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Mps: dopo la bocciatura agli stress test spunta l’ipotesi fusione

Montepaschi ragiona su come trovare i 2,1 miliardi di euro chiesti dalla Bce – Bankitalia favorevole all’ipotesi di un’aggregazione “se fosse un’operazione in grado di rilanciare l’offerta di credito all’economia reale e rafforzare la solidità della Banca” – L’intervento pubblico non è impossibile, ma ora la parola passa al mercato – Vicenza e Bpm si salvano

Mps: dopo la bocciatura agli stress test spunta l’ipotesi fusione

Nel lungo periodo per la Bce si tratta di un test per la trasparenza e la fiducia nel comparto bancario che aiuterà l’erogazione del credito all’economia. Nel breve l’analisi complessiva (asset quality review e stress test) condotta dall’Eurotower negli ultimi dieci mesi si traduce in una corsa a presentare i piani di rientro per chi ha fallito l’esame. Ci sono due settimane di tempo per svelare le contromosse. E dai 6 mesi ai 9 mesi per attuarle (a seconda di come si è generata la carenza di capitale).

In Italia sono 9 le banche interessate da questa procedura. Tuttavia, già cinque hanno messo in atto misure di ricapitalizzazione aggiuntive nel 2014 (i risultati dello stress test si basano sui dati a fine 2013). Delle restanti quattro, due, Bpm e Popolare Vicenza, si sono salvate per il rotto della cuffia secondo i dati forniti a integrazione sempre oggi da Bankitalia. Sotto i riflettori sono così finite Mps e Carige.

Fulminea è stata la reazione di Banca Carige che, conoscendo la malparata, mezz’ora dopo i comunicati di Bce e Bankitalia sui risultati ha diramato una nota stampa in cui ha annunciato l’approvazione da parte del Cda di un piano di rientro che prevede la copertura dello shortfall tramite un aumento di capitale per un importo non inferiore a 500 milioni garantito da Mediobanca ed altre operazioni di cessione di asset.

Inoltre Piazzetta Cuccia ha già dato il proprio impegno a pre-garantire fino a 650 milioni l’integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale, qualora il maggior importo venisse ritenuto necessario ai fini della validazione delle misure del capital plan da parte della Bce. 

M&A A SIENA? 

Per Mps si tratta invece di ragionare su come raggranellare 2,1 miliardi di euro. Tuttavia, l’analisi della Bce non ha considerato le ipotesi previste nel piano di ristrutturazione che la banca ha sottoposto alla Commissione europea nel novembre 2013 (e che è stato approvato). Bankitalia fa notare che i 2,111 miliardi di fabbisogno ulteriore si ridurrebbero a circa 1,35 miliardi non tenendo conto dell’impegno a rimborsare i ‘Monti bond’ entro l’orizzonte temporale degli stress test. 

E apre a scenari di aggregazioni. Un’eventuale operazione di concentrazione che coinvolgesse Mps troverebbe la Banca d’Italia “estremamente felice, se fosse un’operazione in grado di rilanciare l’offerta di credito all’economia reale e rafforzare la solidità della banca”, ha commentato Fabio Panetta, vicedirettore generale di Bankitalia, nella conferenza stampa che è segutia a quella della Bce. 

La parola passerà ora al mercato. Il Tesoro dal canto suo “confida che le residue carenze patrimoniali” delle banche italiane nello stress test della Bce “saranno coperte con ulteriori operazioni di mercato, e che la trasparenza assicurata dal Comprehensive Assessment permetterà di portarle a compimento agevolmente”. Il Tesoro ha comunque ricordato nella nota che secondo la dichiarazione Ecofin del novembre 2013, le carenze di capitale dovrebbero in primo luogo essere coperte attraverso fonti private. 

Se ciò non dovesse risultare sufficiente o in caso di impossibilità di accedere a finanziamenti sul mercato, saranno adottate, se necessario, altre idonee misure per ricapitalizzare le banche, comprese, ove occorressero, misure di risoluzione e/o di sostegno finanziario pubblico. L’entità delle nuove risorse, 2,9 miliardi che mancano (Mps + Carige), è tale che non dovrebbe richiedere nessun soccorso pubblico. La carenza di patrimonio “non necessita di alcuna iniezione di conti pubblici”, ha voluto rassicurare Panetta.

