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Mps: Bce nega la proroga, oggi il Cda

La Bce nega a Montepaschi l’autorizzazione a posticipare dal 31 dicembre al 20 gennaio il termine per concludere il rafforzamento del capitale. Lo ha reso noto Mps, spiegando che, secondo l’Eurotower,  “il ritardo nel completamento della ricapitalizzazione può comportare un ulteriore deterioramento della posizione di liquidità e un peggioramento dei coefficienti patrimoniali, ponendo a rischio la sopravvivenza della Banca”.

Sale così la pressione sul Cda dell’istituto senese, che si riunisce oggi per valutare se sia possibile portare a termine sul mercato la ricapitalizzazione da 5 miliardi. Questa strada sembra però molto difficile da percorrere e in molti considerano ormai inevitabile il salvataggio da parte dello Stato. “Il governo – ha detto ieri il neo-premier Paolo Gentiloni – è pronto ad intervenire per garantire la stabilità degli istituti e i risparmi dei cittadini”.

Per completare entro il 31 dicembre il rafforzamento patrimoniale della banca senza chiedere un aiuto pubblico, Mps dovrà prima di tutto ottenere il via libera della Consob alla riapertura della conversione dei bond subordinati in azioni, poi dovrà avere la certezza che quella operazione frutti più di un miliardo di euro, infine dovrà sperare che vada in porto il collocamento della azioni a quei fondi che finora hanno mostrato un certo interesse per il piano.

Solo a quel punto, forti del miliardo già acquisito con la prima tranche di conversione dei bond in azioni e confidando nell’impegno del fondo sovrano del Qatar a investire un altro miliardo, il gioco sarebbe fatto. Insomma, le incognite sono tante. La prima è quella della Consob.

Domenica Mps ha annunciato che riaprirà la conversione dei bond, estendendola ai 40 mila risparmiatori in possesso di subordinati per 2 miliardi, ma l’organo di vigilanza, che dovrà dare il via libera al prospetto, ha ricevuto la documentazione solo alla vigilia del Cda senese che dovrà formalizzare il lancio dell’operazione. I tecnici della Consob sono al lavoro, ma i tempi sono stretti.

D’altra parte, se il cda di Mps prenderà atto dell’impossibilità di proseguire con la via di mercato, l’intervento dello Stato non potrà essere rimandato per troppo tempo. Il Governo è al lavoro per limare un decreto che non sia specifico per Mps ma riguardi in generale le banche in crisi. È ancora da chiarire in che modo si potrà tutelare la clientela retail, che, alla luce delle norme europee, rischia di dover subire le conseguenze del salvataggio pubblico. L’obiettivo dell’esecutivo è evitare il più possibile un coinvolgimento dei piccoli investitori.

“La realtà – ha commentato l’associazione Vittime del Salva-Banche – è che i piccoli obbligazionisti di Mps rischiano i loro risparmi”. Tra l’altro, un intervento d’urgenza del governo per i salvataggi degli istituti in crisi avrebbe bisogno di un via libera a maggioranza assoluta del Parlamento a una risoluzione che autorizzi il governo a modificare i vincoli di bilancio.

Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli auspica che l’aumento di capitale abbia successo “sul mercato”, ma ha anche invitato il governo ad “anteporre scelte efficaci e tempestive anche se impopolari, a rinvii e scelte che possono apparire meno impopolari ma poi non risolvono i problemi”.

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Categories: Finanza e Mercati