Il 18 gennaio è stato un freddo lunedì nero per la Borsa Italiana: le azioni delle banche italiane hanno tutte subito perdite superiori al 5%. Ma una banca spicca su tutte, ed è Monte dei Paschi di Siena, che ha perso quasi il 15%. Da inizio 2016, l’azione Monte Paschi ha lasciato sul campo oltre un terzo del suo valore. Da fine ottobre il valore si è più che dimezzato. Una Caporetto.
Vedere il titolo di una banca antica, diffusa capillarmente sul territorio italiano, prendere una simile batosta e riempire i titoli di giornali e notiziari desta una certa preoccupazione tra i risparmiatori. Comprensibile. Sono numerosi coloro che hanno acquistato prodotti finanziari di Monte dei Paschi o che ne sono correntisti. Vediamo allora di capirci qualcosa.
Che cosa è successo
A scatenare le vendite è stata principalmente la notizia di una nuova indagine sui crediti in sofferenza delle banche europee da parte della BCE, indizio di un’ulteriore stretta nella vigilanza sui bilanci (Sole24Ore). Ad oggi l’Eurotower ha contattato cinque istituti di credito italiani (UniCredit, MPS, Carige, Banco Popolare, BPM) per informarli che avvierà nuove indagini sulla gestione dei cosidetti “non performing loans”, cioè le sofferenze bancarie. E sembra che anche (BPER) subirà nelle prossime settimane gli stessi controlli conoscitivi.
In definitiva le banche italiane non godano di ottima salute, non è una novità, ma il combinato disposto di un indebolimento delle Borse, dell’entrata in vigore delle nuove norme sul bail-in e questa notizia relativa all’indagine conoscitiva della Bce, hanno creato la tempesta perfetta sui titoli del settore.
Quanto è probabile il default di MPS?
Sebbene sia stato irrobustito dal punto di vista patrimoniale, il Monte dei Paschi è uno degli istituti più esposti ai prestiti deteriorati. Il mercato dei CDS (credit default swap) attribuisce a MPS una probabilità di default a un anno pari a 5,44%; giusto per avere un riferimento, Intesa SanPaolo ha una probabilità di default dello 0,11%: parliamo quindi di un rapporto 50:1 tra le due banche…
Non sappiamo se MPS sarà interessata da un bail-in, oppure sarà la volta buona in cui verrà creata e utilizzata la bad bank, o si cercherà di spingere verso una fusione con un’altra banca. La nostra opinione qui in AdviseOnly è che, vista l’importanza di MPS per l’Italia, si cercherà in ogni maniera di evitare soluzioni traumatiche ma, ovviamente, non abbiamo la sfera di cristallo. Quindi il rischio di un bail-in, che vada a colpire azionisti e creditori non è risibile (si pensi al caso recente della banca centrale portoghese che ha deciso di spostare bond bancari senior emessi dal Banco Espirito Santo dalla good bank alla bad bank…).
Chi rischia di più e chi di meno in caso di bail-in
1) Correntisti
Sarebbero gli ultimi ad essere coinvolti. E solo in caso di depositi superiori a 100mila euro, per la parte che eccede tale soglia. Quindi, in linea di massima, niente panico.
2) Possessori di conto titoli e di cassette di sicurezza
I soldi e i beni sono vostri: la banca è solo un custode dei vostri investimenti e non c’è rischio di credito in questo rapporto tra banca e risparmiatore.
3) Detentori di fondi comuni o Sicav
Se avete sottoscritto fondi comuni di investimento (o altre forme d’investimento collettivo, cioè OICR) venduti o gestiti da società del gruppo MPS, le quote collocate dalla banca non hanno problemi, in quanto il patrimonio di questi strumenti finanziari resta di vostra proprietà. Di nuovo, non c’è un rapporto di debito-credito. Il patrimonio è separato da quello della banca ed è custodito da una banca depositaria: questo è un grande vantaggio di fondi comuni & C.
4) Clienti delle gestioni patrimoniali
Di nuovo, non c’è un rapporto di credito con la banca, bensì solo una delega di gestione. Il rischio che correte dipende solo dalla natura dei prodotti nei quali è investito il portafoglio (che di solito è abbastanza diversificato).
5) Azionisti e obbligazionisti
Secondo le norme sul bail-in, in caso di salvataggio della banca è possibile ridurre il valore delle azioni e di alcuni crediti, o convertirli in azioni, per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca, mantenendola in funzione e limitando i danni, e di evitare così il default secco e la liquidazione.
Il bail-in segue una logica gerarchica, e chi ha investito in strumenti finanziari più rischiosi sostiene prima degli altri le eventuali perdite o la conversione in azioni. L’ordine di priorità, lo ricordo, è il seguente:
- azioni e strumenti di capitale;
- obbligazioni subordinate;
- obbligazioni senior non garantite;
- depositi, ma solo per l’importo eccedente i 100.000 euro (intestati a persone fisiche e piccole e medie imprese).
Quindi gli obbligazionisti senior con garanzia e i depositanti con meno di 100mila euro possono stare tranquilli, mentre per gli azionisti e gli altri obbligazionisti qualche rischio c’è. E questo spiega le vendite massicce di questi giorni.
Occorre una doverosa precisazione: chi ha acquistato da MPS obbligazioni collocate dalla banca, ma che non vedono MPS come emittente, non è obbligazionista di MPS. Quindi non c’è un rapporto di debito-credito con MPS e il tutto esula dal discorso del bail-in.
In conclusione, MPS soffre per un insieme di cause. Anche se il patrimonio e la liquidità dell’istituto sono a buoni livelli, gli operatori temono un possibile bail-in. Il futuro della banca non è ancora chiaro.