“L’unica certezza è che la bonaccia d’estate è ormai alle spalle”. Così il Financial Times presenta la settimana finanziaria che prende il via stamane, segnata dai vertici delle banche centrali e dall’ostilità crescente tar le due sponde dell’Atlantico, divise dalle multe comminate ad Apple e a Deutsche Bank. Fattore non ultimo d’instabilità, il duello per la Casa Bianca in vista del voto dell’8 novembre, su cui per giunta grava l’ombra delle bombe di Manhattan. Ma l’aspetto più delicato riguarda le prospettive della Borsa italiana, colpita venerdì da una sorta di tempesta perfetta in cui si combinano l’incertezza politica dell’Italia in vista del referendum costituzionale, i dati deludenti in arrivo dall’economia reale e le tensioni sul fronte delle banche che hanno provocato, tra l’altro, l’ennesimo tracollo di Monte Paschi.
LA CINA RIAPRE AL RIALZO, TOKYO CHIUSA. SALE IL PETROLIO
Partenza a corrente alternata della settimana finanziaria in Asia. Oggi e giovedì prossimo sono chiusi per festività i listini giapponesi. Causa problemi tecnici, la Borsa di Sidney (-0,3%) ha aperto con un’ora e mezza di ritardo. I mercati cinesi hanno riaperto i battenti dopo quattro giorni di vacanza per le feste di inizio autunno, Hong Kong sale dello 0,6%. In terreno positivo anche Shanghai (+0,5%) e Shenzhen (+0,8%).
In rialzo stamane i prezzi del petrolio: sia il Brent trattato a 46,59 dollari al barile che il Wti, sopra i 43 dollari, registrano guadagni attorno al 2% sotto la spinta delle dichiarazioni in arrivo dal Venezuela: l’accordo sui prezzi, secondo il presidente Nicolas Maduro, è questione di giorni. Pesano sul mercato i violenti scontri in Libia che hanno reso impossibile a ripresa dell’export.
LA FED DIVISA SUI TASSI: 9 FALCHI CONTRO 8 COLOMBE
Saliranno i tassi Usa? “Non prima de 2017”, ha risposto con sicurezza Steven Seagal, il popolare protagonista di tanti action movie, in un’intervista a Mosca, in attesa di ricevere un premio in Kirghizistan. L’opinione dell’attore, forse intenzionato a seguire le orme di Schwarzenegger (e, perché no?) di Ronald Reagan, coincide con l’opinione di molti report finanziari alla vigilia dell’appuntamento più importante della settimana, che è senz’altro il vertice della Federal Reserve: mercoledì sera si saprà se la Banca centrale americana avrà deciso di rinviare l’aumento dei tassi (la previsione più gettonata, sostenuta dall’85% degli economisti), oppure se, anche sulla spinta dell’aumento dell’inflazione registrato venerdì sera, il board avrà deciso di rompere gli indugi.
A giudicare dagli interventi nei giorni scorsi, la Fed sembra più che mai divisa: 9 membri si sono dichiarati a favore di un aumento, 8 ritengono una decisione in tal senso prematura e pericolosa. Il presidente della Fed di Atlanta, Dennis Lockhart, contrario a un aumento del costo del denaro, prevede una “discussione animata”.
Ancor più della decisione sui tassi conteranno le parole di Janet Yellen e l’outlook che accompagnerà la conferenza stampa: i mercati vogliono capire se e con quale convinzione sia in atto un ripensamento delle politiche monetarie, compresa una minor attenzione all’andamento dei listini azionari. La sensazione che le banche centrali vogliano gradualmente cambiar rotta ha già provocato la scorsa settimana l’aumento del rendimento del Bund tedesco, tornato in terreno positivo, del T bond Usa, e messo sotto pressione lo spread dei Btp.
TOKYO DIFENDE I TASSI NEGATIVI, OSLO TAGLIA IL COSTO DEL DENARO
Sempre mercoledì si terrà la conferenza stampa di Haruhiko Kuroda al termine del meeting della Bank of Japan. I più autorevoli giornali giapponesi prevedono che la BoJ ribadirà la validità della politica dei tassi negativi, seppure con qualche correzione che possa alleggerire i problemi dei fondi pensione, duramente colpiti dai rendimenti sotto zero. La politica espansiva ha prodotto qualche frutto (Pil +0,7%, disoccupazione ai minimi), ma l’inflazione galleggia attorno allo zero.
Assai meno complicato il compito di Oeystein Olsen, governatore della Banca centrale norvegese. Eppure, nella riunione di giovedì prossimo, potrebbe essere l’unico a intervenire sui tassi con un taglio di un quarto di punto per frenare la rivalutazione della corona. In realtà, però, Oslo ha diverse opzioni a disposizione, grazie all’invidiabile situazione della finanza pubblica (il fondo sovrano dispone di asset per 890 miliardi di dollari), l’andamento dell’inflazione (+2,5%, in linea con gli obiettivi) e un tasso di disoccupazione pari al 3,1%. Inoltre la Norvegia vuole evitare il destino di Svezia e Danimarca, il paese che da 5 anni (primato mondiale) pratica tassi negativi, una politica che ha fatto esplodere i mutui ed il mercato immobiliare con effetti pericolosi per i bilanci nel mirino di Basilea.
