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Mps: avanti col piano, ma verrà studiata la proposta Passera

Da un lato il piano inizialmente delineato da JP Morgan e Mediobanca ma rielaborato dal nuovo ad Marco Morelli, dall’altro la proposta alternativa targata Corrado Passera. Il cda di Monte dei Paschi di Siena decide di non chiudere la porta a nessuno dei due: la banca infatti va avanti con il piano originario stabilito lo scorso luglio, almeno per quanto riguarda la ricapitalizzazione e la cessione delle sofferenze, e poi in corso di profonda rielaborazione ad opera del nuovo capo azienda ma non chiude la porta alla proposta avanzata da Passera, secondo quanto spiega la nota emessa a mercati chiusi, dopo che oggi durante il cda il titolo Mps ha concluso la seduta di Borsa guadagnando quasi il 13%.

La riunione, presieduta dal presidente dimissionario Massimo Tononi, ha dunque preso in esame il nuovo piano industriale (che sarà approvato il prossimo 24 ottobre) e confermato la tempistica di convocazione dell’assemblea della banca entro la fine del mese di novembre, quando sarà anche nominato il nuovo presidente: “Il Consiglio di Amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A., riunitosi oggi sotto la presidenza di Massimo Tononi – recita la nota -, ha proseguito gli approfondimenti in merito ai contenuti del piano industriale, che verrà approvato il prossimo 24 ottobre. Inoltre, il Consiglio di Amministrazione, nel confermare la ferma intenzione di proseguire nell’attuazione dell’operazione di ricapitalizzazione e contestuale cessione delle sofferenze precedentemente comunicata al mercato, ha preso atto dell’aggiornamento da parte dell’Amministratore Delegato e degli advisors, in merito alla proposta non vincolante ricevuta dal Dr. Passera lo scorso 13 ottobre”.

Ciò che è certo è che a Siena, il clima previsto per le prossime settimane sarà incandescente. Proprio come è accaduto oggi a Piazza Affari, dove le azioni Mps hanno messo in scena un vero e proprio exploit. La proposta presentata da Passera ed esaminata oggi dal Cda di Mps ha infatti innescato un vero e proprio rally della banca senese sul Ftse Mib: il titolo è stato investito da una pioggia di acquisti (i volumi sono stati elevatissimi) riavvicinandosi alla soglia psicologica dei 20 centesimi per azione (0,195 euro). 

L’entusiasmo degli investitori è legato soprattuto al fatto che la tranche di mezzi freschi richiesti al mercato dal progeto dell’ex ministro potrebbe essere pari o di poco inferiore al miliardo di euro, una cifra decisamente inferiore rispetto all’ipotesi alternativa predisposta da JP Morgan.

Mps: il piano di Corrado Passera

Il Consiglio di oggi ha iniziato a prendere in considerazione i dettagli del piano presentato dall’ex numero uno di Intesa Sanpaolo ed esaminato dall’ad Marco Morelli e dai manager di Lazard. Una riunione preceduta da vari incontri con gli advisor che hanno avuto modo di farsi un’idea dell’operazione.

Passera, che stasera in Consob per illustrare il suo piano alla Commissione, stavolta ha deciso di non lasciare nulla al caso. Dopo il No categorico ricevuto lo scorso luglio dagli ex vertici (tre mesi fa l’ad era ancora Fabrizio Viola e Tononi non aveva ancora presentato le dimissioni da presidente), l’ex capo del Mise ha deciso di presentare un progetto dettagliato, molto diverso dal precedente e soprattutto affine alla proposta di JP Morgan e Mediobanca su cui l’amministratore delegato si è concentrato nel corso delle ultime settimane.

Una proposta “amichevole”, che non prevede alcun cambio ai vertici della banca senese, e che mira dunque ad evitare lo scontro puntando tutto sulla riduzione dell’importo dell’aumento di capitale in arrivo nei prossimi mesi.

