Il simbolo della resistenza strenua dell’Ucraina contro l’invasione russa è caduto. Si tratta dell’Acciaieria Azovstal – diventata la fortezza del battaglione Azov e dei soldati ucraini – dopo 86 giorni di feroci battaglie, bombardamenti e assalti è “totalmente sotto il controllo delle forze armate russe”, come ha annunciato la Difesa di Mosca. “La città è nostra – ha riferito il ministro della Difesa Sergej Shoigu al presidente Vladimir Putin – possiamo sancire la fine dell’operazione e la completa liberazione dell’acciaieria Azovstal di Mariupol”. In realtà, è stata Kiev a ordinare ai difensori dell’acciaieria (2.439 combattenti) di deporre le armi e arrendersi visto che era “impossibile sbloccare” lo stallo “con mezzi militari”, ha spiegato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La sconfitta definitiva di Mariupol non cambia a breve termine i destini del conflitto ma sicuramente gli scenari della guerra sul terreno.
Cosa significa la caduta di Mariupol?
Nonostante più volte il Cremlino abbia rivendicato la presa della città, stavolta è vero. L’ultimo bastione di resistenza nella strategica città portuale di Mariupol, ridotta in macerie da settimane d’assedio, è finito in mano ai russi. Lo Stato maggiore può dunque esibire il doppio trofeo: il primo passo per la “denazificazione dell’Ucraina” – dato che nello stabilimento erano nascosti gli uomini del battaglione Azov, i “nazisti” da estirpare secondo Mosca – ma soprattutto offrire al presidente russo Vladimir Putin un corridoio territoriale nella parte sud dell’Ucraina, capace di collegare la Crimea alla parte di Donbass nei territori controllati dalle Repubbliche separatiste e filo-russe, al momento raggiungibile soltanto attraverso un ponte costruito dopo l’annessione militare del 2014.
Mosca così chiude un conto rimasto aperto otto anni, quando il Battaglione Azov, durante la guerra del Donbass, riconquistò dai separatisti filorussi proprio la città portuale di Mariupol, creando enormi difficoltà ai ribelli delle autoproclamate Repubbliche di Lugansk e Donetsk che volevano allargare i territori sotto il proprio controllo. Mentre per gli ucraini, la caduta di Mariupol oltre ad essere il simbolo della resistenza nell’immaginario collettivo rappresenta il polo principale dell’industria metallurgica ucraina, nonché uno dei poli principali del settore in tutto l’Est dell’Europa. E adesso in mano ai russi.
Stop al gas russo per la Finlandia
Come previsto. Mosca ha chiuso i rubinetti di gas naturale alla Finlandia. A confermarlo la compagnia energetica statale finlandese Gasum dopo che il paese nordico ha rifiutato di pagare Gazprom in rubli. “Le forniture di gas naturale alla Finlandia in base al contratto di fornitura di Gasum sono state interrotte”, ha dichiarato la compagnia finlandese in una nota aggiungendo che il gas sarà ora fornito da altre fonti attraverso il gasdotto Balticconnector, che collega la Finlandia all’Estonia.