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Mps, conversione dei bond: tre opzioni per gli obbligazionisti

E’ partita la conversione volontaria dei bond Mps in azioni ampliata stavolta anche ai piccoli risparmiatori. La nuova operazione riguarderà circa 40mila piccoli obbligazionisti che possiedono i bond subordinati emessi nel 2008 e in scadenza 2018, categoria Tier 2.

Giovedì 15 dicembre la Consob ha dato il via libera all’estensione della conversione dei bond subordinati alla clientela retail, comprendendo nella platea anche chi fino a pochi giorni fa apparteneva alla categoria di investimento a rischio più basso che secondo la normativa Ue non poteva detenere azioni.

Chiunque voglia partecipare alla conversione dovrà firmare un documento, attestando «di aver aderito all’Offerta di propria iniziativa senza sollecitazione o erogazione di consulenza da parte dell’intermediario, nonché di essere stato informato della non adeguatezza dell’operazione e di volere, ciò nonostante, dar corso all’adesione».

A questo punto, per gli obbligazionisti Mps si aprono tre strade differenti.

Mps: la prima opzione per i piccoli obbligazionisti

La prima opzione riguarda la possibilità di partecipare all’aumento di capitale, convertendo le obbligazioni subordinate in proprio possesso in azioni. Per farlo c’è tempo fino alle ore 14 del 21 dicembre.

Un vantaggio di questa scelta riguarda l’aumento iniziale del valore delle obbligazioni prima della trasformazione in azioni. Oggi infatti il valore dei bond è pari a 50 mentre Mps li rimborsa a 100. Chi possiede un’obbligazione scadenza 2018 “Tier 2” e decide di venderla, incasserà oggi 50 (perdendo lo stesso ammontare rispetto al valore che avevano nel 2008). Se invece il risparmiatore decide di convertire i propri titoli in azioni, i 50 diventano 100.

Da sottolineare che il prezzo delle nuove azioni Mps si scoprirà solo alla fine dell’aumento di capitale e dovrebbe oscillare entro una forchetta tra 24,9 euro a 1 euro per azione. Una volta stabilito il valore nominale delle azioni, gli obbligazionisti che possiedono 10 bond rimborsati a 100, avrà un controvalore di 1.000 euro. Nel caso in cui il prezzo delle azioni fosse fissato a 1 euro, il risparmiatore possiederà dunque 1.000 azioni che diventano 100 se il prezzo fissato sarà pari a 10 euro e così via.

Chiuso l’aumento di capitale, si dovrà cercare di capire l’andamento delle nuove azioni Mps che entreranno in contrattazione. In caso di ribasso, l’ex obbligazionista e neo-azionista andrà incontro ad una perdita, ma dovrà tenere in considerazione di aver già recuperato il 50% dell’investimento attraverso il rimborso.

Mps: la seconda opzione per i risparmiatori

Nel caso in cui l’aumento di capitale non andasse a buon fine, sarà lo stato ad intervenire e ad effettuare i rimborsi nei confronti dei piccoli obbligazionisti. Il rimborso avverrà al valore di mercato, vale a dire a 50. In questo caso, i piccoli risparmiatori perderebbero nell’investimento sul prezzo di 50. Parlando in parole povere, questa seconda opzione risulta essere meno favorevole della prima.

Mps: terza opzione per gli obbligazionisti

L’ultima opzione potrebbe realizzarsi se Monte dei Paschi farà ricorso all’ormai celeberrimo bail-in, in base al quale, se la banca fallisce, a rispondere in prima battuta sono azionisti, obbligazionisti e, in successione, i correntisti che detengono oltre 100 mila euro.

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