La manovra di Passera, inoltrata per tempo al Governo ed esaminata oggi dal Cda, parte da una lettera d’intenti di alcuni investitori istituzionali (tra cui Bc Partners, Atlas e Warburg Pincus.), il cui ingresso garantirebbe l’arrivo di 2,5 miliardi di euro. Ci sarebbe però una condizione: l’operazione sarebbe condizionata dall’esito di una due diligence su Monte dei Paschi, che porterebbe a 1-1,5 miliardi il fabbisogno di nuovo capitale e dovrebbe realizzarsi nell’arco di alcune settimane, consentendo così alla banca di rispettare le tempistiche concordate con la banca centrale europea.

Ai 2,5 miliardi investiti dagli istituzionali si aggiungerebbe un ulteriore miliardo di euro, previsto come aumento in opzione ai soci attuali, che consentirebbe di evitare l’ormai celeberrima operazione di conversione dei bond subordinati in azioni, prevista dal piano di JP Morgan.

Come quest’ultimo, la proposta dell’ex numero uno di Intesa prevede lo smaltimento dei Non Performing Loans (Npl) attraverso la creazione di una bad bank, cui però verrà conferito un ammontare di sofferenze più alto, tra i 31 e i 32 miliardi di euro, rispetto ai 27,7 previsti dal piano A. Inoltre il “trasferimento” avverrebbe solo dopo l’aumento di capitale e non contestualmente, allo scopo di distribuire  le quote (cioè la tranche junior dei titoli cartolarizzati) dell’Spv (la società veicolo per la cartolarizzazione) a tutti i nuovi azionisti del Monte, e non a quelli attuali, come invece prevede il piano Jp Morgan.

Mps: il piano di JP Morgan

Da sottolineare che anche il piano predisposto da JP Morgan e Mediobanca, nel corso delle settimane, ha subito un’importante riduzione della quota di aumento di capitale richiesta agli investitori. Inizialmente si parlava infatti di una ricapitalizzazione pari a 5 miliardi di euro allo scopo di rispondere alle richieste arrivate dall’Europa. Successivamente, la banca americana ha cercato di ridurre l’ammontare dell’aumento a 1,5-2 miliardi di euro, grazie all’ingresso di anchor investor e soprattutto all’offerta di conversione volontaria dei obbligazioni in azioni per i possessori di bond subordinati. Per quanto riguarda gli Npl, come detto in precedenza, il piano A prevede lo smaltimento di un ammontare di sofferenze pari a 27,7 miliardi di euro.

In questo caso, ci sarebbe anche l’ok del Tesoro, primo azionista di Mps, e della Banca Centrale Europea, aspetto su cui invece la proposta presentata da Corrado Passera non può ancora contare.

Mps: gli esuberi

Il piano su cui lavorano i vertici di Monte dei Paschi non prevede solo la ricerca di nuovo capitale per risolvere i nodi finanziari più urgenti. Sull’altro piatto della bilancia gestionale c’è il nodo degli esuberi: in ballo ci sono 3.000 uscite, di cui 1.400 già individuate dal vecchio piano e 1.600 aggiunte nel nuovo.

I tempi per realizzare il complesso delle misure che dovranno portare la banca senese fuori dalle secche sono comunque molto stretti. Tra una settimana, lunedì 24 ottobre il board sarà chiamato ad approvare la manovra illustrata dall”Ad Morelli venerdi scorso.  E il complicato giro di operazioni finalizzate alla ricapitalizzazione dovrà passare al vaglio dell’assemblea straordinaria che dovrebbe tenersi il 18 novembre.

In quella stessa occasione i soci saranno chiamati ad esprimersi sulla nomina del nuovo presidente del Monte, in seguito alle dimissioni di Tononi. E non è detto, a questo punto, che in pole position – nella rosa dei nomi da tenere in considerazione – non spunti proprio il nome di Passera nonostante la coabitazione con Morelli non si preannunci facile per entrambi.

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