Dio salvi la sterlina, debole anche stamane (1,2402 sul dollaro) dopo la settimana nera: in cinque giorni il pound ha perduto infatti 3,6% contro l’euro (-18% da inizio anno) e il 4,2% contro la valuta Usa (-15% da inizio anno). I sondaggi tra imprenditori e manager sottolineano la preoccupazione crescente Jamie Dimon , numero uno di JP Morgan, e James Gorman di Morgan Stanley hanno dato voce nel week end all’allarme dei mercati nella riunione dell’International Institute of Finance di Washington: “La mia opinione personale – ha detto Dimon – è che la Brexit abbia ridotto di almeno cinque volte le probabilità che l’eurozona possa durare ancora almeno dieci anni”. Entrambi i banchieri hanno detto che sposteranno a New York, non nell’eurozona, la loro attività nel caso del probabile trasloco da Londra.
TRUMP: “SE VINCO MANDO LA CLINTON IN GALERA”
È con questo timore che i Big hanno lasciato l’assemblea del Fondo Monetario giusto in tempo per assistere al secondo round del match senza esclusione di colpi tra Hillary Clinton e Donald Trump, abbandonato da segmenti rilevanti del partito repubblicano che invocano la sua uscita di scena a vantaggio di Mike Pence, il candidato alla vicepresidenza. La corsa ha ormai assunto i tratti del peggior cinema trash: Trump , che promesso in caso di vittoria di mandare Hillary in galera per aver cancellato le e-mail mandate e ricevute quand’era al dipartimento di Stato, ha tenuto prima del confronto una conferenza stampa con tre donne bersaglio in passato delle attenzioni di Bill Clinton. Il confronto si è risolto in una serie di accuse durissime tra i due candidati. Trump ha sempre ostentatamente voltato le spalle all’avversaria durante le sue risposte.
Chi ha vinto? I mercati non hanno dubbi: il peso messicano ha guadagnato l’1,4%, sull’onda del pronostico che vede Trump ormai in grave difficoltà. Sale anche il dollaro canadese (+0,3%), altra potenziale vittima dei programmi isolazionisti del candidato (ma fino a quando?) dei repubblicani. Ma per il Financial Times Trump è andato assai meglio che nel primo confronto tv.
Con questo spirito i mercati si accingono ad affrontare la seconda settimana di ottobre, secondo le statistiche il mese migliore dell’anno per Piazza Affari. Partenza soft in Asia, causa la chiusura per festività di Hong Kong e Tokyo. I listini cinesi, riaperti dopo la lunga vacanza della Golden Week, sono in terreno positivo (+1,2% Shanghai, +1,6% Shenzhen) anche a causa del ribasso dello yuan, sceso sotto la soglia di 6,7 nei confronti del dollaro. L’indice Asia Paific sale dello 2%. Rilevante la discesa della Borsa della Thailandia (-2,5%): si sono aggravate le condizioni del re Bhumibol Adulyadej, 88 anni.
In lieve calo stamane il petrolio: Bent a 51,33 dollari il barile, wti sotto la barriera dei 50 dollari. In attesa della conferenza dell’Opec (30 novembre) l’incognita riguarda le scelte dei produttori fuori dal cartello, a partire dallo shale oil americano.
AL VIA LE TRIMESTRALI USA. VENERDÌ PARLA YELLEN
Le decisioni delle banche centrali e le novità geopolitiche lasceranno spazio in settimana ai conti della corporate America. Da martedì sera comincia la sfilata delle trimestrali. Si comincia, come sempre, con i risultati del gigante dell’alluminio Alcoa per poi proseguire con le grandi banche (JP Morgan e Citigroup) e Delta Airlines. Riflettori accesi su Wells Fargo, reduce dallo scandalo dei conti fantasma. Gli analisti sono convinti che le trimestrali registreranno un calo, per la quinta volta consecutiva, nell’ordine dello 0,7%. Il p/e medio dell’indice S&P P500 è pari a 17 volte.
A muovere i mercati saranno, al solito, anche le esternazioni dei banchieri centrali. Janet Yellen parlerà venerdì alla conferenza annuale dell’associazione degli economisti a cui interverrà anche il falco Eric Rosengren, uno dei tre membri del Fomc che ha votato per il rialzo dei tassi. Venerdì saranno pubblicati anche i verbali dell’ultima riunione della Fed. Negli Usa, dopo il dato inferiore al previsto dell’occupazione (152 mila nuovi posti, disoccupazione saliti al 5%), è molto difficile che la Fed si muova già a novembre.
Mario Draghi ha invece già parlato del Qe in occasione del meeting del Fondo Monetario. “Il programma di acquisti andrà avanti fino a marzo 2017 e oltre, se necessario”, ha detto, aggiungendo però che “è evidentemente il Qe non potrà durare per sempre”, osservazione scontata ma che ha suscitato qualche apprensione dopo le tante chiacchiere sul tapering (il possibile taglio degli acquisti) della scorsa settimana.