BPM E VICENZA SI SALVANO IN EXTREMIS

Bmp e Vicenza si sono invece salvate per il rotto della cuffia. Se nell’analisi della Bce (che tiene in considerazione solo gli aumenti di capitale e la conversione di bond convertibili al 30 settembre 2014) le due banche rientrano tra gli istituti che devono ancora aumentare il capitale rispettivamente di 166 milioni e 223, Bankitalia ha rilevato che grazie ad altre misure di capitale decise nel corso dell’anno (tra cui cessioni straordinarie di attivi, completamento di procedure di autorizzazione all’utilizzo di modelli interni avviate da tempo) anche queste due banche possono dormire sonni tranquilli. Non solo. Bankitalia nella nota ha voluto sottolineare che le esigenze di Mps e Carige derivano esclusivamente dai risultati dello scenario avverso degli esami della Bce, che per nessun banca si sono evidenziate carenze con il solo asset quality review e che nel complesso il sistema bancario riporta eccedenze di capitale per 25,5 miliardi. 

“I risultati – ha commentato Bankitalia – confermano la solidità complessiva del sistema bancario italiano, nonostante i ripetuti shock subiti dall’economia italiana negli ultimi sei anni: la crisi finanziaria mondiale, la crisi dei debiti sovrani, la doppia recessione”. 

DA METÀ 2013 203 MILIARDI DI NUOVO CAPITALE IN EUROPA

L’analisi della Bce sulle 130 più grandi banche europee infatti si è articolata attorno a due principali test: da un lato l’asse quality review (Aqr) ha determinato se le banche valutano correttamente nei propri bilanci gli asset; dall’altro gli stress test hanno simulato il capitale di cui le banche avrebbero bisogno in caso di un peggioramento nell’economia, secondo un duplice scenario (uno base e uno particolarmente sfidante e avverso). Il risultato combinato di questi due principali test ha portato a individuare una carenza di capitale per complessivi 25 miliardi per 25 banche e 48 miliardi di aggiustamento di valore di asset. 

Di questi 48 miliardi però 37 non hanno dato luogo a shortfall di capitale (il che significa che l’impatto complessivo sulle banche è di 62 miliardi: 25 più 37). Tuttavia, delle 25 banche individuate, 12 hanno già messo in atto nel 2014 azioni di ricapitalizzazione per 15 miliardi di euro. E da metà 2013, quindi prima della chiusura dei bilanci su cui si è basta la Bce, le banche europee hanno messo in cascina 203 miliardi di euro di nuovo capitale proprio per prepararsi agli stress test, ha fatto notare il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, 

QUANTO AVVERSO E’ LO SCENARIO AVVERSO?

L’Aqr ha poi rideterminato l’esposizione complessiva ai crediti non performing in 879 miliardi dai 136 miliardi iniziali mentre lo stress test in caso di scenario avverso ha indicato che la capitalizzazione delle banche si ridurrebbe di 263 miliardi, riducendo il Cet1 di quattro punti percentuali, a 8,3% dal 12,4%.

Ma quanto avverso è lo scenario avverso? La domanda in molti se la sono posta dopo che i primi stress test dell’Eba di qualche anno fa hanno dato per molti un quadro troppo roseo del comparto bancario. Bankitalia, nella nota e in conferenza stampa, ha precisato che lo scenario avverso degli stress test è stato appositamente costruito in modo da dare una vera prova di resistenza delle banche a situazioni estreme: nel caso italiano lo scenario è molto sfavorevole perché ipotizza una grave recessione per l’intero periodo 2014-16, dopo quella già sofferta dall’economia italiana nel 2012-13, che faceva seguito a quella del 2008-09; ipotizza inoltre un riacutizzarsi della crisi del debito sovrano con un impatto di 3,5 miliardi dal debito pubblico. 

Questo ipotetico scenario utilizzato nella simulazione configurerebbe quindi un collasso dell’economia italiana, con gravi conseguenze ben oltre la sfera bancaria. “Uno scenario – ha precisato il vicedirettore generale Panetta – peggiore a quello di altri Paesi perché ipotizza uno scenario sfavorevole soprattutto in termini di crescita. E qui le condizioni iniziali contano molto”.

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