Dopo mesi di attesa e speculazioni, il Tesoro ha dato il via alla tanto attesa terza tranche di privatizzazione del Monte dei Paschi, mettendo sul mercato il 15% del capitale e incassando 1,1 miliardi di euro. E, tra i tanti acquirenti interessati, spunta una presenza inaspettata: BancoBpm, che ha acquisito un pacchetto del 5% delle azioni per circa 370 milioni di euro. Un colpo che non solo rafforza la sua posizione su Mps, ma apre anche nuove interessanti possibilità per la sua collaborazione con la banca senese. A spartirsi il restante 7% sono stati due colossi della finanza italiana: il gruppo Caltagirone, che ha preso il 3,5%, e Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, che ha acquisito la stessa quota.
L’operazione rappresenta non solo un passo verso la privatizzazione, ma anche una mossa difensiva per consolidare un asse nazionale e prevenire acquisizioni estere, come quella del principale azionista di Banco Bpm, Crédit Agricole (9%). Con questo assetto, il Tesoro rafforza l’italianità di Mps, creando un polo bancario nazionale accanto ai grandi player come Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Un successo per le casse dello Stato: incassi totali da 2,6 miliardi
L’operazione si è svolta attraverso una procedura di Accelerated Bookbuilding, e ha visto il Tesoro vendere rapidamente le sue azioni, in risposta a una domanda molto superiore alle aspettative. Inizialmente previsto un collocamento del 7%, l’alta domanda ha spinto il Tesoro a raddoppiare l’offerta, vendendo il 15% a un prezzo di 5,792 euro per azione, con un premio del 5% rispetto al prezzo di chiusura precedente.
Con questa cessione, il governo italiano riduce la sua partecipazione in Mps dal 26,9% all’11,7%, riuscendo finalmente a scendere sotto la soglia del 20% entro la fine dell’anno, come richiesto da Bruxelles. Un’operazione che ha fruttato 1,1 miliardi di euro, a cui si aggiungono i 920 milioni ottenuti a novembre 2023 e i 650 milioni di marzo 2024. Complessivamente, la privatizzazione di Mps ha generato circa 2,6 miliardi di euro, un risultato che beneficia dell’impennata del titolo, cresciuto del 71% da inizio anno, e che rappresenta un significativo ritorno economico per le casse dello Stato.
BancoBpm compra il 5% di Mps: mossa strategica e sinergie con Anima
Ma torniamo a Banco Bpm: la banca milanese ha acquistato la quota dopo aver convocato un Cda straordinario nel pomeriggio. Quest’acquisizione si inserisce nel più ampio contesto dell’Opa da 1,6 miliardi lanciata da Banco Bpm sulla società di gestione del risparmio Anima Sgr, con cui Mps ha un importante accordo di distribuzione di prodotti finanziari.
In merito a questa mossa, la banca di Piazza Meda ha chiarito che non intende superare la soglia del 10% in Mps, limitandosi a un acquisto iniziale del 5%, con l’intenzione di salire al 9% una volta conclusa l’Opa su Anima, che ha rilevato un ulteriore 3% del capitale Mps, portando la sua partecipazione complessiva al 4%.
BancoBpm ha confermato che l’acquisizione non avrà un impatto significativo sul suo indice CET1 e non influirà sulla distribuzione di dividendi, stimando un rendimento annuo del 14% grazie ai dividendi di Mps. Un ulteriore elemento legato all’operazione è il ruolo di Banca Akros, la merchant bank di BancoBpm, che ha agito come Global Coordinator e Bookrunner.
Mps: utili in forte crescita e ritorno sotto controllo privato
Le cose non vanno male nemmeno per Mps in sé: la banca ha registrato un utile pre-tasse di 1,6 miliardi nei primi nove mesi del 2024, con una crescita del 69% rispetto all’anno precedente. E le previsioni per il quarto trimestre sono altrettanto rosee, con l’utile che potrebbe superare i 1,3-1,4 miliardi, portando il dividendo a superare il miliardo di euro. Un successo a 360 gradi, che fa sorridere non solo il Tesoro, ma anche tutti gli investitori che hanno scommesso su Mps. Grazie alla vendita, Mps si trova nuovamente sotto il controllo privato e libera dai vincoli imposti dagli Aiuti di Stato. Questo permette ora alla banca senese di distribuire dividendi, alzare il tetto delle retribuzioni e partecipare a operazioni di M&A.
Il commento di Giorgetti
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha commentato l’operazione come una scelta di “di politica bancaria e finanziaria italiana volta a rafforzare l’azionariato di un player importante nel mercato del credito”. La presenza di acquirenti italiani, insieme alla rinascita di Mps come banca privata, offre stabilità all’istituto senese e permette di esplorare futuri scenari di aggregazione con BancoBpm, ora partner strategico.