Grande attesa anche per le uscite di Marc Carney e di altri cinque membri della Bank of England: il brusco calo della sterlina sta complicando la politica di allentamento monetario praticata dalla Boe per ridurre l’impatto della Brexit.
Sotto i riflettori anche la trasferta americana del governatore della BoJ Haruhiko Kuroda, il principale paladino della politica dei tassi negativi.
TRE NOMI PER UN NOBEL. OGGI L’ACCORDO EUROGRUPPO-ATENE
A dare un’indicazione delle tendenze prevalenti nel mondo degli economisti, divisi tra fautori dell’espansione monetaria e paladini di una mini-stretta, potrebbe essere il nome del premio Nobel dell’Economia, che verrà annunciato oggi a Stoccolma. Secondo Thomson Reuters i favoriti sono Olivier Blanchard, già capo economista del Fondo Monetario, Esward Pail Lazear, l’inventore della “teoria del personale”, e Marc Melitz, teorico dell’economia dei commerci.
Sul fronte societario europeo settimana forse decisiva per Deutsche Bank: venerdì l’agenzia S& P ha confermato il rating Bbb+/A-2 (outlook stabile). Ma le indicazioni più attese arrivano dal Qatar, già grandi azionista di Volkswagen, che potrebbe partecipare a un aumento di capitale. Magari assieme ad alcune grandi aziende manifatturiere tedesche.
Oggi l’Eurogruppo sbloccherà la nuova tranche da 2,8 miliardi di euro a favore della Grecia, dopo il via libera del Parlamento al fondo per le privatizzazioni. Ma per Atene la situazione resta drammatica: il Fondo monetario internazionale, che appoggia la ristrutturazione del passivo, uscirà dal piano di salvataggio. La Germania non farà alcuna nuova concessione in vista delle elezioni dell’autunno 2017.
BPM, SABATO L’ASSEMBLEA DECISIVA PER LE NOZZE CON BANCO POPOLARE
Grandi appuntamenti in vista anche per le banche italiane. Venerdì 14 si terrà l’assemblea di Ubi, sempre più fredda di fronte alla prospettiva di entrare nelle good banks salvate a Capodanno.
Venerdì si terrà anche il Cda del Monte Paschi, ultimo appuntamento prima della presentazione del piano industriale in un altro vertice fissato per il giorno 24.
L’avvenimento clou saranno però le assemblee contemporanee che sabato 15 dovranno deliberare la fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano. È scontato il via libera dell’assemblea di Verona. Assai più incerto l’esito del meeting della popolare meneghina, vista l’opposizione delle principali organizzazione dei pensionati alla nascita della terza banca italiana.
Secondo fonti sindacali i biglietti staccati per partecipare all’assemblea di venerdì sera erano oltre 9.000, cifra destinata a salire visto che c’è tempo fino al 12 ottobre compreso per iscriversi. È necessaria la maggioranza di due terzi per approvare la fusione e la concomitante trasformazione in Spa. In caso di vittoria del no la Banca dovrebbe convocare nuovamente un’assemblea per la spa, passaggio obbligatorio per legge entro fine anno.
BTP, IN ARRIVO UN NUOVO TRE ANNI. AZIMUT TITOLO TOP
La settimana di Piazza Affari si è chiusa con un modestissimo rialzo dello 0,03%. Il titolo migliore è stato Azimut (+10,84%) seguito da Bpm (+10,13) e Ubi (+7,61%). La maglia nera è toccata a Monte Paschi (-8,6%), seguita dalle utilities, il primo comparto a pagare un eventuale rialzo dei tassi: Terna -7,63%, Snam -6,2%.
Al via mercoledì l’asta dei Bot. Il ministero dell’Economia metterà a disposizione degli investitori 6,25 miliardi di euro di Bot a 12 mesi, a fronte di un importo in scadenza pari a 7,1 miliardi. Stasera invece il Tesoro comunicherà l’ammontare dell’asta dei titoli a medio-lungo di giovedì prossimo. È previsto anche un nuovo 3 anni, mentre dopo il collocamento via sindacato del 50 anni non si procederà all’offerta del trentennale.
Secondo gli operatori, l’ammontare complessivo potrebbe essere di 7 miliardi, sulla base delle precedenti aste di metà mese, ma c’è anche la possibilità di un importo inferiore dati i 5 miliardi di titoli a 50 anni collocati questa settimana.
GAY (GIOVANI INDUSTRIALI) APRE A NUOVI SOCI PER IL SOLE 24 ORE
Conto alla rovescia in vista del prossimo Cda del Sole 24 Ore, in programma per venerdì. Il presidente dei Giovani Industriali, Marco Gay, ha detto che Confindustria vuole rimanere azionista del gruppo editoriale ma non esclude l’arrivo di nuovi soci se le necessità finanziarie della società saranno tali da richiedere l’ingresso di nuovi azionisti.