USA E BRUXELLES A CONFRONTO SU DAZI E MULTE
In una New York blindata dopo gli attentati di sabato nel quartiere di Chelsea, si apre oggi, alla presenza di Barack Obama, l’annuale assemblea dell’Onu, dedicata quest’anno al tema dei rifugiati (21 milioni) in giro per il pianeta. S’incontrano oggi il segretario al Tesoro Usa Jack Lew e il commissario Ue alla Concorrenza Margrethe Verstager. Tanti i temi sul tappeto (compresa Apple). Giovedì si terrà il vertice informale del consiglio Affari Esteri a Bratislava su Ttip e Ceta.
Nello stesso giorno uscirà il bollettino economico della Bce. Mario Draghi presiede la conferenza dell’Esrb a Francoforte. Venerdì saranno annunciati i dati economici dell’Italia relativi al 2015. In agenda anche gli indici Pmi manifatturiero e servizi della zona euro.
OGGI IL DIVIDENDO DI ENI E STM. IN ARRIVO LA TRIMESTRALE MEDIOBANCA
Sul fronte societario, da rilevare che oggi staccano il dividendo Eni e Stm. Aeroporto di Bologna e Technogym entrano nel FTSEMib Mid Cap Index. Mercoledì è in calendario la trimestrale di Mediobanca. A Wall Street, invece, appuntamento con i conti di Fedex, il colosso delle spedizioni che ha assorbito l’olandese Tnt.
APPLE SUPERSTAR SALVA WALL STREET, MILANO -5,6%
La settimana passata è stata dominata dal rally di Apple. Il titolo della Mela, galvanizzato dallo straordinario successo di iPhone 7 (in vendita da venerdì) ha messo a segno un rialzo dell’11% a 115,57 dollari, il maggior rialzo dall’ottobre 2011. Anche l’Europa, dove lo smartphone sarà venduto a giorni (ma le consegne saranno rallentate dall’assenza dei pezzi, perché il boom ha colto in contropiede anche l’azienda di Cupertino) sta registrando un numero di record di prenotazioni.
La corsa di Apple ha consentito alle Borse Usa di chiudere la scorsa settimana con un modesto guadagno: S&P 500 +0,5%, Dow Jones +0,21%. Meglio il Nasdaq (+2,3%). Negativo, anche per il crollo di Deutsche Bank (-8,5% dopo la richiesta di14 miliardi di dollari da parte del Dipartimento della Giustizia Usa) il bilancio dei listini europei, in calo del 2,2% in settimana.
È andata assai peggio a Milano, che riparte oggi dopo un calo nelle ultime cinque sedute del 5,6% (-2,4% venerdì). Per trovare una settimana peggiore bisogna andare indietro a fine giugno, alla settimana del referendum britannico, quando l’indice perse il 7,2%. Oltre alle banche, registrano perdite pesanti Saipem (-13,1%), Unipol (-10%) e Generali (-9,3%).
AL VIA OGGI L’ASTA SU PIONEER (UNICREDIT), POSTE E CDP IN CORSA
Il titolo peggiore della settimana è stato Unicredit (-15,3%) davanti ad altri istituti con perdite a doppia cifra: Monte Paschi -13%, Ubi Banca -12,6% e Mediobanca -10,1%. Oggi i pretendenti all’acquisto di Pioneer dovranno presentare le loro offerte. Sono attese buste in arrivo da Aberdeen, Allianz, Amundi, Axa, Franklyn e l’australiana Macquarie.
Ma in pole position dovrebbe essere la cordata tra Poste Italiane, la collegata Anima Holding e la Cassa Depositi e Prestiti (grande azionista di Pt), pronta a partecipare all’asta con una società costituita ad hoc. L’intervento delle Poste potrebbe scongiurare il rischio che uno dei maggiori di asset management italiani, forte di un portafoglio di 230 miliardi (tra cui la seconda concentrazione di titoli di Stato dell’area euro, Italia in testa) finisca in mani straniere alla vigilia di una stagione tempestosa.
L’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier intende ricavare non meno di 3 miliardi dall’operazione, essenziale per ridurre in maniera significativo l’aumento di capitale. Secondo gli analisti Poste Italiane può permettersi l’operazione senza compromettere l’attale rating.
MPS: SOLUZIONE GRECA SUI BOND, UN PRESTITO-PONTE PER GLI NPL
La settimana del cambio della guardia al vertice di Mps si è conclusa con un finale rovinoso: il titolo, sotto tiro per tutta la seduta di venerdì, ha chiuso con un ribasso del 9%, per una capitalizzazione scesa sotto i 600 milioni. In tracollo, in parte da collegare alla pessima giornata del comparto bancario europeo, è dipeso in parte dalle indiscrezioni sullo swap volontario bond-azioni, operazione che sarà riproposta ai possessori di bond subordinarti Monte Paschi che complessivamente ammontano a 5 miliardi di euro.
Una manovra simile, che potrebbe ridurre in maniera rilevante l’importo dell’aumento, è stata realizzata nel 2015 sulla greca Eurobank sotto la regìa di Mediobanca. Intanto prosegue l’organizzazione del prestito-ponte curato da JP Morgan, Citigroup e la stessa Mediobanca per il veicolo di cartolarizzazione dei non performing loans, come ha confermato il Ceo di Quaestio Paolo Petrignani.