Assise rinviato, titolo in caduta (-1,7% intorno alle 14) e tensione in rialzo. La sintesi della mattinata promette ancora tempesta a Siena dove gli azionisti di Mps si aggiornano a domani per la seconda convocazione dell’assise sull’aumento di capitale da tre miliardi.
Oltre il 50% del capitale era depositato ma questa mattina una percentuale decisiva di azionisti non si è registrata: in sala il capitale presente si è fermato al 49,3% impedendo così il raggiungimento del quorum necessario per lo svolgimento della prima convocazione, ossia il 50% più uno dei voti. Presenti però tutti i maggiori soci compresa la Fondazione Mps (gli altri sono Unicoop Firenze, Axa, Aleotti). Il titolo ha reagito in altalena sperando in un primo momento nel quorum. “Siamo sereni, ci vediamo domani mattina. Non abbiamo mai smesso di lavorare il nostro atteggiamento non è mai cambiato. Siamo sempre aperti” ha detto Antonella Mansi, presidente di Palazzo Sansedoni, impegnata nel tenace braccio di ferro con i vertici della banca sulla tempistica della ricapitalizzazione (che per l’Ente senese andrebbe fatta slittare dopo maggio 2014) e decisa a votare contro la ricapitalizzazione a gennaio proposta dal tandem Profumo-Viola. In seconda convocazione basta superare il terzo del capitale sociale per lo svolgimento, percentuale che la stessa Fondazione ha in mano da sola essendo azionista al 33,5%. Un peso che ancora le consente di far sentire la propria voce sulle scelte della banca, dal momento che l’aumento di capitale, essendo un’operazione straordinaria, deve essere varato da due terzi del capitale presente.
Nel frattempo la banca ha diffuso su richiesta della Consob il parere legale elaborato dal giurista Piergaetano Marchetti che il Cda aveva chiesto sulla proposta della Fondazione di aumento di capitale nel secondo trimestre 2014. Parere (negativo) che in un primo il cda aveva deciso di non diffondere per, secondo indiscrezioni, non esacerbare gli animi con l’Ente. Parere in cui tra l’altro menziona un conflitto di interessi sulla questione tra l’Ente guidato da Antonella Mansi e la banca.
Cosa succederà domani? “Non lo so, non sono una strega”, ha risposto ironicamente Mansi all’uscita dell’assise.L’esito è quanto mai incerto. Sulla carta tre sono gli scenari aperti: l’aumento a gennaio, come chiesto da Profumo (che in una lettera dei giorni scorsi ha invitato gli azionisti a partecipare all’assise); l’aumento a giugno, secondo i desiderata della Fondazione, ma il rischio è che non passi nessuna delle due opzioni.
Sullo sfondo rimane sempre lo scenario nazionalizzazione. Per il sindaco di Siena, Bruno Valentini, la nazionalizzazione “non esiste, il Governo non può permettersela visto che non trova nemmeno i soldi per coprire l’Imu”. A Siena, dopo la discesa in campo anche della Confindustria locale, si guarda a un auspicato intervento della Cdp tramite il Fondo strategico italiano. “E se tale intervento non è possibile – ha detto Valentini uscendo dall’assise – perché la legge prevede che il fondo debba investire solamente in società in utile la legge deve essere cambiata. Il Governo tiri fuori il carattere”. La città, stretta attorno alla sopravvivenza della Fondazione, sembra decisa a non fare marcia indietro e muovere allo scontro diretto con i vertici della banca. “Fatto un sindaco se ne fa un altro”, ha lanciato l’affondo Valentini, commentando le possibili dimissioni di Profumo in caso di bocciatura della ricapitalizzazione a gennaio. Per quanto poi abbia comunque aggiunto: “Non sarebbe facile sostituire un management di valore internazionale come quello attuale: ce ne vuole uno di uguale valore o forse di più”.