L’Italia resta in coda in Europa: nel 2019 e nel 2020 la crescita del Pil sarà di nuovo la più bassa nell’Eurozona e nella Ue, con un divario che aumenta rispetto alla media degli altri Paesi dell’area euro, passando da 0,9% nel 2018 all’1,1% nel 2019, per poi scendere a 0,8% nel 2020. E’ quanto emerge dalle previsioni invernali dell’Unione europea, che il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha commentato in conferenza stampa dopo che Bruxelles aveva già diffuso una previsione che per l’Italia si ferma addirittura al +0,2% per l’anno in corso, con un taglio di un punto percentuale (dall’1,2% in autunno) in soli tre mesi: “Sulla caduta del Pil italiano alla fine del 2018 hanno pesato l’incertezza politica, il calo degli investimenti e anche i costi di finanziamento del debito hanno fatto la loro parte. Ci potrebbe essere una ripresa nella seconda parte del 2019 e nel 2020 il Pil dovrebbe risalire al +0,8%, anche perché l’anno prossimo ci saranno più giorni lavorativi”. Moscovici ha però ricordato che lo spread Btp Bund è calato a dicembre dopo l’intervento di Bruxelles sulla manovra italiana: “Questo dimostra che abbiamo preso la giusta decisione, immaginiamo cosa sarebbe successo se non l’avessimo fatto. La situazione sarebbe stata molto peggiore senza l’accordo che abbiamo raggiunto col Governo a dicembre”.
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La Commissione europea ha però anche tagliato le stime di crescita e di inflazione per l’intera Eurozona nel 2019 e nel 2020. Per l’Eurozona prevede quest’anno una crescita all’1,3% contro la previsione di autunno dell’1,9%; mentre nel 2020 si prevede un Pil in crescita dell’1,6% contro il precedente 1,7%. Nel 2018 la crescita è indicata all’1,9%. Nella Ue viene stimato per quest’anno 1,5% e per l’anno prossimo 1,7% contro la stima precedente di 1,9% e 1,8% rispettivamente. “A pesare sul ribasso delle previsioni c’è anche la caduta dei prezzi del petrolio”, ha commentato Moscovici. Quanto all’inflazione, ora Bruxelles prevede 1,4% nel 2019 e 1,5% nel 2020 (a novembre stimava 1,8% e 1,6% rispettivamente). Il 2018 si è chiuso a quota 1,7%. “Il bilancio è più negativo che positivo, in previsione”, ha ammesso il Commissario francese, commentando la situazione generale dell’economia continentale. “Ci sono però buone notizie sul fronte del lavoro e dell’occupazione, e ci aspettiamo che questo trascini a una ripresa nel 2020”.
In mattinata è uscito anche il consueto Bollettino della Bce, che parla di crescita in calo causa protezionismo e fattori geopolitici, e conferma tassi invariati per il 2019, preannunciando però interventi se necessario. “I rischi per le prospettive di crescita nell’area dell’euro – scrive la Banca centrale europea – si sono orientati al ribasso per via delle persistenti incertezze connesse a fattori geopolitici e alla minaccia del protezionismo, alla vulnerabilità dei mercati emergenti e alla volatilità dei mercati finanziari. Il consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione continui a dirigersi stabilmente verso l’obiettivo prossimo al 2%”. Ultima ma non meno importante notizia sullo stato di salute dell’economia europea, anche in questo caso negativa, è quella arrivata mercoledì sulla Germania, i cui ordini industriali sono precipitati peggio del previsto nel mese di dicembre 2018, perdendo l’1,6% (gli analisti prevedevano persino un lieve rialzo dello 0,3%). Anche Berlino ha dunque rischiato la recessione tecnica alla fine del 2018 e nel 2019 dovrà drasticamente ridimensionare le proprie previsioni di crescita, all’1% dall’1,5% dell’anno scorso. La stessa Ue ha rivisto considerevolmente al ribasso sia il Pil tedesco, all’1,1% dall’1,8%, che quello olandese, all’1,7% dal 2,4%: un taglio per entrambi i Paesi dello 0,7% rispetto alle previsioni d’autunno.