Un settore in salute e sempre più attrattivo: si presenta così l’enoturismo italiano stando a quanto emerge dalla prima indagine sul Movimento Turismo del Vino presentata a Palazzo Giustiniani, sede della Presidenza del Senato. Con l’occasione è stato presentato anche il CESEO Centro Studi Enoturismo e Oleoturismo dell’Università LUMSA, il nuovo osservatorio inaugurato proprio in questa occasione. Importanti i dati: il 53% del campione delle aziende del Movimento ha registrato un aumento del fatturato e, tra queste, 1 su 4 (24%), la crescita è stata addirittura a doppia cifra. Ma accanto ai dati di crescita del settore si prospettano anche alcune criticità per il costante aumento dei costi segnalato dall’81% delle cantine: incrementi che erodono i margini di guadagno e che in molti casi risultano particolarmente significativi (il 29% registra una crescita compresa tra il 5% e il 10%, il 16% riporta un incremento tra il 10% e il 25%, e un significativo 8% dichiara un aumento superiore al 25%.). Uno scenario particolarmente critico soprattutto per le aziende di piccole dimensioni che rappresentano gran parte del campione (il 64% micro-imprese, 31% piccole imprese). Va ricordato inoltre che solo il 9% delle cantine supera i 2 milioni annui di fatturato. “Lo studio rappresenta una fotografia approfondita dell’attività delle cantine del Movimento, realtà sempre più diversificata, dinamica e con lo sguardo orientato alla sostenibilità – ha spiegato Violante Gardini Cinelli Colombini, presidente del Movimento Turismo del Vino – Abbiamo coinvolto fin da subito le nostre aziende perché crediamo fortemente nelle potenzialità del Centro Studi nel condurre ricerche di alto rigore scientifico orientate alla valorizzazione delle peculiarità del settore e, al tempo stesso, all’analisi sistematica delle criticità e delle opportunità. L’indagine permetterà di sviluppare corsi di formazione per le cantine turistiche, supportare i presidenti regionali con dati aggiornati e affidabili sul settore, incentivare i soci MTV a migliorare la propria offerta consolidando il ruolo leader nell’enoturismo italiano.” Un elemento cruciale dell’indagine ha riguardato il ruolo della professionalizzazione e delle competenze all’interno delle aziende: attualmente solo il 38% delle cantine turistiche ha personale con competenze specifiche sulla Wine Hospitality. Nelle altre spesso è il titolare a ricevere i visitatori (63%) o si direzionano occasionalmente verso l’accoglienza occasionalmente i dipendenti che si occupano di commerciale, comunicazione o altro personale aziendale. D’altra parte, in gran parte dei casi, come visto appena sopra, flussi economici e fatturato non consentono di investire in personale qualificato.
Il 53% del campione delle aziende ha registrato un aumento del fatturato e, tra queste, 1 su 4 (24%), la crescita è stata addirittura a doppia cifra
Ma l’accoglienza in vigna e cantina è un format ben più complesso e se la strada per dotare le cantine di addetti specifici è agli inizi, si è molto avanti su aspetti altrettanto determinanti. L’ospitalità è infatti il tema centrale per un’Associazione come il Movimento Turismo del Vino che, da oltre trent’anni, riscrive il modo di fare enoturismo rendendo l’esperienza in cantina più accessibile e inclusiva. Una direzione dimostrata dal livello sempre più elevato degli standard di accoglienza, sia a livello strutturale, in riferimento alla presenza di parcheggi, sale degustazioni attrezzate, aree di sosta per i camper e di percorsi accessibili per persone con difficoltà motorie, ma anche a livello di attività complementari offerte, in particolare quelle svolte all’aria aperta. Dall’indagine emerge, infatti, che il paesaggio è una delle principali attrattive sia per le iniziative proposte (il 33% delle cantine organizza pic-nic in vigna, il 30% passeggiate in vigna), ma anche a livello ambientale (il 43% delle aziende è BIO, il 38% rispetta gli standard di agricoltura sostenibile); da notare come queste percentuali siano nettamente superiori a quelle sull’intera Superficie Agricola Italiana (SAU) dove il biologico si attesta al 19,8% (fonte Fondazione Metes). Da ricordare inoltre come il 26% delle cantine intervistate metta a disposizione stazioni di ricarica per auto elettriche.
L’elemento chiave della strategia di promozione sono i social media: Facebook resta il social più diffuso (97%) insieme a Instagram (96%).
Dalla ricerca si evince inoltre, che l’offerta delle cantine MTV si caratterizza per una notevole varietà di esperienze, il 65% delle aziende si concentra su un numero limitato di esperienze (fino a quattro), mentre il restante 35% diversifica maggiormente, offrendo da cinque a diciotto attività differenti. da quelle più tradizionali a iniziative più esclusive. L’87% delle cantine offre prodotti tipici del territorio durante la degustazione, il 25% organizza cene con il produttore e il 20% corsi di cucina. Grande attenzione anche per le famiglie, infatti, il 38% del campione, organizza esperienze formative tra queste parte dedicate ai i più piccoli, anche con aree gioco attrezzate e organizzazione di visite nelle fattorie didattiche. Molto ampia anche la forbice dei costi delle wine experience che partono dai 15 euro per arrivare a punte di 150 con una media di 25 euro. Inoltre, la ricerca evidenzia come sia maggiormente efficace l’accoglienza turistica nei week end con oltre metà delle cantine ormai aperte anche la domenica; l’85% visitabili tutto l’anno. Ben il 68% accetta i visitatori anche senza appuntamento. Infine, il tema della digitalizzazione: per quanto concerne i canali di comunicazione, il sito web risulta essere uno strumento indispensabile, sebbene non sia ancora impiegato al meglio in termini di visibilità e fidelizzazione (il 42% delle cantine registra meno di 1.000 visite al mese e il 15% non monitora con regolarità il numero di accessi). Situazione analoga per la mailing list dove il 42% delle cantine invia comunicazioni mensili mentre il 33% almeno tre volte l’anno. Dallo studio è evidente che l’elemento chiave della strategia di promozione sono i social media: Facebook resta il social più diffuso (97%) insieme a Instagram (96%). Ruolo più marginale quello di Linkedin (37%) probabilmente perché percepito come un canale più orientato al B2B e quello di Tik Tok, (solo il 7% almeno per il momento). I dati evidenziano una notevole presenza online da parte delle cantine, tuttavia, nella maggior parte dei casi, ciò non corrisponde a un concreto aumento dei visitatori.
Parlando del nuovo Centro Studi Enoturismo e Oleoturismo il presidente Dario Stefàno lo ha definito “una scommessa vinta perché premia un investimento, condiviso con l’Università LUMSA, lungimirante e ambizioso, che punta su un comparto, quello enoturistico – e oleoturistico – ha sottolineato – divenuto ormai un vero driver di sviluppo dell’offerta turistica internazionale. Quando parliamo di enoturismo – ha proseguito – ci riferiamo ad un settore in costante crescita, con incremento annuo del 13% su scala mondiale, come ci riferisce l’FMI (Fondo Monetario Internazionale), e che trova nell’Italia la possibilità della sua massima espressione a livello globale. Questo protagonismo necessita però di un supporto qualificato di analisi, di un punto di ricerca e di indagine come pretende e intende essere il CESEO che tracci linee guida capaci di essere una bussola verso una crescita sostenibile e possibilmente omogenea dei territori e dei loro attori; uno stimolo per le politiche di governo e, al contempo, un driver per approntare programmi formativi, capaci di restituire figure e competenze quanto mai necessarie per il settore”