MPS, QUELLA “BOMBA” SCAGLIATA IN ASSEMBLEA DA DI TANNO
I RETROSCENA DELL’INDAGINE SULL’ACQUISTO DI ANTONVENETA
L’episodio, nel corso dell’ultima assemblea del Monte Paschi, era stato ignorato un po’ da tutti. Rispondendo ad una domanda di un piccolo azionista, il dottor Tommaso di Tanno, eminente studioso delle scienze tributarie vicino a Vincenzo Visco (e a Massimo D’Alema) e membro del collegio sindacale di Mps, aveva risposto rispetto ai dubbi sul prezzo, vicino ai 9 miliardi, pagato per Banca Antonveneta, che, pur non essendo stata fatta alcuna due diligence, i documenti pervenuti al collegio erano risultati corretti sul piano formale e sostanziale.
“Il valore patrimoniale della Banca era di 2,3 miliardi e fu acquistata per 9 miliardi – aggiunse Di Tanno -. Non entro nel merito se il prezzo di 9 miliardi fosse appropriato”. Di Tanno ricorda che la due diligence preventiva sulla banca veneta “non fu fatta”, tuttavia i dati “risultarono veritieri”. Una vera e propria “bomba” fatta esplodere da uno dei tributaristi più autorevole del Pd, spesso intervistato, tra l’altro, per i servizi di “Report”, la trasmissione tv che domenica sera ha acceso, circostanza non casuale, i riflettori su Siena, dove altre fazioni del Pd soprattutto tra i cattolici si stanno sfidando da settimane proprio su Mps.
Una bomba che ha avuto un effetto immediato anche in Borsa, quando stamane si è diffusa la notizia del blitz ordinato dalla magistratura: il titolo, in pesante ribasso da metà mattina, ha perso l’11% nella sua giornata più drammatica, cominciata poco dopo l’alba.
Ma la reazione dei mercati finanziari è solo la punta dell’iceberg di un terremoto che senz’altro è destinato ad accelerare la rivoluzione in Monte dei Paschi. Sotto questo profilo, difficile trovare un’immagine più efficace e drammatica del cambiamento in atto: i finanzieri che portano via documenti e pc nella sede di Siena, davanti al neo presidente Alessandro Profumo, già levatosi prima dell’alba dalla sua nuova casa di Ponsacco, ed al neo ad Fabrizio Viola.
Eppure, quando dalle parti della piazza del Palio, sotto la Torre del Mangia, i senesi hanno visto alle 7 del mattino un gran traffico di auto delle Fiamme Gialle, il pensiero dei tifosi era corso immediatamente ai bianconeri del Siena calcio: sta a vedere, è stato il tam tam, che sta per partire un blitz per affossare la squadra in serie B. Sui giornali, a proposito di Monte Paschi, si faceva più che altro riferimento all’indignazione del sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, contro Report; il primo cittadino aveva annunciato che avrebbe verificato la possibilità di adire le vie legali contro una rappresentazione “molto lontana dalla realtà” e “gravemente offensiva” della città. Anche il Pdl senese ha parlato di trasmissione “superficiale”.
Ma la realtà, spesso, ha superato le tesi di un reportage “superficiale”: tempo pochi minuti e si è capito che i “canarini” stavano per violare la Rocca Salimbeni, la fortezza del Monte Paschi inviolata da più di 500 anni, il forziere celebrato da Luciano Pavarotti al momento di una quotazione di 15 anni fa che ora sembra vecchia di 5.000 anni: la Gdf, su mandato della Procura, stava raccogliendo documenti attorno all’operazione più discussa e tribolata della storia della finanza senese, l’acquisizione di Banca Antonveneta.
L’operazione ha coinvolto 150 finanzieri, che hanno setacciato tutte le stanze dei bottoni del potere locale. I “canarini” hanno bussato alla porta di villa Stasi, l’abitazione dell’ex presidente della banca Mps Giuseppe Mussari, ora presidente dell’Abi: la sua casa e il suo ufficio sono stati perquisiti ma non è indagato. Perquisizioni sono state effettuate anche nell’abitazione del presidente Gabriello Mancini, di Antonio Vigni, ex dg del Monte e dell’attuale direttore generale della Fondazione Mps Claudio Pieri e di altri dirigenti sia della Fondazione sia della Banca. Non solo: altre perquisizioni sono state fatte in altre città d’Italia. Al centro dell’inchiesta, l’acquisizione della banca Antonveneta avvenuta nel 2008: ci sono almeno due indagati. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati a esponenti di Mps.
La Guardia di Finanzia si è presentata anche negli uffici di Mediobanca a Milano, “in relazione – informa una nota – a operazioni poste in essere dal gruppo Mps, nelle quali Mediobanca ha ricoperto insieme ad altre primarie istituzioni internazionali un ruolo tecnico connesso con la sua ordinaria operatività”.
L‘indagine, infatti, sembra avere per oggetto tutti i risvolti di una delle operazioni finanziarie più discusse e discutibili negli ultimi anni: l’acquisto, nel 2007, di Banca Antoveneta dal Banco Santander ma anche l’aumento di capitale del 2008 per la parte del cosiddetto “Fresh” da un miliardo di euro suggerito da un pool bancario. Una soluzione, è il dubbio degli inquirenti, scelta per ostacolare l’autorità di vigilanza. La procura di Siena ipotizza infatti reati “manipolazione del mercato ed ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza in relazione alle operazioni finanziarie di reperimento delle risorse necessarie alla acquisizione di Banca Antonveneta ed ai finanziamenti in essere a favore della Fondazione Monte dei Paschi”. È quanto spiega un comunicato della Procura di Siena diffuso dalla Guardia di Finanza in merito al blitz .
Dal punto di vista penale si preannuncia un’indagine lunga, difficile e complessa. Le conseguenze saranno assai più rapide. Viene indebolita la posizione di Giuseppe Mussari ai vertici dell’Abi. Viene accelerato il cambiamento sia in Monte Paschi che ai vertici della Fondazione. Viene senz’altro intaccata la credibilità del sistema delle Fondazioni, per la prima volta al centro di un’indagine che ne mette in discussione il ruolo di cinghia di trasmissione tra la politica, la società civile e la grande finanza. Viene, per paradosso, semplificato il lavoro di pulizia e di rifondazione affidato ad Alessandro Profumo, che incontrerà meno ostacoli sulla via della riforma.