Il Monte dei Paschi di Siena ha chiuso il 2022 con una perdita di 205 milioni di euro, attesa dagli analisti, a fronte dell’utile di 310 milioni registrato nel 2021. Tuttavia nel solo quarto trimestre, grazie ai tassi in continuo rialzo e al piano di ristrutturazione in atto, ha registrato profitti per 156 milioni di euro, battendo il consenso Bloomberg degli analisti (89,1 milioni), a fronte di una perdita di 388 milioni di euro del trimestre precedente. I conti del 2022, spiega la banca senese in una nota, sono stati appesantiti da 925 milioni di costi una tantum per l’uscita anticipata di oltre 4mila dipendenti a fine novembre, al netto dei quali l’esercizio si sarebbe chiuso con profitti per 720 milioni.
Lovaglio: “Mps non è più un problema sistemico”. Nel 2023 utile a 700 milioni
All’apertura della presentazione agli analisti dei risultati dell’anno e del quarto trimestre l’amministratore delegato della banca, Luigi Lovaglio ha chiarito: “Mps non è più un problema sistemico, ma un vero asset di valore per il Paese”. Lovaglio, ex Unicredit, scelto un anno fa dal governo Draghi per guidare l’istituto senese, ricorda che oggi è un anno esatto dal suo insediamento a Siena e “dopo soli sette mesi dalla presentazione del piano non avrei mai pensato di presentarvi un utile di 156 milioni nel quarto trimestre”. Quest’ultimo, aggiunge Lovaglio “e’ un punto di svolta” nel nostro viaggio disciplinato per l’esecuzione del piano e “quest’anno andremo vicini a target utile 700 milioni”. Il prossimo 20 aprile è prevista la scadenza del board che entrerà nel mirino del governo Meloni con la scelta delle nomine pubbliche.
Nel 2021 la banca senese aveva perso 77,7 milioni. A luglio dello scorso anno ha portato a termine un aumento di capitale da 2,5 miliardi, guidato dal Mef, che possiede il 64% delle azioni.
Il titolo a Piazza Affari,, dopo un’apertura al rialzo del 3,16% a 2,47 euro, ripiega a 2,387 in calo dello 0,25%. Da inizio anno la banca toscana ha guadagnato il 20%.
Gli analisti di Equita Sim parlano di “risultati in forte crescita trainati dal margine di interesse” grazie all’aumento dei tassi di cui sta beneficiando l’intero settore bancario europeo. I costi operativi, segnalano gli esperti, “hanno iniziato a mostrare i primi benefici dal piano di uscite del personale di dicembre, i cui effetti saranno pienamente visibili dal primo trimestre 2023”.
Ricavi in crescita del 3,6% nel 2022 grazie al rialzo dei tassi. Calano le commissioni
A fine 2022 il Gruppo ha realizzato ricavi complessivi per 3.088 milioni di euro, in crescita del 3,6% rispetto all’anno precedente, grazie al balzo del 26% del margine di interesse (1.539 milioni), spinto dal rialzo dei tassi, che ha compensato il calo delle commissioni (-8%), penalizzate dalla volatilità dei mercati, e il risultato inferiore al 2021 dell’attività di trading e dei proventi da partecipazioni. Nel quarto trimestre i ricavi registrano un aumento del 15,6% rispetto al trimestre precedente, spinti ancora una volta dal margine di interesse (+31,4%), che ha più che assorbito il calo delle commissioni nette (-5,6%).
In crescita rispetto al terzo trimestre anche gli altri ricavi della gestione finanziaria, grazie al maggior contributo del risultato della negoziazione. Gli oneri operativi sono scesi a 2.099 milioni (-2,3%), permettendo al risultato operativo lordo di salire a 989 milioni da 874 milioni, con un contributo dell’ultimo trimestre di 333 milioni, in crescita di oltre il 60% sia rispetto al trimestre precedente che rispetto al quarto trimestre del 2021.
Indice di solidità patrimoniale sale dall’11 al 15,6%. Si riducono i crediti deteriorati netti
Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali, al 31 dicembre 2022 il Common Equity Tier 1 Ratio phased-in sale a 16,6% (rispetto al 12,5% di fine 2021 e al 10,0% del 30 settembre 2022), il Common Equity Tier 1 Ratio fully loaded al 15,6% (rispetto al 11,0% di fine 2021 e al 9,0% del 30 settembre 2022) e il Total Capital Ratio phased-in raggiunge il 20,5% (rispetto al 16,1% di fine 2021 e al 13,9% del 30 settembre 2022). “Il Cet1 ratio al 15,6%” ha spiegato Lovaglio, “non è solo il risultato dell’aumento di capitale, ma dimostra la capacità della banca di generare capitale. E’ il risultato di un approccio molto rigido e disciplinato. Manterremo questa capacità per tutto l’arco del piano”.
L’istituto senese ha migliorato anche la qualità dei suoi attivi, grazie alla riduzione del 20% a 3,3 miliardi di euro dello stock dei crediti deteriorati, per effetto della “cessione di un portafoglio di 0,9 miliardi” e della “continua gestione proattiva delle posizioni”. Ciò ha permesso ai crediti deteriorati lordi di scendere nell’esercizio dal 4,9 al 4,2% e a quelli netti di ridursi dal 2,6 al 2,2%. Il rapporto tra il costo del credito clientela e la somma dei finanziamenti clientela e del valore dei titoli rivenienti da operazioni di cessione/cartolarizzazione di crediti non performing esprime un tasso di provisioning di 55 punti base.
Entro giugno la fusione delle controllate Capital Service e Leasing
La banca precisa che entro il primo semestre 2023 sarà completata la fusione per incorporazione di Mps Capital Services e di Mps Leasing nella capogruppo. La banca online controllata, Widiba, prosegue nella sua crescita (+21% i ricavi annui).
Banca Mps ha registrato volumi di raccolta diretta per 82 miliardi, in calo di 8,3 miliardi anche per la minore operatività di Mps Capital Services.
A fine anno la posizione interbancaria netta del gruppo si e’ attestata a 7 miliardi (8,4 miliardi a settembre ’22) e il calo e’ legato alla scadenza a dicembre di una tranche Tltro da 4 miliardi e al contestuale rimborso anticipato di ulteriori 6 miliardi deciso dalla banca a valere sulla tranche ottenuta nell’asta di giugno 2020; tali rimborsi hanno indotto la flessione dei conti correnti e depositi a vista presso banche centrali (-5,1 mld di euro) e dei finanziamenti attivi verso banche centrali (-3,8 mld di euro). L’esposizione residua alla raccolta dalla Bce ottenuta con le aste Tltro è pari a 19,5 miliardi.