segno.
I tassi sui depositi dovranno essere in linea con il mercato, il bilancio della banca non potrà crescere oltre i 140-150 miliardi.
Dismissioni per circa 200 mln da immobili e partecipazioni non core
La Dg Comp impone anche un alleggerimento degli asset: Mps dovrà cedere immobili per circa 100 milioni, e vendere partecipazioni non core detenute in Visa, Bancomat, Veneto Sviluppo, Mps Tenimenti Poggio Bonelli e Chigi Saracini e Immobiliare Novoli, per un valore complessivo stimato attorno agli 80-90 milioni.
In alternativa dovrà liquidare la sua partecipazione in Banca d’Italia entro il 2024. In termini di cost/income, target al 60%, in linea con il piano industriale.
Sul fronte dei crediti, fissata al 4% la soglia dell’Npl ratio e prevista la cessione di circa 500 milioni leasing.
La tabella di marcia per l’aumento di capitale occhi a Tesoro, Axa e Anima
Intanto, proseguono i lavori in vista del varo dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi. Sfumato l’obiettivo di partire lunedì 10 ottobre, ora si guarda al 17 ottobre come nuova data di partenza. A metà della prossima settimana, probabilmente giovedì 13, atteso l’ok al prospetto da parte della Consob.
Il documento dovrebbe contenere gli impegni alla sottoscrizione da parte di alcuni investitori, oltre che del Tesoro stesso che metterà 1,6 miliardi: circa un terzo dei restanti 900 milioni dovrebbero arrivare dai due partner Axa e Anima, con cui continuano le trattative.
Secondo alcuni osservatori, il sostegno dei due soci commerciali sarebbe più esiguo, attorno a 300 milioni, rispetto ai 400-450 milioni ipotizzati precedentemente. Anima ha chiesto ultimamente una revisione sostanziale degli accordi commerciali a fronte della disponibilità a mettere sul tavolo fino a 200 milioni, ma Mps non ha dato indicazioni nel timore forse di rendere meno appetibile la banca. Invece Axa, sempre secondo alcuni osservatori, non chiederebbe una revisione degli accordi, ma non sarebbe disponibile a spendere oltre 100 milioni per sottoscrivere l’aumento di capitale.
In Borsa Anima Holding quota a Parigi in rialzo del 3,40 % a 3,17 euro